In pensione prima per far posto ai precari

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Da Roma arriva l’ok alla deroga alla legge Fornero. La creazione di un bacino unico per rendere possibili le proroghe e il via libera a una deroga alla riforma sulle pensioni per far posto ai precari nelle piante organiche dei Comuni. Sono i punti chiave dell’accordo raggiunto ieri tra la Regione e il ministero della Funzione pubblica sulle norme che saranno inserite in una legge da portare con urgenza all’Assemblea regionale. “In questo modo garantiamo le proroghe per tre anni e avviamo finalmente un percorso serio di stabilizzazione “, dicono dalla task force messa in piedi da Palazzo d’Orleans sul tema dei precari, composta dal consulente Stefano Polizzotto, dal capo di gabinetto dell’Economia Giulio Guagliano e dalla dirigente generale del Lavoro, Anna Rosa Corsello.

Nel disegno di legge concordato con il ministero è prevista la creazione di un bacino unico dei 24 mila precari, diviso in due elenchi: il primo per le fasce basse, A e B, il secondo per quelle più alte, C e D. “Grazie al bacino unico, al di là della disponibilità di posti in pianta organica del singolo Comune garantiremo la proroga triennale per tutti  –  dicono dalla task force  –  perché consideriamo i precari come un unico bacino, appunto, e metteremo in rete tutte le piante organiche dei vari Comuni”.

Confermata la proroga, per quanto riguarda la stabilizzazione nel disegno di legge sarà prevista la possibilità di avviare “percorsi automatici” di assunzione senza concorso per le fasce basse, A e B. Mentre per quelle più alte sarà fatta una selezione per titoli. Ma se per le proroghe sarà possibile aggirare sia il limite delle piante organiche sia quello del patto di stabilità, rimangono i vincoli per le assunzioni a tempo indeterminato. E qui arriva una delle novità principali del testo: la possibilità di derogare, negli enti locali dell’Isola, alla riforma Fornero che oggi obbliga ad andare in pensione con almeno 65 anni d’età per le donne e 67 per gli uomini, anche se hanno già 40 anni di contributi previdenziali.

“Nei Comuni dove risulteranno eccedenze di personale nelle varie categorie (A, B, C o D) considerando anche i precari da stabilizzare, i dipendenti potranno mettersi in pensione con la vecchia quota “90”, quella cioè che consente di andare a riposo con assegno pieno anche prima dei 65 anni purché se ne abbiano almeno 40 di contributi “, dicono dalla task force. Il suggerimento è arrivato dai tecnici del ministero: un comma della legge Fornero consente infatti alle amministrazioni che hanno eccedenze di personale di derogare ai nuovi vincoli. Questa la strada tracciata per i 24 mila ex lsu degli enti locali. Nei giorni scorsi a Palermo hanno invece protestato i 6 mila Asu: per loro ancora una soluzione non è stata trovata, anche se dalla Regione assicurano che “le proroghe saranno garantite “, visto che non hanno un contratto vero e proprio ma solo un contributo di circa 500 euro al mese, pagato dalla Regione. Molti Asu lavorano in onlus e parrocchie.

Fonte: http://palermo.repubblica.it/cronaca/2013/11/14/news/in_pensione_prima_per_far_posto

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Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir

5 Risposte a “In pensione prima per far posto ai precari”

  1. Esiste un programmino molto semplice (ne abbiamo una copia al sindacato) che consente di calcolare con precisione la pensione con il sistema di calcolo retributivo. Il calcolo diventa tanto più impreciso, quanto più aumentano gli anni di contributivo.
    Effettuare un calcolo come quello che proponi tu è molto rischioso e potrebbe riservare brutte sorprese. Suddetto calcolo possono effettuarlo solo gli uffici sommando i contributi versati. Tale calcolo varia, inoltre, da soggetto a soggetto anche per via di eventuali riscatti o ricongiunzioni di altri periodi lavorativi prestati.
    Cmq, come tu dici, la stima del governo sui possibili prepensionamenti, è del tutto virtuale. Lo abbiamo dichiarato in un comunicato stampa, anche perché puoi obbligare i dipendenti ad andare in pensione SOLO per raggiunti limiti di età.

  2. Evidentemente, si da per scontato che chi avrà la possibilità di andare in pensione, lo farà certamente, “liberando” posti per i precari.
    Non ne sarei così sicuro, soprattutto per le qualifiche più basse.
    Sarebbe opportuno che il sindacato raccogliesse e rendesse disponibili gli importi mensili che spetterebbero, distinguendo per livelli ed anzianità di servizio, agli “aspiranti pensionati”, in modo da evitare spiacevoli sorprese…..dopo!

  3. Mi pare che il percorso tracciato sia chiaro.
    I concorsi per stabilizzare i precari che hanno un contratto in C e D saranno una pura formalità.
    Ormai per i politici e i sindacati contano solo i precari. Per i politici sono voti, Per i sindacati sono nuove tessere.
    I dipendenti di ruolo per politici e sindacati contano meno della merd……
    Verremo scavalcati e umiliati dai neoassunti senza che nessuno muoverà un dito.
    Dovremmo organizzarci per conto nostro attravero i social network (facebook) o il passaparola.

  4. Domanda: come verranno stabilizzati i precari che hanno un contratto in C e D? Questa selezione per titoli in cosa consiste? C’è il rischio che vengano assunti per chiata diretta? Mi pare che la legge imponga il concorso aperto a tutti…o forse mi sbaglio visto che viviamo nel paese della “discrezionalità e illegalità”.

  5. E I DIPENDENTI DELLA REGIONE ASPETTERANNO ANCORA PER PASSERE ALLA FASCIA D.
    SINDACATI MUOVETEVI

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