Riforma dei contratti. Indebolire il sindacato serve solo al governo e al datore di lavoro

Ci sarà più povertà senza accordi collettivi
Repubblica dell’8 ottobre. Per scaricare l’articolo clicca sopra l’immagine

Un articolo di ILVO DIAMANTI dal titolo “La solitudine del sindacato” pubblicato su Repubblica qualche mese fa, ha messo in luce la crisi attuale del sindacato, bersaglio preferito prima del premier Renzi, e poi, proprio in questi ultimi giorni, del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi.

I sindacati, nel corso degli ultimi anni, hanno commesso una infinità di errori che ha avuto come diretta conseguenza una perdita di adesioni.

Il fatto è che tra i cittadini e i lavoratori si è fatta largo la convinzione che il sindacato serva soprattutto a chi ci opera. Ai sindacalisti. In primo luogo: ai gruppi dirigenti.

In molti, anzi, in moltissimi casi questa convinzione ha corrisposto alla realtà.

Ma il sindacato è nato ed è “servito” a tutelare gli ultimi e i penultimi. Quelli che da soli non ce la possono fare. E, per difendersi, hanno bisogno di unirsi agli altri, che condividono la loro condizione.

Il sindacato deve tornare a questo ruolo fondamentale altrimenti il sindacato scomparirà e il lavoratore, piuttosto che fare muro e lottare assieme agli altri lavoratori, si troverà solo nella sfida contro il datore di lavoro o il dirigente di turno.

Ma chi beneficerà di un sindacato debole o inesistente se non il padrone? Il datore di lavoro?

Perde il sindacato ma perdono soprattutto i lavoratori.

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir