Norme sul personale in finanziaria. Rottura delle trattative. Si va allo sciopero unitario

Foto sit-inRottura delle trattative governo-sindacati dopo l’estremo tentativo da parte del governo di proseguire un dialogo sterile che ha prodotto solo una serie di bozze di legge sul prepensionamento (le ultime parecchio penalizzanti), lasciando irrisolte tutte le altre questioni che rientravano nel protocollo d’intesa.

Oggi pomeriggio, infatti, i sindacati erano stati convocati dall’assessore alla Funzione pubblica, presenti anche l’assessore al bilancio e il suo capo di gabinetto, il commissario dell’Aran e il capo della segreteria tecnica dell’assessore alla FP, per la presentazione di una proposta di emendamento in materia pensionistica che venisse incontro alle richieste dei sindacati.

Abbiamo purtroppo constatato in diretta che il governo non dialoga con sé stesso, sembra che ognuno parli a titolo personale.

Nel corso della riunione, infatti, le proposte avanzate dall’assessore alla Funzione pubblica per bocca del commissario dell’Aran sembrerebbe non abbiano convinto l’assessore al bilancio che ha abbandonato il tavolo lasciando il resto del governo in evidente imbarazzo.

A questo punto i sindacati hanno deciso, dopo una riunione tra le sigle, di proclamare lo sciopero unitario.

Pensioni dei regionali, intesa più lontana

Ars-vuota-foto-di-giorgio-ciaccio-624x300Riunione in prima commissione all’Ars sulle norme in Finanziaria che riguardano i dipendenti pubblici. Irritate le sigle sindacali. La Cgil: “L’assessore Leotta ha depositato un testo che sconfessa quanto detto all’Aran. Qui si recita una commedia”. La Cisl: “Il governo smentisce se stesso. Crocetta dica una volta e per tutte quali sono le sue intenzioni”.

La regione punta a 6000 pensionamenti?

Potrebbero raggiungere quota seimila gli esodi fra il personale regionale. Almeno a questo punta la Finanziaria. La quota 3500 indicata nelle bozze del documento come personale in esubero è, in realtà, la quota minima necessaria per dar corso ad un risparmio significativo negli anni a venire. Ma il governo punta ad far uscire dalla vita lavorativa attiva 6000 persone.

Il percorso, però, non è uguale per tutti.

Per convincere i dirigenti ad andare via non basta lo spauracchio degli esuberi. Ed ecco arrivare la norma incentivo tenuta ben nascosta ma che qualcuno sta già chiamando il “salva-dirigenti”. si tratta di una modifica della norma sui prepensionamenti che il governo siciliano avrebbe in mente di proporre in finanziaria e che consentirebbe anche a un gruppo di dirigenti della Regione di accedere alla pensione anticipata entro il 2020, con condizioni di maggior favore nonostante siano già allineati agli  statali e dunque agganciati al sistema contributivo puro.

Se dovesse passare la modifica, i dirigenti che hanno i requisiti andrebbero in pensione anticipata con un assegno più consistente in quanto il calcolo della pensione viene fatto non solo sulla retribuzione ma anche su altre voci come il salario accessorio.

Pensioni. Come al gioco dell’oca siamo tornati al punto di partenza e forse anche più indietro

Bozza-Leotta-1
Per scaricare la bozza in pdf clicca sopra l’immagine

Conclusa in tarda mattinata la convocazione della Commissione Legislativa all’Ars per discutere delle norme sul personale inserite nella bozza di Finanziaria.

Incredibilmente in commissione è spuntato l’assessore alla Funzione Pubblica Leotta che non ha mai preso parte alle riunioni all’Aran il quale, smentendo tutto il lavoro, buono o cattivo che sia, portato avanti dall’Aran, ha prodotto una nuova bozza che torna indietro rispetto alle piccole aperture che si era riusciti ad ottenere presso l’Aran.

La nuova bozza prevede sempre che per accedere al prepensionamento è necessario il doppio requisito di 61 anni e 7 mesi e una contribuzione minima di 35 anni oppure 40 anni di anzianità contributiva.

Restano per il “contratto 1” le INACCETTABILI penalizzazioni in base alla categoria di appartenenza:

  • 4% per il personale della categoria A;
  • 6% per il personale della categoria B;
  • 8% per il personale della categoria C;
  • 10% per il personale della categoria D;
  • 12% per il personale della fascia dirigenziale

È rimasto il conteggio effettuato non più sull’ultima retribuzione ma sulla media degli ultimi 5 anni e l’obbligatorietà della presentazione della domanda di pensionamento entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge, pena la decadenza dal beneficio del collocamento anticipato in quiescenza e l’applicazione del trattamento di quiescenza e previdenza in vigore per gli impiegati civili dello stato.

È rimasta, infine, la previsione che il beneficio del prepensionamento si applichi anche ai dipendenti del “contratto 2″ che conseguano il requisito (61 anni e 7 mesi e 35 di contributi) dalla data di entrata in vigore della legge e fino al 31 dicembre 2020.

Cosa cambia nella nuova bozza.

Nella nuova versione, viene fissata al 2020 la finestra di prepensionamento anche per i “contratto1”, mentre nella versione concordata all’Aran non c’era un limite al fine di consentire che tutto il “contratto 1” potesse fuoriuscire con gli stessi requisiti.

In sostanza le penalizzazioni nelle percentuali sopra descritte si applicano a tutto il “contratto 1”, però, chi raggiunge i requisiti fino al 2020 (61 e 7 mesi e 35 anni di contributi o, in alternativa, 40 anni di contributi) andrà via anticipatamente in basi ai suddetti requisiti. Coloro che non raggiungeranno i requisiti di cui sopra, fissati per il prepensionamento, andranno in pensione con le stesse percentuali di penalizzazione ma con i requisiti fissati dalla legge Fornero (66 anni e 11 mesi o 43 anni e 2 mesi di contributi per gli uomini e 42 anni e 2 mesi di contributi per le donne.

In conclusione, mentre si sta lavorando a diverse ipotesi quali ad es. cercare di migliorare la proposta Aran eliminando le penalizzazioni per coloro che dovessero restare, lasciandole solo per coloro che, volontariamente, volessero accedere al prepensionamento o, in alternativa effettuare un prepensionamento obbligatorio per tutto il contratto 1 con penalizzazioni minime in cambio di una fuoriuscita anticipata senza dovere attendere i 67 anni o i 43 anni di contributi, siamo, praticamente, tornati al punto di partenza.