Regionali in pensione a 58 anni?

PensioneStando ad un emendamento approvato in commissione bilancio, sarebbe passata la proposta del governo Crocetta che prevede per i dipendenti regionali la deroga alla legge Fornero, che ha alzato l’età per andare in pensione.

In sintesi, grazie a questo provvedimento che dovrebbe andare in aula, i regionali potranno andare in pensione a 58 anni con 39 anni di contributi, a 59 anni con 38 anni di contributi e a 60 anni con 37 anni di contribuzione.

Commento

I requisiti pre-Fornero prevedono che il lavoratore debba raggiungere quota 97 come somma tra età anagrafica e contributi versati (età anagrafica minima 61 anni), mentre la pensione di vecchiaia si raggiunge al compimento del 65° anno di età e 20 di contribuzione sia per gli uomini che per le donne. È possibile comunque ottenere la pensione di anzianità, a prescindere dall’età anagrafica, se si possono far valere almeno 40 anni di contribuzione.

Se è possibile con una legge dell’Ars derogare ANCHE ai requisiti pre-Fornero abbassando ULTERIORMENTE il requisito minimo dell’età (da 61 a 58 anni) o gli anni di contributi versati (39 anziché 40), perché non compiere un ulteriore sforzo e scendere a 55 anni o, addirittura, ripristinare la L.r. 2/62 (25 anni di contributi)?

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir

3 Risposte a “Regionali in pensione a 58 anni?”

  1. Al di là delle intenzioni l’impressione per il lettore è quella di “un rematore contro” per impossibilità di accedere alla previsione normativa (non al beneficio, perchè qui non si sta favorendo nessuno).
    La regione con il cosiddetto “prepensionamento” vuole risparmiare ed il risparmio è proporzionale al numero di dipendenti che aderiranno, per cui non ci sarebbe nulla di scandaloso a proporre, ad esempio, un triennio a partire dall’entrata in vigore della legge , giusto per allargare la platea perchè non è detto che tutti gli aventi diritto aderiranno.
    Quindi vanno tenute distinte le proposte assurde , come il ripristino della LR n.2/62, dalle modifiche possibili.
    Inoltre i 40 anni , ad esempio ,non sono scritti nelle tavole di Mosè , è un numero tondo che non ha altra qualità di esere tondo. Anche il 39 ha pari dignità, potrà non piacere a chi preferisce le simmetrie o i numeri divisibili per 10, ma ha la qualità di aumentare il risparmio per la regione rispetto al 40.
    In linea generale il compito del sindacato dovrebbe essere quello di tentare l’allargamento della platea degli aventi diritto, quantomeno per fugare il dubbio piuttosto diffuso di un sindacato tendenzialmente contrario per motivi di cassa : un pensionato in più = un tesserato in meno.
    Per quanto attiene la “carriera” l’aggancio con i pensionamenti mi sembra azzardato, ben altri tabù andrebbero infranti per ridare una possibilità di carriera vera ai dipendenti del comparto non dirigenziale , a meno che non ci si riferisca a surrogati di consolazione, a costo zero o quasi per l’amministrazione

  2. Remare contro?
    E per quale motivo visto che con i vuoti che si aprirebbero in alcune figure professionali, potrebbe essere per me e tanti altri l’ultima possibilità di carriera? L’ultima spiaggia per mettere così a frutto la mia laurea?
    Ho solo ricordato a tutti i dipendenti, me stesso compreso, l’attuale normativa (gli organi di controllo ne sono perfettamente a conoscenza).
    Se si deve derogare alla legge, 1, 2 o 3 anni in meno per accedere al requisito, cosa cambia? Sempre deroga è?
    Abbassiamo il requisito per fare rientrare quante più persone possibile.
    Se il commissario dello stato deve impugnare, non si farebbe certo trattenere dal fatto che, essendo una deroga piccola la lascerebbe passare.

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