Principali provvedimenti approvati dal Consiglio dei Ministri del 17 maggio 2013: Imu, ammortizzatori sociali in deroga, precari della Pubblica amministrazione

Consiglio dei ministri n. 4

17 Maggio 2013

La Presidenza del Consiglio comunica che:

Il Consiglio dei ministri si è riunito oggi alle ore 11,15 a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente del Consiglio, Enrico Letta. Segretario il Sottosegretario di Stato alla Presidenza, Filippo Patroni Griffi.

Il Consiglio dei ministri ha espresso, in apertura, solidarietà al ministro per l’Integrazione, Cécile Kyenge Kashetu, per le iniziative ingiuriose e minacciose di un movimento politico nei suoi confronti in varie località italiane.

Il Consiglio dei ministri ha poi approvato il decreto che prevede l’eliminazione degli stipendi del Presidente del consiglio, dei ministri, viceministri e sottosegretari che siano membri del Parlamento e che contiene interventi di emergenza in materia di casa e lavoro.

I destinatari di questo intervento d’urgenza sono:

  • famiglie;
  • imprese;
  • lavoratori disagiati.

È il primo provvedimento che attua quanto annunciato dal Presidente del Consiglio nelle dichiarazioni programmatiche rese alle Camere e sulle quali l’esecutivo ha ottenuto il voto di fiducia. Inoltre, queste misure fanno seguito all’importante intervento a favore delle imprese rappresentato dallo sblocco dei pagamenti da parte delle Pubbliche amministrazioni, deciso dal precedente governo e appena approvato dal Parlamento.

Imu

Il governo procederà a una riforma complessiva della disciplina dell’imposizione fiscale sul patrimonio immobiliare che innoverà anche la tassazione sul reddito d’impresa, prevedendo forme di deducibilità dell’Imu su capannoni o fabbricati industriali. Nella nuova disciplina sarà ricompreso anche il tributo comunale sui rifiuti e sui servizi. (altro…)

La botte piena e la moglie ubriaca. Superamento dell’Imu, superamento del precariato e rinnovo dei contratti

I contratti precari nella Pubblica amministrazione è l’altra Imu del Governo Letta.

I confederali chiedono una proroga al 31 dicembre (il costo oscilla tra i 100 e i 150 milioni a seconda dei calcoli), in modo da avere il tempo anche per trovare una soluzione a regime.

«Subito una proroga dei contratti precari nella Pubblica amministrazione, per evitare di generare un problema sociale enorme e di creare una paralisi nei servizi pubblici». È la richiesta arrivata ieri alla Funzione pubblica da parte di Cgil, Cisl e Uil, che in una lettera congiunta firmata dai segretari generali di settore sollecitano un incontro con il neo-ministro della Pubblica amministrazione Gianpiero D’Alia per risolvere il problema.

È giusto che i dipendenti pubblici, le cui busta paga sono bloccate dal 2010 a tutto il 2013, non ricevano aumenti anche per il 2014? È questa una delle domande più importanti alle quali il governo Letta dovrà rispondere nelle prossime settimane.

A questo punto il cerino acceso passa innanzitutto nelle mani del ministro del Tesoro, Fabrizio Saccomanni, e di quello della Funzione Pubblica Gianpiero D’Alia. Se decideranno di rinnovare i contratti dal 2014 dovranno trovare i relativi soldi. Quanti? Come minimo un miliardo. Infatti, in media, l’aumento dell’1% dello stipendio di un dipendente pubblico è pari ad una maggiore spesa di 24 euro mensili. Che per 13 mesi farebbero 312 euro a testa. Che per 3,2 milioni di statali farebbero 998 milioni.

