Quousque tandem abutere, presidente Crocetta, patientia nostra?

Comincia così lo sfogo di Salvatore V. uno dei soci fondatori del Cobas/Codir che adatta ai nostri tempi la prima catilinaria, cioè l’orazione pronunciata in Senato da Cicerone per denunciare le malefatte di Catilina.

Tradotta letteralmente, significa Fino a quando dunque, Catilina, abuserai della nostra pazienza? Prosegue con le parole “Quamdiu etiam furor iste tuus nos eludet? Quem ad finem sese effrenata iactabit audacia?” che, tradotte, significano Quanto a lungo ancora codesta tua follia si prenderà gioco di noi? Fino a che punto si spingerà [la tua] sfrenata audacia?”.

Ecco cosa scrive Salvatore.

Si potrebbe cominciare così l’incipit di questo mio “sfogo”, ma voglio invece rivolgermi a tutti i colleghi che mai come in questo momento siamo additati ad una gogna mediatica che lievita ogni giorno di più.

Nel 1971 i nostri colleghi di allora bloccarono l’amministrazione per più di un mese, riuscendo a far approvare la famosa legge 7/71 che riordinò le carriere e diede un rinnovamento all’intera macchina amministrativa regionale.

Dopo più di 40 anni, cari colleghi, invece di evolverci ci siamo devoluti! Viviamo in simbiosi con la nostra cara poltrona, nella nostra bella stanzetta d’ufficio. Non siamo più abituati ad alzare il culo dalla nostra sedia per rivendicare i nostri sacrosanti diritti tanto, come dice qualche pseudo-sindacalista, dobbiamo ringraziare che in questo momento abbiamo uno stipendio garantito.

Stipendio garantito?

E i nostri diritti di lavoratori?

I diritti acquisiti? IO NON CI STO!

E’ arrivato il momento di scendere in piazza e bloccare l’amministrazione per tutto il tempo necessario al riconoscimento dei nostri diritti. Sono disposto (e posso anche sottoscriverlo) anche a rimetterci di tasca pure 1000 € del mio salario con la consapevolezza che ne guadagnerò il doppio successivamente.

Si tratta di salvaguardare, soprattutto, la nostra vita post lavorativa; rischiamo, fra 10/15 anni, di ritrovarci con un assegno pensionistico da fame e la reale ipotesi di arrivare a chiedere l’elemosina per poter campare (e non è un modo di dire ma l’analisi ponderata del costo della vita fra qualche anno). Dobbiamo avere il coraggio di fare sentire alta la nostra voce di inkazzati in questo momento in cui si sta discutendo del nostro futuro: dopo sarà troppo tardi!

Ricordiamoci che la forza del sindacato siamo noi! Un sindacato può avere 10.000 iscritti ma se la maggioranza di questi non muove un dito il sindacato non potrà mai richiedere ed ottenere la salvaguardia dei diritti fondamentali.
Un felice e, speriamo, sereno Natale per tutti.
Salvatore V. – Assessorato Turismo

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir