La p.a. lenta risponde due volte – La responsabilità è dirigenziale. Ma anche disciplinare
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Sindacando - il Blog di Benedetto Mineo
Blog dei dipendenti della Regione Siciliana
II lavoro agile non è l’eldorado dei fannulloni ma uno strumento in più per valorizzare chi merita. La ministra Dadone lo ripete ormai da mesi e i risultati dell’esperimento forzato legato al lockdown le danno ragione. La ministra punta ora a “cambiare ottica sul lavoro e improntarlo sul risultato”. Il che permette, molto più dei fantomatici controlli biometrici, di “stanare i cosiddetti fannulloni che negli anni sono stati al centro dell’attenzione di alcuni miei predecessori e dalla stampa”. “Fa più notizia un albero che cade di una foresta che cresce. Chi sbaglia – ha sottolineato Dadone – deve essere stanato e allontanato, ma i tanti che lavorano vanno valorizzati e lo smart working è molto utile per rendersi conto di chi lavora e produce. E consente di intervenire su chi fa poco, a casa come in ufficio. Se abbiamo più risultati nel settore pubblico, aumentano anche la competitività e gli investimenti delle imprese”. Da qui l’appello della ministra ai dirigenti pubblici: ” Non arrocchiamoci sulla paura del nuovo, continuiamo a sfruttare questa fase, da qui a fine anno, per capire come strutturare i Pola, i Piani organizzativi del lavoro agile: si possono prevedere ingressi alternati e front office distanziati con orari e su prenotazione. Ok ai reingressi, ma non stacchiamoci dallo strumento del lavoro agile. Non rifiutiamolo, governiamolo”.
“Dovresti poter smettere di lavorare prima di essere esausto”, ha detto il primo ministro. “La vita in pensione dovrebbe essere buona e in salute, il che significa avere diversi anni per passare il tempo a coltivare i propri interessi e stare con la propria famiglia. Dovrebbe essere un diritto”, ha detto.
Il più grande datore di lavoro della città, il Comune, richiama il maggior numero dei suoi quasi 15 mila impiegati in ufficio. Era stato lo stesso primo cittadino Beppe Sala a invitare, non senza polemiche, Milano a uscire “dalla grotta” dello smart working. Una necessità, pure per non rischiare di creare un deserto sociale ed economico in quartieri senza più dipendenti in pausa pranzo e in giro a vivere i luoghi di cultura. E, adesso, Palazzo Marino segna le tappe della ripresa di settembre con un piano di rientro al lavoro in presenza. Che, però, prevederà orari di ingresso più flessibili, con la possibilità di timbrare il cartellino fino alle 11 e di recuperare le eventuali ore mancanti pure al sabato. Un nuovo ritmo della città, che si trasforma in un invito alle grandi aziende private per arrivare davvero, dice l’assessora alle Politiche per il lavoro Cristina Tajani, “ad avere orari sempre meno collettivi e sempre più individuali o per gruppi”.
La Corte dei Conti si appresta a bacchettare il governo sulla norma contenuta nel decreto Semplificazioni che riforma la responsabilità degli amministratore in caso di danno erariale. Ne da notizia oggi Il Sole 24 Ore che anticipa parte dei contenuti della conferenza stampa che l’Associazione dei magistrati della Corte terrà lunedì prossimo. Sotto accusa c’è nello specifico l’articolo 21 del decreto che circoscrive le possibilità di perseguire sindaci e amministratori che diano il via libera a lavori pubblici che finiscono per produrre un danno per lo Stato. L’intento della norma è quello di rimuovere la cosiddetta “paura della firma”, ossia l’inazione degli amministratori dettata dal timore di venire successivamente perseguiti.
Italiani fortemente preoccupati per un’eventuale fine dello smartworking. Sia dal punto di vista della sicurezza rispetto al Covid19, sia per le proprie condizioni finanziarie e di reddito. I dati sono stati resi noti da uno studio di Linkedin, la piattaforma-social network che mette in contatto l’offerta di lavoro con i professionisti e le persone in cerca di occupazione.
Progressione Economica Pubblico Impiego e valutazione esperienza professionale: il parere della Corte di Cassazione.
La decisione sulla questione in esame è stata emessa con la Sentenza n.13622/2020.
In sintesi la Suprema Corte dichiara inammissibile il ricorso presentato da un pubblico dipendente che chiedeva che voleva riconosciuta e ricongiunta l’anzianità di servizio maturata al di fuori dell’amministrazione che aveva bandito la selezione per le progressioni economiche.
Già la Corte territoriale aveva ritenuto che nel comparto Stato, il parametro dell’anzianità – intesa come esperienza professionale acquisita – risulta meramente secondario. Prevale infatti la valutazione dei risultati professionali acquisiti e delle prestazioni rese con più elevato arricchimento professionale.
La Cassazione conferma il corretto rilievo attribuito dalla Corte d’Appello alla regolamentazione del Comparto Stato. Questo in ragione della contrattualizzazione del rapporto di lavoro, che si rinviene nel contratto collettivo del Comparto stesso, e del bando di selezione.
La disciplina delle procedure selettive interne, finalizzate alla mera progressione economica o professionale all’interno della medesima area o fascia, risulta strettamente correlata a quella degli inquadramenti del personale pubblico “privatizzato”, delegificata ed affidata alla contrattazione collettiva chiamata a disciplinare i rapporti di lavoro dei pubblici dipendenti “privatizzati” la quale, per quanto concerne le progressioni all’interno della stessa area, può derogare alle disposizioni contenute nel d.P.R. n. 497 del 1994, nel rispetto del principio dì selettività (art. 52, co. 1 bis del d.lgs. n. 165 del 2001).
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