La Commissione UE boccia la Riforma Fiscale italiana. Aumenta i rischi legati all’equità, inoltre la riduzione del numero di scaglioni irpef rischia di compromettere la progressività del sistema fiscale

Tratto da lentepubblica.it

All’interno del pacchetto di primavera del Semestre Europeo arriva la bocciatura della Commissione UE alla Riforma Fiscale italiana: aumenterebbe i rischi legati all’equità.


Come di consueto ogni anno in questo periodo viene stilato il pacchetto di primavera del Semestre europeo, una sorta di guida formulata dall’esecutivo comunitario per la politica fiscale degli Stati membri.

Il pacchetto di quest’anno ha l’obiettivo di costruire un’economia solida e adeguata alle esigenze future, che garantisca competitività e prosperità a lungo termine per tutti in un contesto geopolitico difficile.

Scopriamo dunque di più sulle indicazioni fornite dalla UE e soprattutto sul punto di vista adottato sulla situazione italiana.

La relazione della Commissione UE

La Commissione UE ha preparato una relazione a norma dell’articolo 126, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea per 16 Stati membri. Scopo della relazione è valutare la conformità degli Stati membri ai criteri del disavanzo e del debito previsti dal trattato.

La relazione rileva che Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Germania, Estonia, Spagna, Francia, Italia, Lettonia, Ungheria, Malta, Polonia, Slovenia e Slovacchia non soddisfano il criterio del disavanzo.

Tenendo conto di tutti i fattori significativi, la relazione rileva che Francia, Italia e Finlandia non soddisfano il criterio del debito. La Commissione ritiene tuttavia che il rispetto del parametro per la riduzione del debito non sia giustificato dalle condizioni economiche prevalenti.

Il quadro economico-fiscale italiano

Tra i paesi con i conti non del tutto in ordine la lente d’ingrandimnto dell’UE si sofferma in particolare sulla Grecia e sull’Italia, continuano a presentare squilibri eccessivi. Tuttavia le loro vulnerabilità sembrano diminuire, anche grazie ai progressi nelle politiche.

L’inflazione è destinata a rallentare quest’anno sulla scia del calo dei prezzi dell’energia che si è trasferito ai prezzi dei beni industriali, dei generi alimentari e infine dei servizi. Questa tendenza al ribasso dovrebbe continuare nell’orizzonte di previsione.

Le entrate tributarie hanno continuato a beneficiare della forte crescita del PIL nominale e dell’impatto dei passati accantonamenti volti a rafforzare la riscossione, che hanno più che compensato la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro. Nonostante il rinnovo dei contratti salariali pubblici per il 2019-21, la spesa primaria totale è diminuita di circa l’1,4% del PIL poiché i trasferimenti sociali sono aumentati meno del PIL nominale e la spesa in conto capitale è diminuita.

Le imposte correnti dovrebbero continuare a crescere, nonostante gli ulteriori tagli al cuneo fiscale sul lavoro per i redditi bassi e medi.

Nel 2024, il disavanzo pubblico dovrebbe raggiungere il 3,7% del PIL. La completa eliminazione delle misure di sostegno all’energia e la minore spesa per i consumi intermedi più che compensano l’aumento della spesa pensionistica.

Al contrario, la spesa per interessi dovrebbe aumentare leggermente al 4,1% del PIL principalmente a seguito di tassi di interesse più elevati all’emissione, mentre le imposte correnti dovrebbero crescere più lentamente del PIL nominale.

Le criticità della Riforma Fiscale italiana secondo la Commissione UE

Questa proiezione, secondo la Commissione, non tiene comunque conto dei potenziali tagli alla pressione fiscale, ampiamente segnalati nel Programma di Stabilità dell’Italia ma non ancora sufficientemente specificati.

Secondo l’UE la recente proposta di riforma del sistema fiscale aumenta i rischi legati all’equità. La riduzione del numero di scaglioni dell’imposta sul reddito delle persone fisiche rischia di compromettere la progressività del sistema fiscale.

Sarà pertanto fondamentale mantenere la natura progressiva del sistema fiscale, ridurre la complessità, aumentare gli incentivi al lavoro e intensificare gli sforzi passati per combattere l’evasione fiscale.

Inoltre l’Italia dovrà garantire che le misure di riscossione volte a riorganizzare alcune categorie di addebiti e sanzioni fiscali non indeboliscano gli incentivi alla conformità fiscale.

Si raccomanda infine all’Italia di garantire una governance efficace e rafforzare la capacità amministrativa, in particolare a livello subnazionale, per consentire un’attuazione continua, rapida e costante del Piano per la ripresa e la resilienza.

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir

Una risposta a “La Commissione UE boccia la Riforma Fiscale italiana. Aumenta i rischi legati all’equità, inoltre la riduzione del numero di scaglioni irpef rischia di compromettere la progressività del sistema fiscale”

  1. Sempre la solita storia, appena si intravede una riforma del fisco,subito si alzano gli scudi per lasciare tutto come e’ ( gattopardiano).
    Ogni volta si richiamano le norme costituzionali dell’art. 53 sulla progressivita’ del sistema contributivo.
    Ma siamo sicuri che al cittadino comune interessi l’applicazione di detto criterio’?
    Esempio : Un impiegato medio che ha una busta paga di 2000 euro netti, ha una tassazione media del 29%, in base alle attuali aliquote.
    Applicando un flat tax del 16 % , lo stipendio netto aumenterebbe del 13%. Siamo sicuri che con questo aumento , si preoccuperebbe di quanto paga quello piu’ ricco di lui?
    Penso che chi e’ ricco , beato lui, ha anche le capacita’ ed i mezzi di eludere, comunque. Quindi questo accanimento, nel nome della Costituzione, non e’ altro che la volonta’ di mantenere lo status quo, del dipendente medio, o del pensionato, lasciando spazio all’ideologia di una falsa equita’ che lascia contenti i politici, principalmente di sinistra, lasciando sempre il popolo medio a guardare i veri evasori , che della flat tax non sanno cosa farsene.

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