Avviso anticipazione buonuscita per acquisto prima casa

È stato pubblicato sul portale del Fondo Pensioni l’avviso (approvato con D.D.G. n. 1940 del 30.7.2020, per l’effetto del quale è ritirato quello precedente approvato con D.D.G. 1865 del 23 luglio 2020), avente ad oggetto l’anticipazione del tfs per l’acquisto della prima abitazione. Il termine finale di presentazione delle istanze è stato spostato per quest’anno al 30 settembre 2020.
Il provvedimento, copia dell’avviso e la pertinente modulistica sono pubblicati nella sezione “Welfare” del sito web del Fondo Pensioni.

DPCM 7 agosto 2020 recante misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19

DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 7 agosto 2020
Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, recante misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19, e del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33, recante ulteriori misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19. (20A04399) (GU Serie Generale n.198 del 08-08-2020)

Pa, Corte Conti: spesa personale inferiore al 2010, aumenta età media dipendenti

tratto da gdc.ancitel.it
Pa, Corte Conti: spesa personale inferiore al 2010, aumenta età media dipendenti
5 agosto 2020, di redazione
E’ quanto emerge dalla “Relazione sul costo del lavoro pubblico 2020”
“Nell’anno 2018 il personale pubblico si è attestato sul livello di 3,2 mln di unità, in leggera flessione rispetto all’anno precedente (-0,6%). Nel confronto con il 2010, anno di avvio delle limitazioni alla facoltà di reclutamento da parte della PA, la flessione risulta molto più consistente, pari a 2,7 punti percentuali (circa 91mila unità in meno), attribuibile al trend del settore delle autonomie locali (-7,1%), solo marginalmente compensata dal lieve aumento dei dipendenti delle amministrazioni centrali (+0,7%)”.
E’ quanto emerge dalla “Relazione sul costo del lavoro pubblico 2020” approvata dalle Sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei conti con delibera n. 13/SSRRCO/RCL/20, che segnala anche la “diffusa contrazione del perimetro dei pubblici dipendenti” e il persistere del “progressivo incremento dell’età media dei dipendenti pubblici” , nel 2018 “oramai superiore a 50 anni (era di 43,5 anni nel 2001), da ricondurre agli effetti connessi alle politiche restrittive in materia di assunzioni”.
Per la magistratura contabile, inoltre, le politiche restrittive sulla spesa messe in atto negli anni della crisi, indispensabili per la tenuta complessiva dei conti pubblici, “hanno generato effetti indiretti sulla qualità complessiva delle risorse umane disponibili” e la prolungata assenza di turn-over ha “accentuato il gap conoscitivo e professionale tra le competenze teoriche, acquisite nell’iter formativo dalle nuove generazioni, cui per troppo tempo è stato precluso l’accesso al pubblico impiego, e quelle più “statiche” possedute dal personale in servizio, che continuano a caratterizzare, oltreché condizionare, la gran parte delle attività poste in essere dalle pubbliche amministrazioni”.
Sotto il profilo finanziario, il costo del lavoro dipendente, come definito dall’IGOP – Ispettorato Generale per gli ordinamenti del personale e l’analisi dei costi del lavoro pubblico, nel 2018 si è attestato su un valore complessivo pari a 165,9 miliardi in aumento del 3,7% rispetto al 2017, in linea con l’incremento a regime previsto per la contrattazione collettiva nazionale per il triennio 2016-2018 (3,48%).
Pur a seguito di tale aumento, l’aggregato di spesa continua a mantenersi su un livello inferiore a quello del 2010 (-4,7 mld), con una contrazione del 2,8%, imputabile al blocco introdotto dal DL n. 78/2010 convertito con modificazioni dalla legge n. 122/2010. Se si estende l’analisi dei profili di onerosità agli anni 2020 e 2021, le previsioni (definite in contabilità nazionale) proiettano la spesa per redditi di personale, per la prima volta, al di sopra dei livelli del 2010.
La Relazione contiene anche utili comparazioni sull’andamento della spesa in ambito europeo, dalle quali emerge come, “a fronte di un dato medio europeo crescente tra il 2010 e il 2018, l’Italia, al pari di Grecia e Portogallo, si sia caratterizzata per una dinamica negativa, sulla quale ha inciso la costante contrazione della spesa pro capite per personale pubblico fino al 2015, solo parzialmente compensata dalla ripresa nel triennio 2016-2018. Le cause dell’andamento divergente della spesa pro capite per redditi pubblici italiana rispetto al benchmark europeo sono da ricercare non tanto nel livello relativo di tale spesa rispetto al PIL, mantenutosi sostanzialmente in linea con il dato europeo, quanto nella progressiva perdita relativa di ricchezza, rispetto al dato medio europeo”.

Ultimatum di Musumeci: “Il mio appello inascoltato, chiudo tutto se i contagi aumentano”

Musumeci, come si suol dire, vuole la botte piena e la moglie ubriaca.

Vuole i mezzi di trasporto pubblico pieni al 100% (grazie alla sua Ordinanza contingibile e urgente n. 26 del 2 luglio 2020 la Sicilia è stata tra le prime regioni a consentire l’occupazione del 100% dei posti a sedere e in piedi sui mezzi di trasporto pubblico).

Vuole il rientro del 100% dei dipendenti regionali dallo smart working.

Vuole che l’economia giri ma non si capisce come, viste le polemiche nei confronti della movida, dei bar, dei ristoranti e delle spiagge dove il distanziamento è quasi un utopia.

Vuole i turisti (“La Sicilia ti aspetta”: la Regione lancia lo spot per l’estate 2020) ma i turisti non vengono certamente per stare chiusi in casa o in albergo.

Ma se i contagi aumentano minaccia di chiudere tutto. Dovrebbe mettersi d’accordo con se stesso.

