Ferie non godute, giro di vite sulla monetizzazione

Dalla Cassazione arriva una brutta notizia per gli stakanovisti della pubblica amministrazione: chi ha accumulato giorni di ferie non goduti sperando poi di monetizzarli quando va in pensione o si trasferisce da un ramo all’altro del pubblico impiego, non potrà chiedere facilmente un’indennità sostitutiva.

Per passare all’incasso delle ferie non consumate, non è sufficiente – spiega la Suprema Corte – sostenere la semplice carenza di organico, ma servono documenti circostanziati che dimostrino “eccezionali e motivate esigenze di servizio o cause di forza maggiore” che hanno reso indispensabile la rinuncia alle vacanze, lontano dal lavoro.

Perché i salari non crescono?

Vi propongo la lettura di un articolo interessante su quelle che, secondo l’autore, sarebbero le motivazioni per cui i salari non hanno ancora recuperato i livelli pre-crisi.


I salari non hanno ancora recuperato i livelli pre-crisi. I motivi sono strutturali e la risposta è in una strategia incentrata su competenze e apprendimento durante tutta la vita lavorativa. Affiancata da politiche attive e di supporto al reddito.

La visita fiscale Inps durante le ferie può arrivare

La visita fiscale Inps può essere inviata anche durante le ferie. Questo avviene quando il lavoratore si ammala durante le ferie e la patologia da cui è colpito gli proibisce di godersi le ferie. Un semplice mal di testa, ad esempio, non basterebbe. Una febbre alta o un incidente che comprometta il pieno godimento delle ferie, invece, sì. Ma cosa deve fare a questo punto il lavoratore?

Una volta appurato che la malattia impedisce il godimento delle ferie pregiudicandone le finalità, il lavoratore è chiamato a sbrigare la procedura che effettuerebbe se fosse al proprio domicilio. Ovvero, deve andare dal medico curante; il quale, una volta confermato che la malattia impedisce la normale fruizione del periodo di ferie, invia il certificato medico all’Inps. Il lavoratore sarà poi chiamato ad avvisare il datore di lavoro; quando quest’ultimo verrà a conoscenza della malattia del lavoro, il periodo delle ferie viene ufficialmente sospeso.

Mansioni ridotte, danno da provare. Lavoratore demansionato risarcibile solo se dimostra il danno specifico

Il Sole 24 Ore del 20 agosto 2018

L’esercizio dello ius variandi, ossia la facoltà del datore di lavoro di modificare nel corso del rapporto le mansioni attribuite al dipendente al momento dell’assunzione, se non avviene correttamente, può comportare danni al lavoratore che, come tali, potrebbero ritenersi risarcibili.

Dal demansionamento – inteso come illegittima attribuzione di mansioni inferiori rispetto a quelle pattuite contrattualmente – potrebbero, infatti, conseguire danni di natura patrimoniale, consistenti in alcuni casi, in un generale «impoverimento della capacità professionale del lavoratore», oltre che «nella mancata acquisizione di un maggior saper fare» (si è espressa in questo senso la Cassazione, nella sentenza 330/2018).

Con la pronuncia 17976 del 9 luglio 2018, la Cassazione è nuovamente intervenuta su questo punto, negando in maniera perentoria che questa risarcibilità sia ravvisabile di per sé. Infatti, il danno al lavoratore non può considerarsi in rè ipsa, ossia valutato in maniera automatica e in astratto. Colui che intenda far valere eventuali lesioni dovute al demansionamento operato unilateralmente dal datore di lavoro non può limitarsi a richiamare l’inadempimento contrattuale del titolare, ma ha l’onere di fornirne una idonea dimostrazione e di allegare in modo specifico «la natura e le caratteristiche del pregiudizio» subito.

Pensioni. Oggi un insegnante dopo 40 anni di lavoro lascia con 1.550 euro al mese. Nel 2036 il primo assegno scenderà a 1.200

Corriere della Sera del 3 settembre 2018

Di seguito un piccolo stralcio dell’articolo che vi consiglio di leggere interamente.


Poi ci sono i 3 milioni di statali. I pensionati maschi della Pubblica amministrazione (ex Inpdap) incassano un assegno medio di 2.250 euro, contro i 1.250 del settore privato.

I privilegi dei dipendenti pubblici. Una differenza che si spiega con la maggiore stabilità del posto fisso pubblico, ma soprattutto con la prassi di «promuovere» a pochi mesi dalla pensione, proprio perché ciò che contava era l’ultimo stipendio. Lo ha fatto a man bassa l’esercito con il personale militare, mentre la Regione Sicilia mandava in pensione i suoi dipendenti con il 110 per cento dello stipendio.

II nuovo sistema, sulla carta, sembra più giusto. Prendiamo un insegnante di scuola media: dopo 40 anni di lavoro oggi va in pensione con 1.550 euro al mese, perché usufruisce ancora del sistema retributivo. Nel 2036 lo stesso insegnante quanto incasserà? Secondo la proiezione Inps (che tiene conto della rivalutazione dello stipendio negli anni), se ha avuto la fortuna di avere un posto fisso a 27 anni, andrà in pensione con 1.200 euro!