Ecco come ha votato chi propone oggi di abolire e rimborsare l’IMU

Berlusconi si scaglia contro la pesante imposta sulla casa e ne ha fatto addirittura il punto cruciale del suo programma di governo, promettendo di tagliarla immediatamente e addirittura di rimborsarla nel caso di vittoria elettorale. Ma i dati ufficiali della Camera, non lasciano dubbi sulla paternità dell’Imu.
Votazione finale nominale n. 51 seduta n. 562 del 16/12/2011  presieduta da  FINI GIANFRANCO

Progetto di legge n.4829 (scaricato dal sito della camera dei deputati)

CONVERSIONE IN LEGGE DEL DECRETO-LEGGE 6 DICEMBRE 2011, N. 201, RECANTE DISPOSIZIONI URGENTI PER LA CRESCITA, L’EQUITA’ E IL CONSOLIDAMENTO DEI CONTI PUBBLICI (DDL 4829)
 
ESITO VOTAZIONE
PRESENTI 499
VOTANTI 477
ASTENUTI 22
MAGGIORANZA 239
FAVOREVOLI 402
CONTRARI 75
La Camera Approva
ELENCO DEI VOTI ESPRESSI
Nome deputato Voto espresso Nome deputato Voto espresso
ABELLI GIAN CARLO Non ha partecipato ABRIGNANI IGNAZIO Favorevole
ADORNATO FERDINANDO Favorevole AGOSTINI LUCIANO Favorevole
ALBINI TEA Favorevole ALBONETTI GABRIELE Favorevole
ALESSANDRI ANGELO Contrario ALFANO ANGELINO Favorevole
ALFANO GIOACCHINO Favorevole ALLASIA STEFANO Contrario
AMICI SESA Favorevole ANGELI GIUSEPPE Favorevole
ANGELUCCI ANTONIO Non ha partecipato ANTONIONE ROBERTO Non ha partecipato
APREA VALENTINA Favorevole ARACRI FRANCESCO Astensione
ARACU SABATINO Favorevole ARGENTIN ILEANA Favorevole
ARMOSINO MARIA TERESA Non ha partecipato ASCIERTO FILIPPO Non ha partecipato
BACCINI MARIO Favorevole BACHELET GIOVANNI BATTISTA Favorevole
BALDELLI SIMONE Favorevole BARANI LUCIO Favorevole
BARBA VINCENZO Non ha partecipato BARBARESCHI LUCA GIORGIO Favorevole
BARBARO CLAUDIO Favorevole BARBATO FRANCESCO Contrario
BARBI MARIO Favorevole BARBIERI EMERENZIO Favorevole
BARETTA PIER PAOLO Favorevole BECCALOSSI VIVIANA Non ha partecipato
BELCASTRO ELIO VITTORIO Non ha partecipato BELLANOVA TERESA Favorevole
BELLOTTI LUCA Favorevole BELTRANDI MARCO Favorevole
BENAMATI GIANLUCA Favorevole BERARDI AMATO Favorevole
BERGAMINI DEBORAH Astensione BERLUSCONI SILVIO Favorevole
BERNARDINI RITA Favorevole BERNARDO MAURIZIO Favorevole
BERNINI ANNA MARIA Non ha partecipato BERRETTA GIUSEPPE Favorevole
BERRUTI MASSIMO MARIA Non ha partecipato BERSANI PIER LUIGI Favorevole
BERTOLINI ISABELLA Non ha partecipato BIANCOFIORE MICHAELA Astensione (altro…)

La promessa del rimborso Imu incrina un’amicizia trentennale?

«Se Berlusconi si azzarda a restituirmi l’Imu gliela rimando indietro infiocchettata. Gli esperti hanno fatto i calcoli ed è una balla, una bugia orrenda quella che dice. La lettera agli italiani è propaganda geniale ma al limite, tipo “Totò truffa”». Così si è espresso Giuliano Ferrara, direttore del Foglio, a La Zanzara su Radio 24.

E, a proposito del rimborso Imu la Svizzera mette i bastoni tra le ruote alla promessa elettorale di Silvio Berlusconi.

Nel frattempo le lettere con la promessa di rimborso arrivano anche ai defunti.

21 comuni siciliani sono al crac e le tasse locali vanno alle stelle

Casse vuote, incapacità di riscuotere le imposte, buchi enormi e debiti fuori bilancio che producono un deficit strutturale: sono già ventuno, in meno di un anno, i Comuni che non hanno superato l’esame della Corte dei Conti.

I bilanci presentano ormai una situazione irrecuperabile con la gestione ordinaria e in due casi, Milazzo e Cefalù, le perdite sono così gravi da rendere necessaria la dichiarazione di dissesto, più o meno paragonabile al fallimento di un’azienda.

Fotografia di una corsa verso il baratro degli enti locali che coinvolge rapidamente sempre più città e corrisponde a una mazzata per i cittadini, visto che il dissesto o il piano di salvataggio che può essere attivato in alternativa implicano un aumento fortissimo della pressione fiscale.

La sezione di Controllo della Corte dei Conti ha tracciato un primo bilancio dell’emergenza.

Ne è venuto fuori che grandi città come Catania e Messina ma anche centri come Modica, Scicli, Ispica, Caccamo, Belmonte Mezzagno, Monreale, Scordia, Santa Venerina,Giarre, Santa Maria di Licodia, Scaletta Zanclea, Milazzo, Taormina, Tortorici, Recalmuto, Avola e Santa Caterina Villarmosa hanno ricevuto una prima delibera dalla Corte dei Conti che sancisce la grave situazione contabile.

E nel 2013 è previsto l’arrivo di un vero e proprio terremoto.

«Il bilancio che il governo Crocetta ha presentato all’Ars – spiega Giacomo Scala, presidente dell’Anci – prevede un taglio ai finanziamenti di circa 350 milioni. Si passa dai 650 del 2012 ai 306 di quest’anno. I tagli saranno violenti.
Pochissimi Comuni eviteranno il dissesto».

GdS-P_10.02.2013
Articolo tratto dal Giornale di Sicilia del 10 febbraio 2013

L’abolizione dell’ICI sulla prima casa ha danneggiato i redditi medio-bassi. Ora Berlusconi ci riprova con l’IMU

Vi ripropongo questo articolo di 4 anni fa dal titolo Perché l’abolizione dell’ICI sulla prima casa danneggia i redditi medio-bassi di cui dovremmo fare tesoro.

23/03/2009

Perché l’abolizione dell’ICI sulla prima casa danneggia i redditi medio-bassi

L’abolizione integrale dell’ICI sulla prima casa, con esclusione delle abitazioni signorili, ville e castelli è stato tra i primi provvedimenti presi dal Governo a giugno 2008, come promesso durante la campagna elettorale.

«L’abolizione dell’Ici sulla prima casa consentirà una spinta allo sviluppo. Intendiamo porre rimedio alla perdita di valore del potere d’acquisto delle famiglie, con il Paese che oggi registra crescita zero». (Silvio Berlusconi, 2008-05-22 Il Sole24Ore.doc)

Ma chi ci guadagna e chi ci perde da questo provvedimento che sicuramente ha raccolto molto consenso?

In Italia ci sono circa 31 milioni di unità immobiliari ad uso abitativo. Di queste, quelle adibite ad abitazione principale (quelle in cui il proprietario ha residenza anagrafica) che pagavano l’ICI prima della sua abolizione era di circa 17 milioni di unità. Naturalmente le case più modeste, ovvero quelle con una rendita catastale bassa (circa 6 milioni), erano già esentate dal pagamento dell’ICI.

 Il Governo Prodi con la Finanziaria 2008, aveva incrementato le detrazioni sull’abitazione principale, diminuendo quindi l’ICI per tutti i proprietari di abitazioni principali, ed esentando di conseguenza circa il 40% delle abitazioni (2008-05-22 Il Sole24Ore.doc), quelle più modeste, che pagavano fino a circa 100 euro di ICI all’anno. L’entrata in vigore di questa riduzione era prevista per giugno 2008 ma è stata sostituita dall’abolizione totale, voluta dal Governo Berlusconi.

 In altre parole, 7 milioni di famiglie che vivono nelle case più modeste (tendenzialmente famiglie a reddito medio-basso) erano state esentate attraverso la detrazione introdotta dal governo Prodi con la legge Finanziaria 2008, mentre i restanti 10 milioni di famiglie avrebbero comunque pagato meno usufruendo di maggiori detrazioni (costo della manovra Prodi: circa 800 milioni di euro, 2008-05-17 Il Sole24Ore.doc). L’abolizione dell’ICI voluta dal governo Berlusconi ha quindi azzerato l’ICI per i restanti 10 milioni di famiglie, tendenzialmente famiglie a reddito medio-alto (costo della manovra Berlusconi comprensiva degli 800 milioni di euro stanziati dal governo Prodi: circa 2,5-2,6 miliardi di euro, successivamente corretta a circa 3,5-3,7 miliardi di euro dai tecnici del Servizio Bilancio del Senato,2008-07-03 Il Sole24Ore.doc).

