Ciao Mary

Oggi pomeriggio ho appreso una notizia che mi ha rattristato molto.

Ci ha lasciato prematuramente la collega della Funzione Pubblica Mary M.

Alla famiglia vanno le mie più sentite condoglianze.

Ciao Mary.

Nella legge di stabilità Renzi stanzia solo 200 milioni per il rinnovo dei contratti pubblici. Meno di 6 € lordi al mese

Il Sole 24 Ore del 18 ottobre 2015. Per scaricare l’articolo clicca sopra l’immagine

Con una dote iniziale da 200 milioni di euro la macchina dei rinnovi contrattuali nel pubblico impiego difficilmente potrà fare molta strada. A certificarlo è la reazione da parte dei sindacati che, in coro, hanno protestato contro una cifra largamente inferiore alle loro attese e hanno annunciato varie forme di mobilitazione nei prossimi giorni. Duecento milioni valgono circa il 2 per mille della massa salariale del pubblico impiego (escluse Regioni e autonomie locali, chiamate a pagarsi i costi del rinnovo), per cui si tradurrebbero in aumenti mensili lordi che nei ministeri oscillano intorno ai sei euro. Nel tentativo di far comunque partire la trattativa, la manovra prova a sgombrare il campo da uno degli ostacoli alzati dall’obbligo di iniziare ad applicare la riforma Brunetta. La pubblica amministrazione dovrebbe infatti riunirsi in quattro maxi-comparti, rimescolando i confini attuali soprattutto nell’ambito dell’amministrazione centrale divisa fra ministeri, enti pubblici (Inps, Aci e così via), presidenza del Consiglio e agenzie fiscali.

La riforma della geografia contrattuale escluderebbe dai tavoli delle trattative una serie di sigle sindacali, che oggi raggiungono le soglie minime per la rappresentatività (media del 5% tra iscritti e voti nelle Rsu) solo grazie alle dimensioni più ridotte delle basi di calcolo rappresentate dai comparti attuali. Per aggirare l’ostacolo, le bozze di manovra circolate finora resuscitano una regola della Finanziaria per il 2009 che permette di attribuire le somme in busta paga in via transitoria anche senza l’accordo con i sindacati (l’articolo 2, comma 35 della legge 203/2008 parla di erogazione «sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative»). La mossa servirebbe anche a evitare il secondo problema posto dalla riforma Brunetta, che imporrebbe di istituire in ogni amministrazione le tre fasce di merito per graduare il peso dei premi: impresa difficile in generale, e quasi impossibile con pochi euro lordi a testa sul piatto.

In Regioni ed enti locali, invece, il rinnovo peserebbe sui bilanci delle singole amministrazioni, che dovrebbero farlo rientrare nei vincoli alla spesa di personale. (Gianni Trovati – Il Sole 24 Ore)

Commento

Ritengo particolarmente offensivo per la dignità dei dipendenti pubblici uno stanziamento che, se confermato, porterebbe aumenti medi mensili di circa 6 euro lordi. Del resto il saldo della manovra che prevede la riduzione fittizia delle tasse, compresa l’abolizione della tassa sulla prima casa anche per i miliardari, deve essere pari a ZERO. Ovvero per compensare il taglio delle tasse bisogna recuperare i soldi (ecco perchè il taglio è fittizio) da qualche altra parte (tagli alla sanità, alla scuola, all’università, oltre ai tagli quasi invisibili delle detrazioni fiscali e delle spese medica nella dichiarazione dei redditi.

Una controfinanziaria dei dissidenti del PD? Gira un documento sulla «deriva del Pd». Dopo l’addio di D’Attorre si riparla di scissione

Una controfinanziaria dei dissidenti
Corriere della Sera del 18 ottobre 2015. Per scaricare l’articolo clicca sopra l’immagine

Lo strappo di un bersaniano di stretta osservanza come D’Attorre ha portato a galla il profondo malessere di tanti che, a sinistra, non si riconoscono nelle scelte di Renzi.

L’idea della scissione di un’intera area toma a riaffacciarsi. Per quanto Roberto Speranza assicuri che «non uscirà neanche con le cannonate». L’ex capogruppo a Renzi chiede «di non fare spallucce davanti alla sofferenza profonda che c’è nel nostro popolo» e rivela la fatica di spiegare sul territorio le ultime mosse da «Robin Hood al contrario», che ruba ai poveri per dare ai ricchi: «Togliere la tassa sulla casa ai miliardari è una enormità». E la scissione? «Non esiste. Dobbiamo batterci nel Pd». Tra i parlamentari che sondano il terreno fuori dal Pd e dialogano con Fassina, Civati e D’Attorre, gira un documento riservato sulla «deriva del Pd».

Ogni tanto qualcuno più coerente lascia. Altri dichiarano di volere fare la battaglia all’interno del PD e restano avallando le scelte scellerate del governo Renzi. Per molti prevale la paura di dover poi uscire dal Pd senza un approdo, convinceranno i più a turarsi il naso.

Commento

Per me è tutta una manfrina concordata per raccogliere il consenso degli elettori renziani e antirenziani all’interno di un unico contenitore: il PD.

Mutazione genetica del PD. Il Bersaniano D’Attorre annuncia la sua uscita dal partito. “Questa legge di stabilità non la voto”

Dal sito di Beppe Grillo “Renzi e Verdini, la riforma ‘prostituzionale’ approvata con i voti di indagati e condannati”

La legge di stabilità – dice D’Attorre – Porta a compimento la mutazione genetica del Pd.

«L’abbraccio con la destra mi pare perfettamente coerente con le scelte di fondo. Al centro c’è l’abolizione della tassa sulla prima casa per tutti, compresi i proprietari di castelli. Neppure Berlusconi si era spinto fin lì. A fronte di questo si riduce la spesa per la sanità in rapporto al Pil».

«Non c’è nulla per la flessibilità in uscita per le pensioni e ci sono briciole persino insultanti per i dipendenti pubblici, dopo cinque anni di blocco contrattuale. Sul Sud siamo alle chiacchiere…».

«E poi c’è la ciliegina sulla torta sull’uso del contante, che trasmette un messaggio inquietante in termini di lotta all’evasione e alla corruzione».