Pensioni: stangata in arrivo con il ricalcolo contributivo. Perdita fino al 35%

Condizionare l’uscita anticipata di chi è ancora al lavoro al ricalcolo contributivo e cioè all’applicazione del metodo adottato ai contributi versati dal 1995 anche a quelli precedenti.

Il ricalcolo contributivo della pensione è una delle ipotesi sul tavolo per la riforma previdenziale. Secondo un vasto gruppo di commentatori ed esperti che si sono espressi nel dibattito in corso sulla riforma previdenziale, produrrebbe un taglio importante e iniquo, che potrebbe arrivare a superare il 30% dell’assegno lordo.

La proroga dello stato di emergenza per ora è solo un comunicato stampa. Non c’è traccia in gazzetta ufficiale

La proroga dello stato di emergenza fino al 31 marzo 2022 per adesso è solo un comunicato stampa: il decreto è stato deliberato in data 14 dicembre, ma a oggi in Gazzetta Ufficiale traccia di esso non c’è.

Cinque giorni fa il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Mario Draghi e del Ministro della salute Roberto Speranza, ha approvato un decreto-legge che prevede “la proroga dello stato di emergenza nazionale e delle misure per il contenimento dell’epidemia da COVID-19 fino al 31 marzo 2022. Per effetto del provvedimento, sono anche prorogati i poteri derivanti dallo stato di emergenza al Capo del Dipartimento della Protezione Civile, così come è prorogata la struttura del Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica. Restano in vigore altresì le norme relative all’impiego del Green Pass e del Green Pass rafforzato e ai test antigenici rapidi gratuiti e a prezzi calmierati. Il decreto stabilisce, infine, l’estensione, sino al 31 marzo 2022, della norma secondo cui il Green Pass rafforzato debba essere utilizzato anche in zona bianca per lo svolgimento delle attività che altrimenti sarebbero oggetto di restrizioni in zona gialla”.

Per ora c’è solo un comunicato stampa, nulla di più.

Rinnovo Contratto Pubblico Impiego 2021: gli ultimi aggiornamenti sulla trattativa

Tratto da lentepubblica.it

Rinnovo Contratto Pubblico Impiego 2021: gli ultimi aggiornamenti sulla trattativa tra Aran e Organizzazioni Sindacali per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro.


Sulla base di un nuovo testo presentato dall’Agenzia si sono analizzati gli articoli che ancora necessitano dì opportuni adeguamenti per poter dichiarare la trattativa in dirittura d’arrivo.

Gli ultimi aggiornamenti nello specifico arrivano nella recente due giorni dedicata al confronto tra le parti.

Scopriamo quali sono stati i punti attenzionati nell’ultimo confronto.

Rinnovo Contratto Pubblico Impiego 2021: gli ultimi aggiornamenti sulla trattativa

Sul fronte della trattativa contrattuale e su quello delle modifiche da proporre alla legge di Bilancio, i sindacati vogliono effettivamente rendere esigibile l’obiettivo di permettere:

  • al personale delle attuali prime aree, dopo la trasposizione automatica alla nuova area degli operatori, di passare alla nuova area degli assistenti
  • e al personale attualmente inquadrato nelle seconde aree, dopo la trasposizione alla nuova area degli assistenti, di passare all’area dei funzionari.

Così come servono risorse adeguate dalla legge di Bilancio per incrementare i Fondi risorse decentrate di tutte le amministrazioni per permettere il concreto avvio delle procedure per le nuove progressioni economiche, oggi rese sempre più difficile per la scarsità di risorse stabili nella contrattazione integrativa.

Inoltre allo stato attuale si studiano miglioramenti nei seguenti ambiti.

Sulla parte normativa potrebbe arrivare:

  • il miglioramento degli articoli 32 e 36 del Ccnl 2016/2018 sui permessi personali e per visite specialistiche con l’eliminazione dell’impedimento all’utilizzo nella stessa giornata di più permessi purché non consecutivamente;
  • e l’eliminazione della rigidità sul preavviso per l’utilizzo dei congedi riservato alle donne vittime di violenza.

Sulla parte economica ci sarebbe:

  • la possibilità lasciata alla contrattazione integrativa di elevare i valori di alcune indennità (posizioni organizzative e responsabilità) salvaguardando gli accordi già esistenti;
  • e la conferma della normativa per cui al lavoratore che ottiene una progressione tra le aree viene mantenuta la parte di retribuzione eccedente il valore del nuovo stipendio tabellare.

Il prossimo 21 dicembre il presidente Aran ha convocato nuovamente le parti per la verifica delle disponibilità delle singole organizzazioni a siglare la preintesa.

Pensioni, nuovo allarme conti: troppe uscite anticipate

Le troppe deroghe pensionistiche alla legge Fornero e il perdurare della pandemia. Una miscela quasi esplosiva che sta mettendo a dura prova il nostro sistema di Welfare. Con una spesa pensionistica che è la seconda dell’area Ocse. E che sta colorando di rosso i conti dell’Inps. L’istituto guidato da Pasquale Tridico chiuderà l’esercizio 2021 con un risultato negativo di 20,2 miliardi.

Anche se lo stesso presidente dell’Inps fa notare che il disavanzo è più contenuto rispetto a quello del 2020 (-27,1 miliardi) e che la causa principale è da ricercare negli interventi adottati per fronteggiare l’emergenza Covid. Ma Tridico conferma anche gli squilibri che stanno patendo le gestione pensionistiche dei lavoratori autonomi e dei dipendenti pubblici.

Progressioni verticali o accesso per concorso alla nuova quarta area? Le professionalità nella PA ci sono o non ci sono? Si può avere chiarezza?

Dal sito blogspot.luigioliveri.it

Sul Sole 24 Ore del 29.11.2021, l’ottimo Francesco Verbaro nell’articolo “La quarta area non può essere un nuovo promuovificio”, centra un punto delicatissimo della riforma del lavoro pubblico, attivata col d.l. 80/2021 e perseguita con la contrattazione nazionale che sta per istituire la “quarta area” delle elevate professionalità.

Verbaro ricorda quanto avvenne alla fine degli anni ’90 del secolo scorso, quando i contratti collettivi introdussero per la prima volta le progressioni verticali, cioè sistemi per promuovere i dipendenti verso qualifiche professionali più elevate: si diede vita alla corsa alle progressioni, appunto al “promuovificio”, che assicurò migliori inquadramenti e stipendi a tantissimi dipendenti, anche prescindendo dal possesso del titolo di studio e, soprattutto, da una corretta analisi delle competenze.

Le progressioni verticali dovrebbero essere attivate non per tenere buoni i sindacati o comunque avere consenso tra i dipendenti. Bisognerebbe utilizzare questa leva come metodo per indurre i dipendenti ad una maggiore qualificazione professionale, mediante formazione ed esperienze da certificare. E attivare le progressioni solo a valle di un’attenta indagine appunto sulle competenze acquisite ed il potenziale presente nei dipendenti. Non si tratta di conferire sul campo un maggiore “grado”, ma di dipanare in modo efficace una competenza adeguata ad un fabbisogno.

La differenza tra la progressione verticale ed un concorso pubblico dovrebbe stare in questo: il concorso si attiva per reperire nel “mercato” aperto una certa competenza professionale, inesistente nell’organico; la progressione serve ad inquadrare correttamente una competenza che invece in via prognostica si assuma esista.

Attivare le progressioni tanto per promuovere e lasciare contenti dipendenti e sindacati non solo non serve a molto, ma è controproducente: sul piano formale si dà l’apparenza di una dotazione sufficiente di competenze, mentre, invece, al grado acquisito non corrisponde realmente l’insieme delle abilità e competenze operative richieste, come si è visto con le ondate di progressioni verticali, alle quali si pose rimedio nel 2009, con la riforma Brunetta che chiuse con le promozioni riservate agli interni e le consentì solo nell’ambito di concorsi pubblici con riserva di posti.

La nuova riforma Brunetta torna al passato: niente più progressioni mediante concorsi pubblici con riserva di posti, bensì prove comparative riservate agli interni.

Il rischio è, appunto, la nuova esplosione dei promuovifici, anche allo scopo di coprire i ranghi della nuova quarta area.

E’ certamente meritorio provare ad ampliare i percorsi di carriera nella PA, anche per renderla maggiormente attrattiva nei riguardi di chi possieda i profili di professionalità elevata necessari per le nuove sfide.

Tuttavia, la riforma appare permeata da incoerenze e dall’assenza di indicazioni operative cogenti, volte ad evitare che la quarta area si riduca ad una verticalizzazione formale, senza acquisizione delle necessarie professionalità Non si capisce come sia possibile, infatti, tenere insieme, nelle medesime riforme, l’idea che nella PA manchino professionalità adeguate alle necessità, in particolare del Pnrr, tanto che si attivano processi di reclutamento straordinari e un nuovo inquadramento e, contestualmente, l’idea di estendere a dismisura le progressioni verticali, anche per accedere alla nuova quarta area .

La domanda alla quale rispondere è: le professionalità, nella PA, ci sono o non ci sono? La risposta, per essere fondata e ponderata, non può essere “un po’ e un po’”. O le professionalità non ci sono e, quindi, la quarta area si copra solo con mirati accessi dall’esterno, come evidenzia Francesco Verbaro. Oppure ci sono: ma allora, insieme al profluvio di progressioni verticali non si capisce a cosa servano le modalità straordinarie di reclutamento.

Articolo 4/2021. Prestiti agevolati al personale in servizio ed in quiescenza

E’ pubblicato sul portale istituzionale del Fondo l’avviso 4/2021, per l’erogazione di prestiti agevolati a dipendenti della Regione siciliana in servizio o in quiescenza. Complessivamente sono disponibili risorse per 2,35 mln di euro. Istanze dal 20 dicembre al 31 dicembre 2021, con apposita modulistica scaricabile online.

Le risorse a disposizione per le domande di prestiti, ai sensi del presente avviso, sono le seguenti:
-Nr. 30 prestiti pluriennali (o rinnovi di prestiti intrattenuti esclusivamente con il F.P.S.) per il personale in servizio fino a un massimo di Euro 40 mila – totale Euro 1.200.000,00;
-Nr. 20 prestiti pluriennali (o rinnovi di prestiti intrattenuti esclusivamente con il F.P.S.) per il personale in quiescenza fino a un massimo di Euro 40 mila – totale Euro 800.000,00;
-Nr. 25 piccoli prestiti da Euro 10 mila – totale Euro 250.000,00
-Nr. 05 prestiti per studi universitari e post universitari per i figli fino a un massimo di Euro 20 mila – totale Euro 100.000,00.

Rinnovo contratto statali 2019-2021. Nella bozza presentata dall’Aran alcuni spunti interessanti e sulla riclassificazione c’è una norma di prima applicazione

Al fine di tener conto dell’esperienza e professionalità maturate ed effettivamente utilizzate, in fase di prima applicazione del nuovo ordinamento professionale ed in via transitoria le amministrazioni possono……(leggi pag. 19, 20 e 21).


Decreto Reclutamento: c’è un tetto alle Progressioni Verticali

Lo smart working non può essere ridotto ad un mero benefit

Sul Sole 24 Ore, il sempre ottimo Gianni Trovati, con l’articolo “Pa, per lo Smart Working niente categorie prioritarie” rende noto che la contrattazione nazionale collettiva ha eliminato dalle bozze la previsione di corsie preferenziali allo smart working per categorie come i genitori di bambini fino a tre anni, portatori di handicap o chi assiste famigliari disabili.

Le bozze del Ccnl Funzioni Centrali stavano trasformando il lavoro agile, anzi travisandolo, in una sorta di misura di welfare.

Il lavoro agile è un sistema di organizzazione del lavoro, capace di conciliare esigenze di produttività dell’impresa e interessi dei lavoratori a svolgere la propria attività senza vincoli di luogo e tempo, ma di risultato.

L’articolo 18 della legge 81/2017 sul punto appare chiarissimo: “Le disposizioni del presente capo, allo scopo di incrementare la competitività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro promuovono il lavoro agile quale modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato”.

Senza troppa necessità di ribadire, come invece stato fatto, con leggi, decreti, circolari, linee guida, che scopo del lavoro agile è aumentare l’efficienza (altro modo di concepire la “competitività” di cui parla la legge), sarebbe stato sufficiente tenere presente questo elemento per lasciare ai datori, pubblici e privati, modo di scegliere se, come e in che misura organizzare il lavoro agile. Abbandonando i tanti slogan (“mai più sportelli chiusi per smart working”) e comprendendo che il lavoro agile accompagna verso una modalità di espletamento del lavoro che inevitabilmente si libera da vincoli.

La progressiva digitalizzazione delle attività, digitalizza anche i risultati da esse derivanti e, dunque, anche il lavoro.

Una dimostrazione semplicissima, che va a dimostrare la progressiva inutilità della presenza di lavoratori agli sportelli: i biglietti del treno. La possibilità di comperarli attraverso i portali in rete, rende ormai del tutto marginali gli “sportelli” ove gli addetti alla biglietteria non ci sono quasi più, anche perchè le macchine erogatrici nelle stazione, connesse a loro volta alla rete, permettono di acquisire i biglietti anche ai meno “smanettoni” in internet.

Di questa china si sono accorte da tempo le agenzie di viaggi, le compagnie aeree, gli alberghi, i venditori.

Ma, se ne sono accorti anche i clienti, liberati dalla necessità di andare in giro, inquinando, cercando posteggio per i mezzi privati o affollando mezzi pubblici, sottraendo sì tempo alle proprie esigenze familiari o al lavoro (per la necessità di prendere permessi): i clienti adesso acquisiscono biglietti, prenotazioni, beni, servizi da remoto.

Si è tradotta l’espressione smart working con lavoro agile; in realtà si dovrebbe utilizzare una perifrasi più ampia: lavoro reso in modo intelligente e pratico. Il cui beneficio finale non è nè solo del lavoratore, dispregiativamente tacciato come uno che “sta a casa” invece di “andare a lavorare; nè solo del datore, che riorganizzandosi accorcia i processi produttivi, investe in tecnologia, risparmia sui costi energetici e patrimoniali, raggiunge molti più clienti; è, soprattutto, dei clienti e degli utenti, in ultima analisi di tutti.

Ecco perchè è bene che la contrattazione collettiva pubblica esca dall’equivoco di considerare il lavoro agile come un benefit.