Il taglio degli stipendi dei deputati non s’ha da fare

È ancora alta la tensione all’Ars attorno al recepimento del decreto Monti.

Durante l’incontro il Pd, con Baldo Gucciardi, ha ribadito la necessità di recepire il decreto Monti così com’è: «Un deputato siciliano non può guadagnare più di un consigliere di un’altra Regione. Se si continua ad equiparare lo stipendio dei deputati a quelli dei senatori la Sicilia continuerà ancora una volta ad essere l’Eldorado della politica». Per il Megafono, invece, «l’ancoraggio con il Senato deve rimanere» spiega l’onorevole Giovanni Di Giacinto.

E sempre a proposito di (veri) privilegi, ecco costi e privilegi del Parlamento

Solo alla Camera gli stipendi di deputati e dipendenti più le pensioni degli uni e degli altri si portano via ogni anno 770 milioni, il 74% dell’intero bilancio. Al Senato è ancora peggio. Stipendi e pensioni a parlamentari e dipendenti costano 429 milioni. Su poco più di 1,5 miliardi che costa ogni anno l’intero Parlamento, ben 1,2 miliardi servono solo a pagare stipendi (lautissimi) e pensioni d’oro a un piccolo esercito dai ricchi privilegi, ora solo intaccati lievissimamente. Del resto come scalfire, solo per fare un esempio, la casta dei dipendenti della Camera?

Militari e Corte Costituzionale. Ma Sunseri, di questi privilegi non parla?

Forse il più grande scandalo della pubblica amministrazione in Italia è anche uno dei più nascosti: la Corte Costituzionale. Per ovvie ragioni, pochi hanno il coraggio di parlarne. Ma i bilanci parlano da soli: sentiamo cosa dicono ((premessa: per motivi ignoti, la Corte Costituzionale pubblica su Internet solo i bilanci di previsione, anche per gli anni passati).

“Scivolo d’oro per i militari cinquantenni considerati in esubero; a casa fino alla pensione con l’85 per cento dello stipendio”.

“Irresponsabili”!!! Ecco come Sunseri definisce i sindacati che difendono la categoria di appartenenza

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Difendere la categoria di appartenenza, confutare tutte le falsità sui presunti privilegi o stipendi da nababbi dei dipendenti regionali significa essere irresponsabili?

Se così fosse, sono orgoglioso di appartenere a un sindacato irresponsabile.

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Ecco cosa scrive Sunseri nel suo editoriale dal titolo “Manovra, con quale faccia?

Come giudicare altrimenti la protesta dei sindacati contro il tentativo di bonifica dei criteri di assegnazione dei premi di produzione per i dipendenti della Regione? I sindacati, nei comizi, chiedono più efficienza e denunciano gli inquinamenti che inceppano la macchina burocratica. Poi, però, scendono in piazza se vengono toccati i privilegi della loro rappresentanza. Già oggi i ventimila dipendenti della Regione, come emerge da tutte le statistiche, sono in cima alle classifiche nazionali delle retribuzioni. Come se non bastasse, chiedono la distribuzione generalizzata dei premi di produzione. Pagamento che sta tardando. C’è uno sciopero proclamato. Ma occorre dire con forza che, senza criteri di merito, incassare questi soldi è solo una forma mascherata per giustificare un aumento di stipendio. Anche qui vale la definizione di Ardizzone: «Irresponsabili».

Ennesimo attacco del Giornale di Sicilia contro i dipendenti regionali. Avrebbero benefit e premi che altri non hanno

Benefit e premi ai regionali, un privilegio tutto siciliano

Le voci del web: c’è chi evidenzia le differenze con gli altri impiegati pubblici. C’è chi si difende: non è così

