Lotta all’evasione. No agli scontrini scaricabili. Si al controllo dei conti correnti.

Per combattere l’evasione fiscale, qualche mese fa, nella passata legislatura, venne presentata in Senato la norma sul “contrasto d’interesse”, un modo, già utilizzato in molti paesi come gli Usa, per far emergere il nero.

La norma prevedeva la possibilità di scaricare dalla dichiarazione dei redditi gli scontrini ma soprattutto le ricevute delle spese effettuate, da quelle per l’idraulico a quelle per il meccanico.

Il contrasto d’interessi sarebbe un rimedio efficace per limitare l’evasione fiscale.  Oggi, infatti, non c’è un vantaggio nel chiedere scontrino o ricevuta fiscale quando si paga un bene o un servizio. Soprattutto se il venditore propone uno sconto. Con il nuovo principio gli scontrini diventerebbero merce preziosa che, presentata allo Stato, si trasformerebbe in sconti sulle tasse da pagare.

A quel punto gli italiani, c’è da giurarci, diventerebbero esattori inflessibili delle ricevute.

Il sistema funziona già in molti paesi del mondo – ad esempio negli Usa -, dove i consumatori chiedono senza eccezioni le ricevute: grazie a quelle, infatti, hanno la possibilità di scaricare dalle tasse una parte delle spese regolarmente fatturate.

Ovviamente questo sistema non conviene alle lobbies degli evasori fiscali per antonomasia (commercianti, lavoratori autonomi, professionisti) che, anche nel 2012, hanno presentato dichiarazioni dei redditi con guadagni inferiori a quelli dei loro dipendenti.

Ecco, allora, che il Governo, per fare finta di combattere l’evasione fiscale, ha incaricato il fisco di controllare i conti correnti di tutti quei poveracci (lavoratori dipendenti e pensionati) che magari, “leccandosi la sarda”, hanno accumulato un piccolo gruzzoletto per le spese impreviste.

Nel frattempo i grandi evasori avranno già esportato i loro patrimoni nei paradisi fiscali e i loro conti correnti saranno in rosso.

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir