I costi della politica. Tutti vogliono tagliarli ma, intanto, volano.

Le cifre che stanno venendo fuori sono impressionanti e lasciano intendere che non c’è alcun rallentamento in queste spese particolarmente odiose per i cittadini.

Partiamo dai contributi elettorali, quelli che con una definizione ipocrita hanno sostituito il finanziamento pubblico bocciato da un referendum.

Tra il 1999 e il 2008 questa voce di spesa sul bilancio dello Stato è aumentata del 1.100 per cento: ogni cittadino italiano per mantenere i partiti spende 3,38 euro rispetto a 0,12 euro degli americani. In pratica, soltanto attraverso questa singola voce, la politica in Italia costa 30 volte in più che negli Stati Uniti, dove pure la macchina delle istituzioni funziona molto bene. Tra i partiti che hanno incassato questo fiume di denaro vi sono poi quelli “fantasma”.  Forze politiche che non esistono più. O perché sono state travolte dal giudizio degli elettori, come nel caso di Rifondazione comunista e dell’Udeur, oppure perché sono entrate in altre formazioni politiche, come nel caso di Alleanza nazionale. A questo punto la destinazione di questi fondi diventa un rebus. Non esistendo più il partito che incassa i soldi, a chi vanno i rimborsi? E come vengono spesi?

La politica costa 350 euro a famiglia Leggi l’articolo

 

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir