Finanziaria. Cancellati 30 articoli tranne quelli contro il personale

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La Finanziaria esce quasi dimezzata dal primo round in commissione Bilancio.

Il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, ha tolto dal testo 30 dei 69 articoli approvati dalla giunta.

Cancellate le riforme delle Opere Pie, delle Stazioni appaltanti e degli Istituti autonomi case popolari, con i relativi tagli ai finanziamenti.

Non c’è più nemmeno il taglio degli stipendi a sindaci e consiglieri comunali.

Dal punto di vista formale, secondo Ardizzone e il presidente della commissione Nino Dina, si tratta di «norme di natura eterogenea, estranee all’oggetto della Finanziaria, di natura localistica o microsettoriale».

Un’isola in bilico. Lo spettro del commissariamento della Regione

Certa stampa chiama “riforme” i tagli lineari al personale.

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Scrive MF Sicilia: “Le difficoltà finanziarie della Regione siciliana stanno tutte arrivando al pettine anche per mancati trasferimenti statali ma anche per un sistema che fino ad ora non è mai stato interessato da sostanziali leggi di riforma. E quando si cerca di metterle in atto una delle categorie interessate è subita pronta a scendere in piazza a manifestare. È successo nei giorni scorsi con i lavoratori regionali e l’ipotesi di equiparare le loro pensioni agli statali. Immancabili le manifestazioni di piazza”.

Pensioni. Un’apertura tutta da scoprire

Ieri pomeriggio l’Aran ha riferito che il governo sarebbe disponibile a rivedere la propria posizione in materia di pensioni.

Tra martedì e mercoledì l’Aran dovrebbe presentare una nuova formulazione degli articoli che riguardano la materia del prepensionamento che terrà conto delle osservazioni dei sindacati in materia di diritti acquisiti.

Secondo la nuova proposta, dovrebbe essere il lavoratore a decidere in modo volontario se andare in pensione o meno al raggiungimento dei requisiti. Nel primo caso manterrebbe il sistema misto contributo-retributivo; nel secondo caso perderebbe il diritto passando al sistema contributivo puro.

Dovrebbero essere cassati i commi 1 e 2 dell’articolo 4 del DDL in quanto incompatibili con la nuova formulazione.

Il nuovo sistema che non dovrebbe toccare le buonuscite, dovrebbe prevedere tuttavia delle penalizzazioni ancora da studiare e quantificare ma che dovranno essere ridotte al minimo rispetto al 10%.

La nuova proposta dovrà essere vagliata dai sindacati e approvata con delibera di giunta.

Il nuovo sistema di prepensionamento che ne verrebbe fuori sarebbe “stilizzato” (tanto siamo una regione autonoma(?)). Non si parlerebbe di esuberi o di dichiarazione di dissesto; non si parlerebbe di Fornero o pre Fornero ma ci potrebbe essere un sistema di quote “personalizzato”.

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Aran-SiciliaIeri nuovo incontro all’Aran per discutere i tagli al personale della Regione. Ma sigle ed esecutivo non trovano un accordo. Anzi, crescono i dubbi: “Sull’amministrazione si abbatteranno migliaia di ricorsi e nelle casse non ci sono i soldi per garantire migliaia di Tfr”.

Ma mentre si discute dei tagli ai dipendenti regionali, dalla manovra finanziaria saltano  i tagli ai gettoni dei consiglieri comunali, la riduzione dei componenti dei Consigli e la parte relativa ai permessi degli amministratori. C’ERA DA SCOMMETTERCI!!!

Pensioni, i sindacati minacciano un altro sciopero

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Una pioggia di ricorsi potrebbe abbattersi contro la norma della finanziaria che cancella il sistema misto, retributivo-contributivo, per 6mila dipendenti della Regione. E’ lo scenario che si prospetta secondo il Cobas/Codir se il governo Crocetta non stralcerà la norma dalla manovra.

E proprio il tema delle pensioni è la pregiudiziale posta dai sindacati autonomi che hanno “congelato” il confronto con l’Aran.

“Aspettiamo una risposta dall’Aran entro giovedì; se il governo non stralcerà la norma salta il tavolo e siamo pronti a scendere in piazza e a mettere in atto azioni di lotta”, avvertono i segretari regionali del Cobas/Codir, Marcello Minio e Dario Matranga. “Non intendiamo recedere di un millimetro – spiegano -. Le pensioni dei dipendenti della Regione sono stati equiparati a quelli dello Stato già nel 2004. Con questa norma, che è solo uno spot, il governo Crocetta vuole togliere i diritti acquisiti dai regionali assunti prima del 1986 e che quindi godono del doppio sistema, retributivo e contributivo”.