Stretta sugli assenteisti Pa. Impronte digitali anti-assenteismo

Il Sole 24 Ore del 20 agosto 2018

II governo gialloverde lavora a una riforma della Pa. Dopo la pausa estiva è atteso in Consiglio dei ministri il disegno di legge «concretezza» a cui sta lavorando la ministra della Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno. Oltre all’istituzione di un Nucleo che promuova, appunto, la concretezza delle azioni messe in campo dagli uffici pubblici il provvedimento punta a una nuova stretta anti-assenteisti. L’idea è utilizzare le impronte digitali o altri sistemi biometrici per stanare i “furbetti del cartellino”.

Il Sole 24 Ore – Stretta sugli assenteisti Pa

Abrogazione art. 22 commi 3 e 4 L.r. 8/18 (riapertura termini presentazione istanza prepensionamento e adeguamento termini erogazione buonuscita). Il punto della situazione

Come già ampiamente comunicato, i commi 3 (riapertura termini presentazione istanza prepensionamento)  e 4 (adeguamento termini erogazione buonuscita) dell’articolo 22 della legge 8/18 sono stati abrogati dall’Ars nella seduta del 7 agosto scorso.

La LEGGE 9 agosto 2018, n. 16. Modifiche alla legge regionale 8 maggio 2018, n. 8. Norma transitoria in materia di gestione commissariale degli enti di area vasta è stata pubblicata nella GURS n. 36 del 17 agosto 2018.

L’abrogazione di una norma opera dal momento in cui entra in vigore la nuova legge (ex nunc). L’art. 11 delle disposizioni preliminari al codice civile (Efficacia della legge nel tempo) stabilisce espressamente che “La legge non dispone che per l’avvenire: essa non ha effetto retroattivo”.

La norma abrogata, pertanto, cessa di avere efficacia per il futuro, ma di norma continua a disciplinare i fatti verificatisi prima dell’abrogazione (salvo che la nuova legge sia retroattiva, per espressa previsione del legislatore).

Licenziamenti e concorsi: nuovo riordino in vista nella pubblica amministrazione

Il Sole 24 Ore del 20 agosto 2018

È passato poco più di un anno dal testo unico “Madia” sul lavoro pubblico, non si sono ancora monitorati gli effetti, ma il nuovo esecutivo è già pronto a rimettere mano alle regole su procedimenti disciplinari, precari e concorsi, valutazione.

Il nuovo “restyling” normativo è previsto dalla prima delle quattro deleghe tratteggiate sempre nella bozza del Ddl “concretezza”, su cui sta lavorando la titolare di palazzo Vidoni, Giulia Bongiorno.

Si parte dalla revisione delle modalità di accesso nella Pa: la strada maestra resta, come Costituzione prevede, il concorso pubblico, ma si apre alla possibilità di bandire selezioni «riservate» dedicate al personale «con le valutazioni migliori nell’ultimo triennio».

Concorsi pubblici: nuove regole sulle assunzioni nella Pubblica amministrazione

La Direttiva n. 3 del 24 aprile 2018 contiene le nuove linee guida per i concorsi pubblici emanata dal Ministero della Semplificazione e della Pubblica Amministrazione e voluta dal Ministro Marianna Madia (per questo la riforma è stata denominata Riforma Madia), che fornisce tutte le indicazioni sulle nuove modalità di reclutamento per le assunzioni nel pubblico impiego previsti nei prossimi anni. Queste nuove disposizioni sono obbligatorie per le Amministrazioni Statali, mentre le Amministrazioni Regionali, locali e sanitarie sono solo invitate a seguirle, adeguandosi alla direttiva con i propri regolamenti interni. Si cerca, con queste nuove disposizioni, di reclutare personale idoneo e figure competenti e professionali per i vari ruoli da svolgere.

Le principali novità sono…….

DECRETO PRESIDENZIALE 30 maggio 2018, n. 14. Regolamento recante norme per la ripartizione degli incentivi da corrispondere al personale dell’amministrazione regionale ai sensi dell’art. 113 del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50

Regolamento recante norme per la ripartizione degli incentivi da corrispondere al personale dell’amministrazione regionale ai sensi dell’art. 113 del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, recepito nella Regione siciliana con legge regionale 12 luglio 2011, n. 12, come modificata dall’art. 24 della legge regionale 17 maggio 2016 n. 8.

Il regolamento fissa le modalità ed i criteri di ripartizione delle quote parti delle risorse finanziarie del fondo di cui al comma 2 dell’art. 113 del Codice dei contratti pubblici, previste dal comma 3 del medesimo articolo, e si applica al personale non dirigenziale in servizio presso l’Amministrazione regionale per le funzioni tecniche svolte dai dipendenti della stessa esclusivamente per le attività di programmazione della spesa per investimenti, di valutazione preventiva dei progetti, di predisposizione e di controllo delle procedure di gara e di esecuzione dei contratti pubblici, di responsabile unico del procedimento, di direzione dei lavori ovvero direzione dell’esecuzione e di collaudo tecnico amministrativo ovvero di verifica di conformità, di collaudatore statico ove necessario per consentire l’esecuzione del contratto nel rispetto dei documenti a base di gara, del progetto, dei tempi e costi prestabiliti.