Finanziaria. Taglio alle pensioni e modifica di norme contrattuali. Ecco come saranno i nostri ricorsi. Ma non prima del 14 luglio!

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Palermo, 2 luglio 2015

Il COBAS/CODIR comunica ai propri iscritti d’avere già predisposto i ricorsI alla Magistratura contro le norme sul personale contenute nella recente legge di stabilità regionale n. 9/2015.

I ricorsi verteranno su due macro direttrici:

1) contro i tagli delle pensioni sia per chi dovrebbe accedere al cosiddetto pensionamento anticipato e sia per coloro che resterebbero in servizio;

2) contro la modifica di alcune norme contrattuali (malattie, permessi, mobilità etc.) in spregio alla legge 10/2000 e alla contrattazione sindacale.

Il fine ultimo dei ricorsi sarà quello di chiedere alla CORTE DEI CONTI e al GIUDICE DEL LAVORO di eccepire, dinanzi la Corte Costituzionale, l’illegittimità costituzionale delle norme (per adire la Suprema Corte non esistono altri percorsi possibili).

IL TUTTO SARA’ AVVIATO ALLA CONCLUSIONE DEI TERMINI DI LEGGE PER UNA EVENTUALE IMPUGNATIVA DA PARTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI CHE SCADE IL 14 LUGLIO. Sarebbe inutile, infatti, oltreché inopportuno, presentare OGGI ricorsi contro la Legge di Stabilità che potrebbe essere impugnata vanificando le finalità dei ricorsi stessi.

NON OCCORRERA’, INOLTRE, SOTTOSCRIVERE ALCUN RICORSO COLLETTIVO: al fine di perseguire i percorsi di legge suddetti, infatti, per adire la Suprema Corte, occorrerà eccepire, in materia pensionistica, il ricorso anche di un singolo pensionato (già peraltro disponibile) e che ha già subito il danno derivante dai tagli nonostante, fra l’altro, sia già andato in pensione con i requisiti “Fornero” e in materia contrattuale, basterà anche uno dei primi decreti di decurtazione di somme relative ad esempio alle malattie.

SARANNO SUFFICIENTI, QUINDI, QUESTI DUE PASSAGGI LEGALI PER AVVIARE I RICORSI CHE, IN CASO DI DEFINIZIONE POSITIVA, AVREBBERO EFFETTO ERGA OMNES SU TUTTI I DIPENDENTI IN SERVIZIO NESSUNO ESCLUSO.

Il COBAS/CODIR si farà carico di tutti gli oneri derivanti dai ricorsi suddetti.

(A breve saranno fornite indicazioni precise su come e quando presentare le domande di pensionamento anticipato con l’inserimento di una postilla che eviti il rischio “esodati”).

www.codir.it

Mancano i soldi. Mezza finanziaria a rischio impugnativa. A rischio il prepensionamento 2017/2020

Sotto la lente del Ministero, poi, anche le norme sui prepensionamenti dei regionali. Secondo il governo Renzi, l’articolo previsto in finanziaria prevede “oneri non coperti”. Anche perché la norma siciliana, che prevede una finestra aperta fino al 2021, si porrebbe in contrasto con la legge nazionale, che limita i prepensionamenti fino al 2016. E dubbi sono stati sollevati anche sulla copertura finanziaria degli eventuali Tfr. E il governo Renzi, scendendo dal dettaglio tecnico a una considerazione generale afferma che la norma prevista in Finanziaria rappresenta una “ampia deroga, totalmente asistematica e foriera di richieste emulative comportanti ulteriori e rilevanti oneri per la finanza pubblica”. Insomma, altre Regioni potrebbero chiedere lo stesso trattamento della Sicilia, mettendo in crisi le casse dello Stato.

A proposito delle modalità di erogazione della buonuscita vi ripropongo un articolo passato inosservato

Ecco un articolo che probabilmente era sfuggito a tanti. 

Riguarda le modalità e i tempi di erogazione della buonuscita agli statali.

Attenzione!

