L’European Youth Guarantee e il ruolo dei Centri per l’Impiego

European Youth GuaranteeCos’è l’European Youth Guarantee?

Youth Guarantee (letteralmente garanzia giovani) è un pacchetto di iniziative promosso dall’Unione Europea che ha l’obiettivo di affrontare di petto la disoccupazione giovanile, fenomeno ormai dilagante in tutto il continente. Il piano è rivolto in particolar modo alle regioni che hanno il tasso di disoccupazione giovanile al di sopra della media UE (24%). L’Italia è evidentemente coinvolta, visto che la percentuale di disoccupazione giovanile si attesta attorno al 40%. La EYG è uno schema che ha come obiettivo principale il sostegno ai cosidetti NEET (Not in Education, Employment or Training), cioè giovani che non si trovano né in percorsi di studio, né di orientamento al lavoro, né di formazione professionale. In Italia, secondo l’Istat, i Neet sarebbero più di due milioni di persone. La EYG ha tra i suoi principali obiettivi quello di contribuire al raggiungimento degli standard auspicati dalla strategia Europa 2020, tra i quali: sottrarre 20 milioni di persone dalla povertà, dare un’occupazione almeno al 75% delle persone in età compresa tra i 20 e i 64 anni, rendere il tasso di abbandono scolastico inferiore al 10%.

In cosa consiste l’European Youth Guarantee?

È uno schema facente parte di quelle che vengono definite le “politiche attive del lavoro” cioè politiche d’indirizzo volte a favorire l’intreccio tra domanda e offerta di lavoro, l’orientamento e la formazione lungo tutto l’arco della vita. La EYG propone di offrire a ogni giovane al di sotto dei 29esimo anno un’offerta “qualitativamente valida di lavoro, di proseguimento degli studi, apprendistato o tirocinio” entro i quattro mesi della perdita di un impiego o dall’uscita da altri percorsi formativi. Per fare ciò sarà fondamentale una riforma consistente degli attuali (a tratti inutilizzati e depotenziati) Centri per l’Impiego. In Italia, infatti, circa il 3% delle nuove assunzioni (dato Isfol) passa dai Centri per l’Impiego, mentre tutto il resto è lasciato alla singola iniziativa della persona o, peggio ancora, alla logica della conoscenza e della raccomandazione. Lo strumento dei Centri per l’Impiego, che nel tempo ha sostituito il vecchio caro collocamento pubblico, è uno strumento in crisi anche a causa del forte disinvestimento economico; in Italia, secondo un’elaborazione di Datagiovani su dati Eurostat, per ogni disoccupato lo stato investe circa 200 euro l’anno, a differenza di Germania (3000) e Francia (2.200). I Centri per l’Impiego, dunque, si trasformerebbero da luoghi di mero orientamento al lavoro o alla formazione a luoghi di mediazione delle offerte di lavoro, da recapitare in modo obbligatorio all’ipotetico giovane disoccupato. Un provvedimento necessario, visti anche i fallimenti delle agenzie private (per lo più interinali) che hanno fatto del mercato del lavoro un business solo ed esclusivamente funzionale ai propri interessi. La EYG invita gli Stati che la dovranno attuare a fare leva su alcuni assi di riferimento: valorizzazione delle competenze, eventuali partneriati con privati, attivazione e integrazione del mercato del lavoro. Quindi i fondi europei avranno come primo obiettivo facilitare la riforma e il potenziamento dei CPI, al momento responsabilità congiunta di provincie e regioni.

Con quali risorse?

All’interno delle prospettive finanziarie per il ciclo di bilancio 2014-2020 era stato previsto un investimento di circa 6 Miliardi di Euro (dai 400 ai 600 per l’Italia). Lo scorso fine settimana, il Consiglio Europeo ha deciso di portare l’investimento sulla Youth Guarantee a circa 8 Miliardi, di cui sei già spendibili per il biennio 2014-2016 e 2 miliardi a disposizione per i restanti cinque anni. Questi soldi sono aggiuntivi a quelli stanziati (circa un miliardo e mezzo) dal Governo nel suo ultimo provvedimento sul lavoro.

Quali effetti sull’occupazione avrà la Youth Guarantee?

Il problema della disoccupazione in questo modo sarà risolto? Non proprio, gli obiettivi che si pone la EYG sono molto ambiziosi, i risultati sperimentati negli altri paesi molto incoraggianti (Austria, Svezia, Finlandia, Paesi Bassi), rimane però irrisolta la questione di come saranno investite e con quali finalità le risorse che l’Europa continua a metterci a disposizione. In questo senso è sicuramente un segnale incoraggiante quello dato la scorsa settimana in sede di discussione sul bilancio (più soldi contro la disoccupazione giovanile), ma è ovvio a tutti che la crisi strutturale che l’Europa sta attraversando merita un cambio di rotta complessivo. Le ricette sperimentate in questi anni (austerity da un lato, poco coraggio nel disciplinare i flussi finanziari dall’altro) si sono dimostrate fallimentari, servirebbe quindi una seria riflessione su come fare investimenti mirati a creare nuova occupazione piuttosto che finanziare il mercato del lavoro (quando poi il lavoro non c’è…). Un esempio in tale direzione è rappresentato proprio dalle recenti riforme italiane su questo tema; è passata l’idea che introducendo maggiore precarietà (ops… flessibilità) all’interno del mercato del lavoro si potesse stimolare l’economia e nuove assunzioni, è successo precisamente l’opposto, cioè il livello dei salari si è talmente abbassato che l’economia e e i consumi si sono depressi, se poi ci aggiungiamo pure l’inizio della crisi finanziaria la frittata è fatta. Staremo a vedere.

Fonte: http://www.controlacrisi.org/notizia/Lavoro/2013/7/7/35198-cose-leuropean-youth-guarantee-una-scheda/

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir

Una risposta a “L’European Youth Guarantee e il ruolo dei Centri per l’Impiego”

  1. I Centri per l’Impiego sono da molto tempo svuotati di competenze e lasciati al loro destino.
    Vanno agganciati alle DTL e quindi erogatori di servizi decentrati sul territorio cone: controlli preventivi sulla sicurezza del lavoro; controlli su tutti coloro che sono salvaguardati da ammortizzatori sociali (disoccupazione, cassa integrazione, mobilità e mobilità in deroga perchè senza voler esagerare il 70% continua a lavorare in nero nello stesso posto, e controlli sulle trasmormazioni da full time a part time perchè anche qua il lavoratore continua a lavorare full time e mi fermo per non essere pesante. Anche Ichino lo aveva proposto l’affiancamento degli operatori dei CPI alle DTL perchè oggi il controllo su tutte queste realtà (giuste) vanno di contro controllate per scoraggiare coloro che delinquono e così liberare risorse per allargare i soggetti veramente bisognosi di assistenza.

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