Ecco alcune tabelle a confronto, relative agli incrementi stipendiali sottoscritti a livello nazionale con le relative decorrenze. Le Tabelle riguardano i comparti: Ministeri, Regioni – Autonomie Locali e Sanità.
Come potete ben verificare, l’aumento più “ricco” lo hanno ricevuto i ministeriali. La categoria più bassa, a regime, ha percepito “ben” 11 € in più rispetto al personale del comparto autonomie locali e 12,50 € in più rispetto al personale del comparto sanità. Dopo 10 anni di blocco, parliamo, comunque sempre di cifre assolutamente non soddisfacenti.
Verranno spostati dalle sedi periferiche a quelle degli assessorati regionali. E il governo potrà scegliere questi dipendenti regionali in maniera “nominativa”. Questo il senso della delibera, approvata il 23 maggio scorso, con cui la giunta regionale autorizza l’individuazione del personale dipendente dall’Amministrazione da assegnare a strutture in carenza di personale. Confermato il limite massimo di cinquanta chilometri dalla propria sede di servizio.
Lo spostamento è il frutto di una richiesta giunta all’assessore alla Funzione pubblica da parte dei dipartimenti regionali delle attività produttive, dell’acqua e dei rifiuti, dell’energia e dell’ambiente. Una richiesta che il governo ha accolto, “stante la necessità di implementare ed accelerare l’attività amministrativa discendente dagli obblighi assunti nei confronti della Comunità Europea e del Governo nazionale, con particolare riferimento al raggiungimento dei target di spesa programmati, nonché per accrescere la produttività di settori strategici per il Governo regionale”.
Chi pensa che i sindacati confederali CGIL, CISL e UIL sottoscriveranno per i dipendenti dell’amministrazione regionale una piattaforma contrattuale che si discosta parecchio, per cifre e contenuti giuridici, rispetto a quelle sottoscritte finora nel resto del pubblico impiego, è un povero illuso.
Dopo un decennio di blocco dei contratti, infatti, gli aumenti mensili riconosciuti ai dipendenti in relazione alla categoria di appartenenza, hanno tutto il sapore di una mancetta elettorale dell’ex governo in carica.
Ad esempio, i lavoratori di Categoria A1 hanno ricevuto un aumento a regime pari ad euro 52,00 (cfr. Tabella A) e, al fine di mantenere la “promessa” di un aumento di 85 euro, una somma pari ad euro 29,00 definito come “elemento perequativo” da corrispondere SOLO fino al 31 dicembre 2018 (cfr. Tabella D).
È del tutto evidente che l’aumento reale a partire dal 1° gennaio 2019 corrisponde a soli 52,00 euro mensili lorde riconosciuto per l’intero TRIENNIO.
Per meglio comprendere la portata e l’irrisorietà degli attuali aumenti contrattuali sottoscritti dai sindacati confederali CGIL, CISL e UIL nel nuovo CCNL delle Funzioni Locali, basta confrontarli con le cifre dell’ultimo rinnovo economico (biennio 2006-2007) ricevute dai dipendenti regionali.
Prendiamo, sempre a titolo di esempio, i dipendenti di Categoria A1 che hanno avuto riconosciuto, all’epoca, un aumento a regime di euro 73.50 per 2 anni di contratto e non per 3 anni (cfr. Tabella “A” CCRL 2006-2009, biennio economico 2006-2007).
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