Il bilancio della Regione bocciato dalla Corte dei Conti. Sospeso il giudizio di parifica

La Corte dei conti siciliana ha sospeso il giudizio sulla parifica del rendiconto generale della Regione siciliana per l’esercizio 2020 e la decisione finale, sollevando con un’ordinanza separata “questione di legittimità costituzionale”.

Il nodo è quello della spalmatura decennale decisa da Palazzo d’Orleans in accordo con Palazzo Chigi. Secondo i giudici contabili una parte del disavanzo andava recuperato in tre esercizi finanziari perché l’intesa tra Palermo e Roma arrivò oltre il limite di 90 giorni previsto dalla norma di riferimento. All’appello, come contestato dalla Procura generale rappresentata da Maria Rachele Aronica, mancano “oltre 866 milioni di euro”, alla vigila della nuova manovra finanziaria che il governo Schifani, appena insediato, dovrà varare. Dichiarati “non regolari” lo stato patrimoniale e il conto economico, così come aveva chiesto la Procura generale, con diverse spese contestate.

Senza una norma “salva Sicilia” nella legge di conversione del Dl Aiuti o nella legge di bilancio, la regione sarà costretta a trovare e accantonare subito in bilancio 866 milioni di euro, oltre a dovere coprire immediatamente un buco di altri 300 milioni per decine di partite contabili ritenute irregolari nel conto economico e in quello patrimoniale. Inoltre serviranno altri 460 milioni per rimettere in equilibrio i conti del 2024. E’ un responso drammatico per le casse regionali quello che è arrivato dalla Sezioni riunite della Corte dei Conti che stamani, alla fine dell’udienza pubblica, ha sospeso il giudizio di parifica del rendiconto 2020 pronunciando una sentenza ancora più pesante delle richieste che aveva formulato la Procura contabile, propensa per una parifica parziale.