Nel 2016 ne sono arrivati 180mila, stremati e in condizioni psicofisiche precarie, altri 50mila solo da gennaio a oggi. Un esercito di bisognosi a cui devono far fronte le Regioni e le aziende sanitarie locali che si trovano in prima linea nell’accoglienza. Non c’è solo il personale impiegato nei porti di sbarco (da Messina a Taranto), per gli screening di rito e l’assistenza igienico sanitaria primaria. C’è anche tutta la macchina delle aziende ospedaliere dei territori a muoversi sulla seconda linea, quando il soccorso base non basta ma sono necessarie cure più complesse: profilassi, ricoveri per infezioni e parti, prestazioni diagnostiche, radiografie, prelievi ematici. Interventi che richiedono una spesa cresciuta negli ultimi anni fino a diventare un macigno sulle spalle delle Regioni.
CE LO CHIEDE L’EUROPA…CRIBBIO.