Pensioni, l’Italia non ancora in sicurezza. Sentite quali sono le raccomandazioni….
Nonostante le grandi correzioni effettuate negli ultimi vent’anni, il sistema pensionistico italiano ha ancora troppe pecche, e corre ancora rischi in caso di eventi avversi. In altre parole, non è stato affatto messo “in sicurezza”.
Ad affermarlo è una ricerca internazionale indipendente fatta in collaborazione con l’Australian centre for financial studies che Repubblica riporta in esclusiva insieme al Financial Times.
Se il sistema italiano è così fragile è dunque tutto dovuto al suo livello di “sostenibilità”. Le ragioni di questa lacuna sono svariate, ma le principali sono tre.
La prima è, semplicemente, demografica ed è nota: la popolazione italiana è fra quelle che invecchiano più rapidamente.
Alla seconda pensiamo molto poco: l’alto livello di debito pubblico impedisce allo Stato di intervenire in caso di necessità, e si sa che in Italia nei prossimi anni ci sarà la cosiddetta “gobba” previdenziale con troppi pensionati e pochi lavoratori attivi. Inutile dunque attendersi un aiuto da una crescita, seppur temporanea, del debito pubblico. Il terzo elemento di debolezza è che il sistema italiano è troppo spostato sulla parte pubblica e poco su quella privata (fondi pensione) che invece si autosostiene.
Ed ecco la raccomandazioni dei ricercatori australiani dirette all’Italia:
1) va incrementata la quota di fondi pensione e di versamenti a forme volontarie che nel lungo termine spostano il peso della pensione dallo Stato agli stessi lavoratori;
2) va aumentata ancora l’età pensionabile;
3) va ridotta la possibilità di un ritiro anticipato, accrescendo la quota di lavoratori attivi nelle età più avanzate;
4) infine, una riduzione del debito pubblico renderebbe più solido anche il sistema previdenziale.