In seguito a tale manovra, le famiglie che continueranno a pagare l’ICI sulla prima casa sono circa 42.400 suddivise in 40.000 abitazioni signorili (A/1) o ville (A/8) e 2400 Castelli o Palazzi (A/9). In sostanza, le prime case di lusso sono solo lo 0,23% del totale (2009-01-13 Il Giornale.doc)

E’ possibile che in tutta Italia, su 31 milioni di case, solo 40.000 siano ville o abitazioni signorili adibite ad abitazione principale?

Perché prima di procedere ad un intervento sull’ICI non si è aggiornato il catasto?

L’unico tentativo in questa direzione era stato fatto dal Governo Prodi con un decreto per attribuire il catasto ai Comuni, provvedimento che sarebbe servito come base per l’aggiornamento degli estimi per adeguarli al valore attuale. Il decreto è stato bocciato dal TAR del Lazio, su ricorso della Confedilizia (2008-05-16 La Repubblica.doc2008-05-17 Il Sole24Ore.doc).

321717616.2

 ICI Abitazione Principale 

Chi ci guadagna:

 I Redditi medio-Alti. Con l’abolizione dell’ICI il governo Berlusconi ha destinato la quota più consistente dello sgravio (circa 3 miliardi di euro) alle famiglie con reddito medio-alto.

L’Evasione Patrimoniale. Non è stata prevista una revisione degli estimi catastali con la conseguenza che solo 40.000 abitazioni su 31 milioni risultano essere abitazioni principali di lusso, ovvero ville o abitazioni signorili. Il criterio per determinare le abitazioni signorili (A/1) risale a oltre 70 anni fa e si basa sulla loro dimensione: per esempio a Milano devono essere di almeno 350 mq, a Roma almeno 220 mq, a Torino almeno 200 mq (2008-05-26 Il Sole24Ore.doc). Un’assurdità.

 Chi ci perde:

I Comuni ed i cittadini. Il mancato gettito ICI per i comuni determinerà inevitabilmente a partire dal 2009 un graduale peggioramento dei servizi locali forniti dai comuni stessi (trasporti, illuminazione strade, manutenzioni, cura luoghi pubblici, servizi sociali, ecc…), con una ricaduta su tutti i cittadini soprattutto su quelli più in difficoltà, cioè gli affittuari e i proprietari di case con bassa rendita catastale che tra l’altro non hanno usufruito dell’abolizione dell’ICI stessa.  Una stima di quanto perderanno i principali comuni ogni anno è riportata nella seguente Tabella ICI Perdita dei comuni.jpg (2008-05-16 La Repubblica.doc).

Il Federalismo Fiscale. E’ stata abolita l’unica tassa locale ovvero l’unica tassa attraverso cui i contribuenti potevano verificare se nel proprio Comune il sindaco aveva speso bene o male i soldi che gli erano stati affidati. Il federalismo fiscale si basa sulla redistribuzione locale dei tributi e abolire l’unica tassa con tali caratteristiche è palesemente in contraddizione con i continui annunci di chi Governa e ci racconta da anni che si batte per introdurre in Italia tale federalismo. A parole. Nei fatti stiamo andando verso una maggiore centralizzazione delle tasse (tutto a Roma e poi redistribuzione secondo criteri da definire). Sembra una presa in giro e lo sarà fino a quando non ci sveglieremo da questo torpore.

La riscossione dell’IMU nella Regione Siciliana viola lo Statuto autonomistico?

Secondo alcuni in Italia, l’Imu, rimane un balzello, comunque legittimato dalla legge. In Sicilia, invece, tale legittimazione non esiste.

La riscossione dell’IMU nella Regione Siciliana viola lo Statuto autonomistico nell’articolo 36 in cui risulta che spetta alla Regione stabilire quali tributi far pagare ai siciliani; tributi che rimarrebbero in Sicilia, riservando allo Stato “solo” le imposte di produzione e le entrate dei tabacchi e del lotto. La viola, inoltre, negli articoli 14 riguardo la legislazione esclusiva della Regione in tema di urbanistica, e nell’art. 15 in cui è sancito che alla Regione spetta la legislazione esclusiva e l’esecuzione diretta e in materia di circoscrizione, ordinamento e controllo degli enti locali.