DDL FORNERO: NELLA P.A. PRODURREBBE STRAGE DI POSTI DI LAVORO

Ma noi dipendenti regionali possiamo dormire tra due guanciali. O no……

Leggi l’articolo tratto dal sito USB (Unione Sindacale di Base)

“Inaccettabili i contenuti del Ddl Fornero-Monti che, se applicati al Pubblico Impiego, produrrebbero un strage di posti di lavoro”, questo il lapidario giudizio di Massimo Betti, dell’Esecutivo nazionale USB, sulla riforma del mercato del Lavoro.

Chiarisce Betti: “La possibilità di licenziare per motivi economici nella Pubblica Amministrazione, congiuntamente alle politiche strutturali di tagli alla spesa, porterebbe ad una sorta di automatismo, mettendo sostanzialmente tutti i dipendenti pubblici sotto minaccia di licenziamento. Non esiste infatti oggi, a causa delle politiche europee e dei vari governi nazionali e locali, un solo luogo di lavoro pubblico che non sia dichiarato in difficoltà economiche. Ad esempio, per i 60.000 dipendenti delle 107 province italiane, già dichiarati in esubero, scatterebbe la cassa integrazione al 80% dello stipendio, nonché il licenziamento se non ricollocati in altre strutture pubbliche”.

“Il Ministro Patroni Griffi ed i Presidenti della Conferenza delle Regioni e delle Autonomie locali, devono immediatamente convocare un tavolo politico – incalza il dirigente USB –  e devono dirci apertamente, senza sotterfugi, cosa intendono fare a riguardo. La USB Pubblico Impiego dichiara lo stato di agitazione di tutto il personale pubblico e nei prossimi giorni darà il via ad una mobilitazione in difesa dei pubblici dipendenti e della P.A., senza escludere la possibilità dello sciopero”.

“A chi dice che si debbono licenziare i dipendenti pubblici per motivi economici – conclude Betti –  rispondiamo che debbono invece essere assunte quelle centinaia di migliaia di precari che lavorano negli uffici e nei servizi, al fine di un vero rilancio della P.A.  e dello Stato Sociale”.

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Guardate, invece, cosa sta succedendo in un paese ricco come il Canada.

Corriere.com – Budget e tagli licenziamenti in arrivo nei ministeri. Leggi l’articolo

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir

4 Risposte a “DDL FORNERO: NELLA P.A. PRODURREBBE STRAGE DI POSTI DI LAVORO”

  1. Romeo, giusto quello che dici tu, ma difficilmente attuabile, anzi è praticamente impossibile, visto che in Italia la lotta all’evasione fiscale viene fatta all’acqua di rose. Figuriamoci andare a fare una specie di graduatoria in proporzione al reddito.
    Qualcosa di concreto, come anche tu correttamente dici, si potrebbe fare tagliando consulenti ed esterni o la pletora di iscritti alle long list per svolgere attività istituzionali che possono benissimo svolgere i dipendenti regionali.
    Come incentivo si potrebbe utilizzare la metà dei fondi che in tal modo si risparmierebbero.
    Ma, come la mettiamo con i 750 precari che bussano alla porta per essere stabilizzati nelle categorie apicali. Mi pare che l’unico sindacato che si opponga è il Cobas/Codir.
    Tutti gli altri se ne infischiano del fatto che alla regione non si fa carriera e questi entrerebbero in carrozza e dalla porta principale scavalcando i dipendenti di ruolo, contrattisti compresi che abbiamo accettato la stabilizzazione in A e B e, ti assicuro, che non tutti abbiamo il doppio lavoro e possiamo circolare in Porsche o Ferrari.
    Mi auguro che prevalga il buon senso e anche un po’ di legalità e questo personale possa essere stabilizzato anch’esso in A e B.

  2. Tutti siamo (o dovremmo essere…) preoccupati.
    A maggior ragione noi, dipendenti di una Regione che già di suo è in continuo deficit economico e non solo per i costi del suo personale, a causa della mancanza di seria programmazione, ottusità e pressapochismo da parte di una classe politica e dirigente, fattori micidiali che stanno portando sul lastrico tutti i siciliani, non solo noi dipendenti.
    Occorre una netta presa di coscienza e compiere quegli atti dolorosi ma responsabili che cerchino di salvare il salvabile: chi più ha, più deve dare, in termini di conoscenza, di impegno e di….risorse.
    Chi guadagna di più deve “accontentarsi” di guadagnare di meno, per qualche tempo e fino a quando i conti non torneranno in ordine.
    Il “risparmio” deve essere investito ESCLUSIVAMENTE per creare occupazione, vera, non assistita e che crei reddito autonomo.
    Ogni mezzo per rastrellare risorse deve essere messo in atto, tenendo sempre presente il criterio di proporzionalità crescente in funzione del reddito.
    E, mi dispiace dirlo, ma qui è una questione di sopravvivenza, se qualche taglio dovrà essere fatto tra il personale (comunque sempre dopo aver ridotto certe retribuzioni immorali e tutta la pletora di “esterni”) che si adotti il criterio della “selezione a suon di CUD del nucleo familiare”.
    Com’è possibile, ad esempio, che diversi soggetti assunti come vittime di mafia e, ufficialmente, “solo” istruttori o funzionari, girino in Porsche, Ferrari, Bmw e Mercedes?
    E degli ex precari stabilizzati con secondo lavoro in nero?
    O delle mogli di professionisti che vengono in ufficio quando vogliono e il cui stipendio serve per rinnovare il guardaroba o pagare la collaboratrice domestica?
    Non per nulla, per rinvigorire una pianta (sana, ma a maggior ragione quando è malata) la si sottopone a drastica potatura, no?

  3. Sarà…. ma, se mi consenti, io sono un tantino preoccupato.
    Non vedo luce in fondo al tunnel.
    E non parlo solo di noi come pubblica amministrazione.
    Se il PIL cala, se la produzione industriale fa registrare un – 6,8% su base annua (http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2012/04/13/visualizza_new.html_184516365.html) come può sostenersi la P.A. che non produce beni ma solo servizi e che dovrebbe svolgere tutte quelle attività complementari e di ausilio alle attività dei settori primario (agricoltura, allevamento, estrazione delle materie prime, ecc.) e secondario (industria)?

  4. Vogliamo riflettere un momento sulla portata di certe affermazioni?
    E’ bene pretendere fin d’ora chiarimenti su un argomento tanto delicato, ma la situazione prospettata mi pare effettivamente un pò esagerata.
    Pensate a quel che succederebbe in un’ipotesi del genere: l’intera amministrazione pubblica nazionale si fermerebbe almeno per un anno.
    Perchè i suoi dipendenti, con il rischio della cassa integrazione prima e con il licenziamento dopo, incrocerebbero subito le braccia (tanto, cosa avrebbero da perdere?).
    Ministeri, Uffici Giudiziari, Scuole, Regioni…..insomma, è mai possibile?
    L’Italia rischierebbe il collasso istantaneo e questa sindrome si propagherebbe immediatamente agli altri paesi europei….
    No, no, restiamo vigili per impedire colpi bassi verso qualche “ramo secco” comunque, e per far sì che questo “spauracchio” accennato (potremmo definirla “sindrome da lettera di licenziamento”?) si dissolva presto, ma non facciamoci prendere dal panico e soprattutto non andiamo troppo “oltre”….

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