Rinnovo CCRL 2019-2021. Convocazione Aran Sicilia del giorno 21 e 22 aprile 2022. Proposta contrattuale incompleta

In relazione alla convocazione per i giorni 21 e 22 aprile 2022, presso la sede dell’Aran Sicilia, in Palermo, con allordine del giorno il rinnovo del Contratto collettivo regionale del comparto non dirigenziale per il triennio 2019-2021, avendo ricevuto a mezzo posta certificata (in data odierna) copia della proposta elaborata sulla base delle direttive del governo regionale e (si presume) sulla base delle indicazioni richieste alle organizzazioni sindacali nelle sedute precedenti, con la presente si rappresenta che nella stessa a meno che non si tratti di un refuso non sono contenute le questioni contrattuali maggiormente attese dalle organizzazioni sindacali che rappresentano la maggioranza dei lavoratori regionali in sede di rinnovo contrattuale per il triennio 2019/2021.
In sintesi, per semplificare, non sono presenti i contenuti dei seguenti titoli contrattuali: Titolo III° (Ordinamento professionale), Titolo V° (Lavoro a distanza), Titoli da VII° in poi (struttura della retribuzione e del salario accessorio e indennità).

Alla luce di quanto sopra, si significa che, in assenza del documento su cui confrontarsi, si reputa non possibile potere procedere proficuamente ai lavori che non possono a nostro avviso – essere condotti in modo frammentario. Il CCRL deve, infatti, essere valutato nella sua interezza e certamente non può non ricomprendere sin dallinizio le questioni che sono state sottolineate come fondamentali per le scriventi oo.ss.

Si porgono distinti saluti


Aran Sicilia. Convocazione riunioni 21 e 22 aprile

Riclassificazione del personale Regione siciliana. Richiesta rinegoziazione accordo Stato-Regione

La Giunta Regionale, con delibera n 135 del 23 marzo 2022, ha impartito la direttiva all’ARAN Sicilia per il rinnovo del contratto di lavoro per il personale del comparto non dirigenziale della Regione Siciliana e degli Enti di cui all’articolo 1 della legge regionale 15 maggio 2000, n 10. Per il triennio 2019-2021, nella parte riguardante il quadro finanziario ha richiamato una norma nazionale contenuta nel comma 612 del dell’articolo 1 della legge 30 dicembre 2021, n. 234, ponendo il limite dello 0,55% del monte salari 2018 come limite della spesa da destinare alla riclassificazione del personale regionale decretando di fatto non solo un limite di spesa ma anche un limite oggettivo alla possibilità di potere riclassificare il personale regionale.

L’articolo 1, comma 612 della legge 30 dicembre 2021, n. 234, Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024 prevede quanto segue:
“612. Le risorse di cui all’articolo 1, comma 436, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, e all’articolo 1, comma 959, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, sono integrate, a decorrere dal 2022, della somma di 95 milioni di euro comprensiva degli oneri riflessi a carico dell’amministrazione e dell’IRAP, al fine di definire, nell’ambito della contrattazione collettiva nazionale relativa al triennio 2019-2021 del personale non dirigente di cui all’articolo 2, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, i nuovi ordinamenti professionali del personale appartenente alle amministrazioni statali destinatario delle disposizioni contrattuali relative al triennio 2016-2018 che hanno previsto l’istituzione delle commissioni paritetiche sui sistemi di classificazione professionale nel limite di una spesa complessiva non superiore allo 0,55 per cento del monte salari 2018 relativo al predetto personale. Per il corrispondente personale dipendente da amministrazioni, istituzioni ed enti pubblici diversi dall’amministrazione statale, alle finalità’ di cui al primo periodo si provvede mediante integrazione, a carico dei rispettivi bilanci, delle risorse relative ai contratti collettivi nazionali di lavoro 2019-2021 definite ai sensi dell’articolo 48, comma 2, del citato decreto legislativo n. 165 del 2001, secondo gli indirizzi impartiti dai relativi comitati di settore ai sensi dell’articolo 47, comma 2, dello stesso decreto legislativo n. 165 del 2001, nei limiti della medesima percentuale del monte salari 2018 di cui al primo periodo”.

Il monte salari 2018 del comparto non dirigenziale della regione siciliana è pari a € 620.017.339,00, mentre lo 0,55% di tale importo risulta essere pari a € 3.410.095,36.

Le risorse, al lordo degli oneri riflessi pari al 40,61%, che il governo regionale ha appostato per il rinnovo contrattuale, riportate nella delibera 135 del 23 marzo 2022, risultano essere pari a € 43.959.231,00 così suddivise € 8.060.226,00 per il 2019, € 12.462.349,00 per il 2020, € 23.436.656,00 per il 2021. Le unità di personale al 31 dicembre 2018 destinatarie del rinnovo contrattuale triennio 2019-2021 risultano essere pari a 12.731 unità.

Le suddette risorse, necessarie ad assicurare la copertura degli oneri degli incrementi economici conseguenti al rinnovo contrattuale, all’1,30% per l’anno 2019, 2,01% per l’anno 2020, 3,78% a regime a decorrere dell’anno 2021.

Per il rinnovo del contratto di lavoro del comparto non dirigenziale della regione siciliana triennio 2019-2021 l’ammontare complessivo, comprensivo di oneri riflessi, ammonterebbe a circa € 28.000.000,00.

Pertanto a fronte di € 43.959.231,00, togliendo le risorse necessarie per il rinnovo contrattuale (circa 28.000.000,00) resterebbero circa € 15.959.231,00 detraendo le ulteriore risorse (0,55% del monte salari 2018 pari a € 3.410.095,36) stabilite dalla normativa nazionale e riportate nella delibera di giunta regionale n 135 del 23 marzo 2022, resterebbe la somma di circa € 12.549.135,64 che non potendo essere utilizzata risulterebbe economie di bilancio.

In buona sostanza, possiamo concludere che a fronte di quanto stanziato dal governo regionale per il rinnovo del contratto di lavoro del comparto non dirigenziale € 43.959.231,00 soltanto circa € 31.410.095,36 potrebbe essere utilizzata.

Necessiterebbe pertanto, non tanto avere ulteriori somme come dichiarato recentemente dall’assessore regionale alla funzione pubblica ma – in considerazione che non si chiede una progressione di carriera ma una totale riclassificazione in un nuovo sistema classificatorio che potrà anche avere riflessi di progressione di carriera – prevedere la deroga dello sforamento dello 0,55% (prevista per le semplici progressioni) avendo a disposizione la somma già stanziata di € 43.959.231,00 (di cui sarebbero utilizzabili in atto soltanto € 31.410.095,36).
Se così non dovesse essere, non si potrà procedere a creare un nuovo sistema classificatorio che consenta alla Regione di potere utilizzare al meglio le risorse umane disponibili non consentendo alcuna riclassificazione del personale regionale con grave danno alla macchina organizzativa ormai non più dotata delle qualifiche funzionali necessarie per potere portare avanti la missione amministrativa assegnata dalle leggi.

Occorre quindi una rimodulazione che consenta una deroga, da concordare se necessario con il governo nazionale, per rivedere il limite dello 0,55% considerato che ci si trova davanti a una norma di prima applicazione in via transitoria per consentire alla macchina regionale di riorganizzarsi attraverso la riclassificazione di tutto il personale regionale in un nuovo sistema classificatorio e non nella previsione di semplici progressioni di carriera a regime come, invece, previsto in ambito nazionale: ambito in cui in questi ultimi venti anni, più volte, si è proceduto a procedure di progressioni di carriera, mentre in Regione Siciliana da ben 21 anni non è stata attivata alcuna procedura di progressione circostanza che richiede appunto una norma di prima applicazione attraverso la contrattazione sindacale.
In definitiva si sottolinea che non si chiedono ulteriori risorse oltre quelle già stanziate ma semplicemente la possibilità di utilizzare le risorse già stanziate per il rinnovo contrattuale anche ai fini della riclassificazione con una norma di prima applicazione per tutto il personale.