In caso di prepensionamentoIl termine per il pagamento della buonuscita decorre dalla data teorica in cui sarebbe stato maturato il diritto a pensione secondo le regole Fornero


La buonuscita agli statali si paga dopo due anni

TFRIl lavoratore del settore privato che cessa dal servizio fa la sua domanda per avere la liquidazione del trattamento di fine rapporto e giusto il tempo necessario per il disbrigo materiale della pratica, in alcuni casi bastano 15 giorni e la somma viene accreditata con bonifico in banca. Lo stesso dicasi per gli aderenti alla previdenza complementare che decidono di riscuotere il 50% del capitale accumulato in unica soluzione oppure hanno diritto al 100% dello stesso. Il tempo di fare i calcoli e via con l’accredito.

Non così per i dipendenti pubblici che devono scontare fino in fondo il fatto di essere tali.

Resi invisi all’opinione pubblica, strattonati e vilipesi, quando finalmente raggiungono il diritto alla pensione naturalmente o perché ce li hanno mandati via prima in quanto  in esubero, prima di poter riscuotere le loro spettanze della buonuscita, devono aspettare due anni ancora. E se hanno bisogno? Se hanno bisogno si arrangiano o chiedono prestiti. Quest’è!

Fino al 2013 l’importo del  dei dipendenti pubblici che poteva essere pagato in unica soluzione, era di 90.000 euro ed i tempi di attesa 6 mesi per età o 12 per dimissioni. Si trattava di una norma troppo permissiva, così si è posto rimedio.

La legge di stabilità per il 2014 ha ridotto l’importo da 90.000 a 50.000 allungando i tempi di pagamento portandoli a 12 mesi per le cessazioni per raggiungimento del limite di età o di servizio e a ben 24 mesi per gli altri casi.

In virtù delle varie leggi emanate, fra i vecchi e nuovi importi, vecchie e nuove decorrenze si è creata un po’ di confusione anche fra gli esperti in materia. Così l’Inps ha emanato una apposita circolare, la circolare n. 73 del 5/6/2014 che riepiloga la complessa situazione venutasi a creare.

Ai dipendenti che vanno in pensione dal 1° gennaio 2014 e che maturano i requisiti per il pensionamento dalla stessa data, i trattamenti di fine servizio e fine rapporto, comunque denominati, sono così corrisposti:

  • in unica soluzione se  di importo pari o inferiore a 50.000 euro;
  • in due o tre rate annuali, se di ammontare superiore a 50.000 euro a seconda che l’importo complessivo superi i 50.000 euro ma sia inferiore a 100.000 (in tal caso le rate sono due: 50.000 la prima e la parte eccedente la seconda) ovvero sia pari o superiore a 100.000 euro (e in tal caso le rate sono tre: 50.000  la prima; 50.000 la seconda e la parte eccedente i 100.000 la terza).

Sempre per le cessazioni a decorrere dal 1.1.2014, e con riferimento al personale che matura il diritto a pensione a decorrere dalla stessa data, il termine di pagamento dei Tfs e dei Tfr  è stato elevato da 6 a 12 mesi.

Dipendenti che hanno maturato il diritto a pensione entro il 31 dicembre 2013

Per i dipendenti che cessano dal servizio dal 2014 ma che avevano maturato i requisiti pensionistici entro il 31 dicembre 2013, le indennità di fine servizio e di fine rapporto sono così  corrisposte:

  • in un unico importo annuale se l’ammontare complessivo della prestazione, al lordo delle relative trattenute fiscali, è pari o inferiore a 90.000 euro;
  • in due importi annuali se l’ammontare complessivo della prestazione, al lordo delle relative trattenute fiscali, è superiore a 90.000 euro ma inferiore a 150.000 euro; in tal caso il primo importo annuale è pari a 90.000 euro ed il secondo importo annuale è pari all’ammontare residuo;
  • in tre importi annuali se l’ammontare complessivo della prestazione, al lordo delle relative trattenute fiscali, è uguale o superiore a 150.000 euro; in tal caso il primo importo annuale è pari a 90.000 euro, il secondo importo annuale è pari a 60.000 euro e il terzo importo annuale è pari all’ammontare residuo.

Termini di pagamento

Termine breve: entro 105 giorni dalla cessazione.
In caso di cessazione dal servizio per inabilità o per decesso la prestazione deve essere liquidata entro 105 giorni dalla cessazione. L’ente datore di lavoro è tenuto a trasmettere la documentazione necessaria entro 15 giorni dalla cessazione; l’Inps, a sua volta, provvede a corrispondere la prestazione, o la prima rata di questa, entro i tre mesi successivi alla ricezione della documentazione stessa. Decorsi questi due periodi sono dovuti gli interessi.
Termine di 12 mesi
La prestazione non può essere liquidata e messa in pagamento prima di dodici mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro quando questa è avvenuta per:

  • raggiungimento dei limiti di età; a questo proposito si sottolinea che rientrano tra le cessazioni per limiti di età i collocamenti a riposo d’ufficio disposti dalle amministrazioni al raggiungimento del limite di età ordinamentale (65 anni per la maggior parte dei dipendenti pubblici), non modificato dall’elevazione dei requisiti anagrafici previsti per la pensione di vecchiaia;
  • cessazioni dal servizio conseguenti all’estinzione del rapporto di lavoro a tempo determinato per raggiungimento del  termine finale fissato nel relativo contratto di lavoro;
  • cessazione dal servizio a seguito di risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro;
  • Decorsi dodici mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro. Decorso tale termine, l’istituto deve mettere in pagamento la prestazione entro 3 mesi. Decorsi questi due periodi (complessivamente pari a 15 mesi)  sono dovuti gli interessi.

Termine di 24 mesi
La prestazione non può essere liquidata e messa in pagamento prima di 24 mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro, quando questa è avvenuta per cause diverse da quelle sopra richiamate, anche nell’ipotesi  in cui non sia stato maturato il diritto a pensione. Tra queste cause si ricordano in particolare:

  • le dimissioni volontarie, con o senza diritto a pensione anticipata;
  • il recesso da parte del datore di lavoro (licenziamento, destituzione dall’impiego etc.).

Nei casi rientranti nel termine in esame la gestione dipendenti pubblici non può procedere alla liquidazione e al pagamento della prestazione, ovvero della prima rata di questa, prima che siano decorsi 24 mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro.

Scaduto il termine, l’istituto deve mettere in pagamento la prestazione entro 3 mesi. Decorsi questi due periodi (complessivamente pari a 27 mesi) sono dovuti gli interessi.

Deroghe per chi ha maturato il diritto a pensione entro il 12 agosto 2011 (31 dicembre per il personale della scuola e dell’)

Non sono interessate dai nuovi termini le seguenti tipologie di dipendenti per i quali continua a trovare applicazione la disciplina previgente:

  • lavoratori che hanno maturato i requisiti contributivi ed anagrafici per il pensionamento, sia di anzianità che di vecchiaia (raggiunti limiti di età o di servizio) prima del 13 agosto 2011;
  • personale del comparto scuola e delle istituzioni di alta formazione artistica e specializzazione musicale (AFAM) interessato all’applicazione delle regole sulla decorrenza della pensione (rispettivamente dal primo settembre e dal primo novembre) e che ha maturato i requisiti per il pensionamento entro il 31 dicembre 2011; rientra in questa disciplina derogatoria anche il personale docente dipendente da istituzioni scolastiche comunali.

Per il personale interessato dalle deroghe sopra indicate, pertanto, i termini rimangono i seguenti:

  • 105 giorni per le cessazioni dal servizio per inabilità, decesso, limiti di età o di servizio previsti dagli ordinamenti di appartenenza  e per le cessazioni dal servizio dei contratti a termine;
  • 6 mesi  per tutte le altre casistiche.

