Sindacando - il Blog di Benedetto Mineo
Blog dei dipendenti della Regione Siciliana
Il DEF (documento di economia e finanza) che l’attuale ministro dell’Economia Padoan sta mettendo a punto, non concede un euro in più ai dipendenti pubblici. In pratica per i prossimi 3 anni (il periodo di programmazione, infatti, copre almeno un triennio) non ci saranno i fondi per il rinnovo del contratto dei lavoratori pubblici.
Del resto, con i vincoli dell’Euro, c’era da farsi ben poche illusioni!!
Per come funziona il “sistema euro”, è ormai chiaro che per dare soldi ad alcuni, bisogna toglierli ad altri.
DEL RESTO IL PAREGGIO DI BILANCIO IN COSTITUZIONE SIGNIFICA CHE LE USCITE FINANZIARIE DEVONO ESSERE PARI ALLE ENTRATE.
Tipico è il caso della ricerca della copertura degli 80 euro in più in busta paga da dare a coloro che hanno un reddito fino a 25mila euro. Prima si era pensato di tagliare le pensioni oltre i 3.000 euro. Ora, a quanto pare, stando alle ultime notizie, le pensioni d’oro non verranno toccate, in compenso la copertura per gli 80 euro in busta paga arriveranno dalla cancellazione delle detrazioni per coniuge a carico.
Tale andamento sta trascinando le famiglie e l’intero sistema economico alla deriva: la crisi della domanda di mercato, infatti, continua a produrre disoccupazione e fallimenti.
Stop per almeno un altro anno ai rinnovi contrattuali per funzionari e dirigenti di Regione ed enti collegati.
I rinnovi dei contratti collettivi alla Regione sono bloccati in realtà da parecchi anni. «Attendiamo ancora di rinnovare i bienni economici a partire dal 2009/2010 per i funzionari e a partire dal 2007/2008 per i dirigenti» protesta Dario Matranga dei Cobas Codir. Le ultime leggi in materia prevedevano la riapertura delle trattative proprio nel 2014 ma un articolo della Finanziaria rinvia tutto almeno al 2015: «Ci siamo allineati a quanto previsto dallo Stato – commenta l’assessore al Personale, Patrizia Valenti – e dunque abbiamo bloccato di nuovo i rinnovi per non far lievitare la spesa destinata al personale».
Dipendenti pubblici. D’Alia: blocco contratti e turnover era già deciso, ma ora i sacrifici economici sono finiti
Il ministro della pubblica amministrazione intervistato dal Messaggero annuncia l’impegno del governo verso i lavoratori pubblici. “I sacrifici economici sono finiti, il settore ha già pagato abbastanza”. A inizio 2014 via ai tavoli sindacali.
Il Tribunale del lavoro di Roma, (giudice Ileana Fedele), con ordinanza del 27 novembre 2013, su ricorso proposto dai sindacato FLP e FIALP, ha rimesso alla Corte Costituzionale la questione della legittimità costituzionale delle norme che hanno disposto nel pubblico impiego il blocco della contrattazione collettiva ed il congelamento degli aumenti contrattuali per la durata di ben quattro anni e cioè dal 2011 al 2014.
«Il Tribunale ha osservato come bloccare le dinamiche contrattuali e retributive per un così lungo arco temporale significhi azzerare il diritto alla contrattazione e alla percezione della giusta retribuzione, accollando sui soli pubblici dipendenti i sacrifici dell’attuale crisi economica».
Si è tenuta, lo scorso 6 novembre, la Camera di Consiglio in Corte Costituzionale, sui profili di incostituzionalità della norma riguardante il blocco stipendiale dei dipendenti pubblici. Si attende ora il deposito del testo della sentenza da parte della Consulta.
La legge di stabilità prevede la conferma, per il quinto anno consecutivo, del blocco degli stipendi dei pubblici dipendenti.
Cumulando gli effetti dal 2010, quando per la prima volta è stato deciso il congelamento, l’effetto complessivo del mancato aumento varrà una sforbiciata del 10,5% in busta paga.
I conti li ha fatti oggi Il Sole 24 ore, spiegando che un impiegato ministeriale che guadagna in media circa 27.500 euro lordi, ha già visto sfumare per mancati aumenti 2mila euro nel 2010-2012, ne ha persi altri 411 nel 2013 e deve rinunciare ad altrettanti nel 2014. In tutto fanno 2.879 euro all’anno a regime, che diventano 4.003 se lo stop ai contratti fosse confermato per 2015 e 2016. Salendo i gradini della gerarchia ovviamente la perdita nominale cresce, e arriva a 8.902 euro per un dirigente di seconda fascia, e sfiora i 19mila per un ministeriale apicale.
Sono circa 7 milioni i dipendenti pubblici coinvolti da questo ennesimo freno sull’aggiornamento delle buste paga.
Per i dipendenti statali, infatti, il provvedimento del governo prevede la conferma per il quinto anno consecutivo del blocco degli stipendi.
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