di LELIO CUSIMANO

Nell’edizione del 2 novembre il Giornale di Sicilia ha pubblicato un articolo sui premi di produzione riservati ai dipendenti regionali, a firma di chi scrive, che ha stimolato numerosi interventi sul web; può risultare chiarificatrice un’ulteriore, sintetica riflessione. Cominciamo con il dire che nel commento non si sparava nel mucchio, come peraltro non è nella linea editoriale di questo Giornale, ma si voleva piuttosto mettere in evidenza che gli interessi del personale regionale, per quanto il più delle volte legittimi, spesso risultano messi in discussione da politiche opache. Riporto un brano di quell’articolo. «In una regione che supera ampiamente i cinque milioni di abitanti e che è gravata da funzioni che in altre parti d’Italia sono a carico dello Stato, non fa clamore che ci siano migliaia di dipendenti e che questi costino complessivamente una cifra a nove zeri. Fa scalpore invece l’opacità delle politiche pubbliche in materia di personale». Ed a sostegno di questa affermazione veniva portato un esempio. Nel 2010 fu varata (governo Lombardo) la legge che rideterminava l’organico regionale. Rispetto alla precedente pianta organica, il numero dei dipendenti è aumentato in un colpo solo del 45%; il legislatore siciliano, alterando la realtà, ha giustificato il provvedimento dando all’articolo di legge il titolo irridente «Misure urgenti di sostegno all’occupazione». Nel commento veniva criticata anche la prassi di riconoscere un premio in denaro ai dipendenti regionali che raggiungono gli obiettivi loro assegnati dai dirigenti, distribuendolo però con una discutibile procedura: quella di assegnare nella stessa misura il premio tra «tutti» i componenti dello stesso ufficio, come se tutti dessero lo stessa prova di impegno. Un modo, si diceva, per uccidere a monte persino l’idea di premiare il merito individuale. Ma veniamo ai lettori intervenuti con proprie considerazioni. In buona misura mostrano di condividere i contenuti dell’articolo in parola, non mancando di proporre soluzioni specifiche, come ad esempio bloccare i premi di produttività «a tutti» oppure ridurre il numero dei «tanti dirigenti» o magari «dimezzare gli stipendi dei giudici della corte costituzionale» accompagnando questa proposta con qualche considerazione da menagramo. Ma al di là di talune forzature dialettiche, in parte alimentate dal diffuso ricorso all’anonimato, emerge qualche volta una forma di acredine tanto da parte di chi non sembra essere dipendente regionale, come anche da parte di chi evidentemente lo è. Tra quanti non mostrano di essere dipendenti regionali arrivano – complice la crisi economica – critiche ruvide sui «privilegi ingiustificati» e sulle «incolmabili differenze» con gli altri dipendenti pubblici e non manca chi contesta «gli straordinari». Un lettore in particolare sottolinea acutamente come il problema si origini con lo Statuto speciale e con l’abuso che se ne è fatto in tanti anni. Dal fronte (presunto) dei dipendenti regionali arrivano numerosi argomenti a difesa. Il che sarebbe anche fisiologico se le osservazioni non fossero dettate da una certa approssimazione. Non serve infatti indugiare in una disinformazione sistematica, alla quale spesso non si sottraggono neanche i Sindacati. La Corte dei Conti ad esempio afferma, senza lasciare margini di dubbio, che i regionali in senso stretto sono oltre venti mila (esclusa la sanità); eppure qualche lettore si ostina a parlare di 16 mila dipendenti. La stessa Corte ancora informa che negli ultimi dieci anni la quota base dello stipendio dei regionali è cresciuta del 15% mentre la parte accessoria è lievitata del 36%. Eppure qualche lettore nega questa evidenza contabile affermando, con una evidente asimmetria temporale, che «dal 2008» gli stipendi non crescono e giudicando inspiegabile quindi l’aumento segnalato dalla Corte e riportato nel commento in parola.
Non mancano poi alcuni curiosi esempi di radicalismo e difficoltà al confronto, come nel caso del lettore che si rivolge a chi scrive con la curiosa domanda «ma lei si è mai chiesto quanto ci costate voi»? Se il riferimento del cortese lettore è al compenso per l’autore dell’articolo, va segnalato che si tratta di un costo sopportato comunque dall’editore e non certo dai contribuenti, se invece il riferimento è al costo del giornale questo non sembra tale da giustificare una critica. Resta infine il caso, anch’esso emblematico, dei «cinque mila dipendenti regionali» che, secondo un lettore, si collocherebbero con i loro stipendi ben «al di sotto della soglia di povertà». In realtà l’affermazione non pare sostenibile, stando almeno a quello che si intende per soglia di povertà (sono tali le famiglie con due minori, residenti nel mezzogiorno ed al di sotto dei 1.275 euro mensili; Istat), ma colpisce la «verve» difensiva del lettore. Forse, detto con il massimo rispetto, anche queste prese di posizione sono il frutto avvelenato di una eccessiva politicizzazione delle scelte relative ai dipendenti regionali, sulle cui spalle sono state edificate tante ingloriose carriere politiche.

Fonte: http://www.gds.it/gds/sezioni/editoriali/dettaglio/articolo/gdsid/300504/

Sui “privilegi dei regionali”, finalmente il Giornale di Sicilia ha pubblicato la lettera del Cobas/Codir

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Il Giornale di Sicilia dell’8 ottobre 2013 ha pubblicato un articolo sul programma assistenziale dei dipendenti regionali in cui parlava di “privilegi” per i dipendenti cancellati nel resto d’ Italia.

Il Cobas/Codir ha scritto una lettera al Giornale di Sicilia per confutare l’articolo.

Solo ieri l’altro il Giornale di Sicilia si è deciso a pubblicare la lettera.

Precari. Tagli per consentire proroghe e stabilizzazioni. Ma la casta difende i propri privilegi

La commissione sulla spending review dell’Ars ha dato alla luce un ddl che neutralizza i tagli del decreto Monti sui costi della politica. Senza modifiche a quel testo la casta manterrà i suoi privilegi. Livesicilia lancia la nuova campagna sugli stipendi dei deputati. Vediamo chi ci sta.

Sul tema dei tagli alle spese della politica, l’ex portavoce regionale di Italia dei Valori, oggi alla guida del movimento ‘Io mi arruolo’, chiede all’Ars di recepire in toto il decreto Monti. “Mi aspetto che il ddl uscito dalla commissione sulla spending review venga modificato dall’aula”.