I termini di pagamento del trattamento di fine servizio per il personale appartenente al comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico che cessa anticipatamente rispetto al limite ordinamentale
Deve essere applicato l’ordinario termine di pagamento di 24 mesi con riferimento a tutti i casi di collocamento a riposo avvenuti a seguito di dimissioni volontarie con diritto (maturato dopo il 12 agosto 2011) al pensionamento.
Diversamente, nel caso in cui l’iscritto abbia conseguito entro il 31 dicembre 2011 i 40 anni di anzianità contributiva ai fini pensionistici, il termine di pagamento è quello di sei mesi.
Camillo Linguella

Fonte: http://previdenzacomplementare.finanza.com/2014/06/16/la-buonuscita-agli-statali-si-paga-dopo-due-anni/

Buoni pasto. Nulla dovrebbe essere cambiato (aggiornamento)

Foto a pagina interaAggiornamento

Ieri sono stato allertato da alcuni colleghi che mi hanno inviato un articolo tratto da “La Legge per Tutti” secondo cui dal 1° luglio non sarebbe stato più possibile cumulare i buoni pasto per fare la spesa.

Certamente siamo di fronte ad una amministrazione allo sbando, e ciò che ci viene detto oggi può essere smentito domani. Comunque, da informazioni assunte, Il divieto di cumulo c’è sempre stato. Si tratta di un’ipocrisia che viene ricordata di volta in volta tanto per mettersi la coscienza a posto, come l’avviso sulle sigarette “nuoce gravemente alla salute”.

L’unica modifica (favorevole) riguarda il tetto dell’esenzione dei buoni pasto elettronici che è salito a 7 €.

Conti correnti sotto la lente del Fisco per smascherare i furbi dell’isee

Entro il 30 giugno banche e operatori finanziari devono comunicare all’Anagrafe tributaria i dati sulla giacenza media di tutti i conti correnti riferita all’anno precedente. Le informazioni finiranno del data base dell’Inps e saranno utilizzate direttamente per il calcolo dell’Isee.

Chiunque deciderà di presentare la domanda per avere l’attestazione del reddito familiare, per accedere alle prestazioni sociali agevolate o avere lo sconto sulle tasse universitarie, non dovrà quindi più autocertificare l’ammontare delle somme depositate in banca, in quanto i dati saranno acquisti a monte. I dati che ora arriveranno nell’Anagrafe tributaria, verranno incrociati con quelli di chi presenta la domanda per avere l’Isee.

Di fatto, per chi farà richiesta dell’attestazione del reddito familiare sarà impossibile barare.

Ma c’è di più. I dati che arriveranno all’Entrate, saranno utilizzati anche per effettuare controlli sulle richieste Isee presentate negli anni precedenti al 2015.

I grandi economisti sostengono Alexis Tsipras. Bagnai. Tutte le balle che vi dicono sulla Grecia

Alexis Tsipras SyrizaPiketty, Stiglitz e Krugman concordano sul fatto che dalla crisi greca vi sia solo una via d’uscita: quella di opporsi ai disegni della troika. Che sta portando l’Europa alla fame e lontana dai popoli.

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KRUGMAN, PREMIO NOBEL ECONOMIA: IL GIORNO DOPO CHE LA GRECIA ESCE DALL’EURO

KrugmanPaul Krugman sul New York Times, con ancora fresca la notizia della vittoria di Podemos nelle maggiori città spagnole, torna brevemente sul tema della Grecia e della sua possibile uscita dalla moneta unica. La grande paura dell’ormai screditato establishment europeo, ragiona il premio Nobel, non è che la Grecia fallisca, ma che possa riprendersi a seguito dell’uscita dall’euro, diventando così un esempio per tutti gli altri.

La parola all’esperto. Quando Monti diceva: “La Grecia dimostra il successo dell’Euro”

Il Presidente del Consiglio incaricato Mario Monti (cropped)Il giudizio del professore sulla situazione greca lascia sbalorditi. Soprattutto per quanto era lontano dalla realtà dei fatti, nonostante il senatore a vita fosse da tutti considerato l’uomo in grado di traghettare fuori dalla crisi l’Italia, forte delle conoscenze in campo economico e comunitario che aveva potuto accumulare nella sua lunga carriera accademica.

Evidentemente, il professore non aveva ben chiaro quello che stava succedendo. Nel suo intervento a “L’infedele” disse: “Stiamo assistendo al grande successo dell’euro, e qual è la manifestazione più concreta del grande successo dell’euro? La Grecia”. Atene colava a picco e già si annusava la crisi per tutta l’eurozona, ma Monti era certo che l’esempio della Grecia fosse da seguire.

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