Contratto statali. I sindacati di base bocciano l’accordo. Ecco i motivi

Fonte: estratto dell’articolo pubblicato su Pop Hoff Quotidiano

«Un risultato storico. Un contratto che da più diritti e archivia la legge Brunetta». Incredibile a dirlo ma queste sono le dichiarazioni della segretaria generale della Fp Cgil, Serena Sorrentino, dichiarazioni riportate dai siti di alcuni dei giornali nazionali e che stridono con quanto scritto nella bozza di contratto da giorni pubblicata sul sito del Sindacato generale di base. Al contrario, cgil cisl uil quella bozza l’hanno tenuta nascosta senza mai discuterla con delegati rsu e con i lavoratori e le lavoratrici delle funzioni centrali.

Di uguale tenore sono le dichiarazioni della Cisl, per loro il “fine è quello di dare un giusto riconoscimento, nell’interesse dei cittadini e del Paese, alle tante professionalità a disposizione del sistema nazionale dei servizi pubblici”, per loro nessun dubbio: il contratto restituisce certezze e una non meglio definita normalità nelle relazioni sindacali.

Al di là delle dichiarazioni dell’apparato di cgil cisl uil,  il contratto non archivia la Brunetta, anzi a leggere la bozza è vero piuttosto l’esatto contrario, bozza che prevede alla voce “criteri per la definizione del premio aziendale” quote significative della produttività (con tanto di percentuale) erogate solo a una minoranza di personale. Siamo in presenza allora a una ridefinizione soft della Brunetta “superandola” ma nei fatti lasciandone in vita l’impianto complessivo. Non ci saranno più  le fasce dentro cui rinchiudere la erogazione della produttività dei dipendenti ma viene comunque sancito il concetto che una minoranza avrà diritto a quote maggiori della produttività di tutti\e, nella sostanza la cultura meritocratica e divisoria della Brunetta viene fatta propria da Cgil cisl uil, addomesticata ma accettata.

Dopo 9 anni di blocco contrattuale non c’è alcun recupero del  potere di acquisto e di quello contrattuale.

cgil cisl uil rivendicano tre risultati raggiunti, ossia maggiore salario, più diritti e il rafforzamento del potere contrattuale ma nessuno dei tre obiettivi prima menzionati è stato raggiunto.

Proviamo allora a confutare i tre punti

Maggiore salario?

No. Questi aumenti, risultato di un impegno assunto con accordo un anno fa, sono aumenti irrisori e stabiliti a tavolino secondo la disponibilità del Governo e soprattutto in linea con i dettami della austerità alle cui regole la Pubblica amministrazione è stata piegata. Da una analisi del sindacato SGB (Sindacato Generale di Base) si evince che la perdita salariale annua nel PI è stata di1000 euro all’anno, non saranno allora le cifre erogate a farci recuperare potere di acquisto.

Maggiori diritti?

No, anche sul fronte tutele e diritti dei significativi passaggi indietro, i diritti diminuiscono perché lavoratrici e lavoratori si fanno carico di quanto dovrebbe dovrebbe essere pacifico riconoscere in uno stato di diritto, al contrario insomma delle ferie solidali già sperimentate nel privato. Si barattano diritti inalienabili con misure di welfare aziendale, di previdenza e sanità integrativa, un modello contrattuale a perdere che ormai riguarda indistintamente privato e pubblico.

Cedere le ferie al collega malato non è solo un atto di solidarietà ma il risultato dello smantellamento di tutele individuali e collettive che le normative dovrebbero prevedere in molti casi e che invece sono state soppresse scaricando su di noi l’onere di una solidarietà che stato e padroni non vogliono più avere.

E poi con gli orari multiperiodali, la flessibilità spinta alle estreme conseguenze, si portano solo vantaggi al datore di lavoro che potrà decidere i nostri  tempi di lavoro e di vita  risparmiando perfino sugli straordinari. Non è certo una vittoria avere conservato l’orario settimanale di 36 ore quando aumentano i carichi di lavoro e le mansioni esigibili.

Dietro i comunicati sindacali si nasconde un’altra realtà, ossia  avere ceduto su tutto, dagli orari flessibili ai multiperiodali fino a piegare i tempi di vita alle esigenze aziendali, arretramento nella normativa che disciplina permessi e malattia, inaspriti i codici disciplinari. La filosofia padronale si è definitivamente impossessata del contratto degli statali e prossimamente analogo discorso varrà per gli altri comparti pubblici.

Maggiore contrattazione?

Le materie più importanti restano solo oggetto di sola informazione, ordinamenti professionali riscritti per aumentare le mansioni esigibili e a costo zero. E poi? Si rimanda alla contrattazione di secondo livello su alcune materie nell’ottica di strappare alle Rsu, con il ricatto del salario accessorio, accordi a perdere., la contrattazione di secondo livello si presta del resto a stravolgere anche i contratti nazionali, belli o brutti che siano. L’obiettivo, raggiunto, del Governo con la complicità di Cgil Cisl Uil, era quello di costruire relazioni sindacali dove prevalga solo il punto di vista e gli interessi dei datori di lavoro. Un obiettivo raggiunto in molti altri comparti, metalmeccanici o igiene ambientale, e ora nel pubblico.