Lavoro agile per meno del 50% degli statali

tratto da Italia Oggi
Lavoro agile per meno del 50% degli statali
di Luigi Oliveri
Il ritorno alle attività lavorative in modalità tradizionale e non in smart working non richiede che almeno il 50% dei dipendenti continui a lavorare in modalità agile.
Molte amministrazioni sono alle prese con l’attuazione dell’articolo 263 del decreto Rilancio (dl n.34/2020) convertito in legge 77/2020, che dal 17 luglio scorso ha cambiato il regime del lavoro agile.
Superata l’emergenza, la norma intende limitare il lavoro agile non al 50% dei dipendenti delle amministrazioni, bensì al 50% dei dipendenti le cui mansioni sono connesse ad attività compatibili col lavoro agile.
Applicando la percentuale del 50% a questa grandezza, il numero assoluto dei dipendenti di una certa amministrazione che continueranno a lavorare in smart working da qui al 31 dicembre 2020 sarà più basso della metà del totale della dotazione organica.
Facciamo un esempio, per maggiore chiarezza. Posto che un certo ente/ufficio abbia 100 dipendenti, se le attività che non possono svolgersi in lavoro agile rientrano nelle mansioni di 50 dipendenti, nessuno di questi potrà essere disposto in smart working. Che accade alla restante metà dei dipendenti?
Essi sono, evidentemente, impiegato in attività che possono essere realizzate in smart working. Ma, l’articolo 263 del d.l. 34/2020, convertito in legge 77 2020, dispone che le pubbliche amministrazioni organizzano il lavoro dei propri dipendenti «applicando il lavoro agile al 50 per cento del personale impiegato nelle attività che possono essere svolte in tale modalità».
Quindi, solo il 50% dei dipendenti adibiti ad attività che si prestano ad essere gestite in lavoro agile potranno essere disposti in smart working.
Tornando all’esempio, in un certo periodo lavorativo, dei 100 dipendenti, 75 sono da impiegare in lavoro tradizionale e 25 in lavoro agile: un quarto e non la metà.
Ovviamente la proporzione tra dipendenti che continueranno ad essere disposti in smart working e dipendenti che lavoreranno con le tradizionali modalità cambieranno in relazione all’esito del censimento delle attività rispettivamente non compatibili e compatibili col lavoro agile e dell’altro censimento di quanti dipendenti sono adibiti all’una o all’altra tipologia di attività.
In ogni caso, la norma non impone di garantire una percentuale di lavoratori in smart working pari al 50% della dotazione organica; il 50% è da applicare, di volta in volta, alle specifiche attività lavorative.
Del resto, l’articolo 263 intende riattivare prioritariamente il lavoro tradizionale, come evidenzia l’esplicita enunciazione del fine cui tende il legislatore: «assicurare la continuità dell’azione amministrativa e la celere conclusione dei procedimenti», obiettivo che impone alle pubbliche amministrazioni di adeguare «l’operatività di tutti gli uffici pubblici alle esigenze dei cittadini e delle imprese connesse al graduale riavvio delle attività produttive e commerciali». Tale adeguamento porta, nella sostanza, nella nuova fase ad una prevalenza del lavoro tradizionale rispetto al lavoro agile.

Pubblico impiego, nessuna attenuante per chi fa timbrare il cartellino dai colleghi

La Corte territoriale di Roma aveva confermato la sentenza di primo grado con la quale due dipendenti della Asl erano stati ritenuti responsabili dei reati per essersi procurati un ingiusto profitto, consistito nella retribuzione e nei suoi accessori, ai danni della pubblica amministrazione, avendo il primo, quale coadiutore amministrativo della Asl , ceduto il proprio tesserino magnetico di identificazione personale al collega e ad altri dipendenti così facendo risultare la propria presenza sul luogo di lavoro mentre si trovava altrove, e il secondo avendo, quale assistente amministrativo della stessa Asl, timbrato il tesserino di identificazione personale di altri dipendenti e avere ceduto il proprio tesserino ad altri dipendenti che lo timbravano al suo posto, così facendo figurare la propria presenza sul luogo di lavoro mentre si trovava altrove. Gli imputati hanno fato ricorso in Cassazione lamentando l’inutilizzabilità delle videoriprese e la mancata concessione delle attenuanti generiche, con conseguente riduzione della pena al minimo edittale.

Decreto Legge 30 luglio 2020, n. 83 Misure urgenti connesse con la scadenza della dichiarazione di emergenza epidemiologica da COVID-19 deliberata il 31 gennaio 2020. (GU n.190 del 30-7-2020)

Il D.L. 83/2020 proroga lo stato di emergenza al 15 ottobre e ha l’effetto di prolungare l’efficacia di una serie di misure in materia di lavoro, scuola e sanità, specificate nell’allegato al decreto. In particolare, è prorogato lo “smart working” senza necessità di accordi individuali previsto dall’art. 90 del D.L. Rilancio. La proroga riguarda anche i termini utili per richiedere il congedo parentale di cui al D.L. Cura Italia, poi rafforzato con il D.L. Rilancio. Di conseguenza, ci sarà più tempo anche per richiedere il bonus baby sitter di 1.200 euro, di cui è possibile godere in sostituzione del congedo.
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Smart working. Roma bacchetta la regione. “In ufficio solo il 50%” del personale

Nella guerra che si è aperta da settimane tra la Regione Siciliana e i suoi dipendenti sullo smart working arriva un punto in favore di questi ultimi: dopo la direttiva con cui il governatore Nello Musumeci ha esortato i suoi assessori e i dirigenti regionali ad accelerare sul rientro in ufficio di tutti i lavoratori, Palazzo d’Orleans subisce l’altolà da parte del dipartimento Funzione pubblica della presidenza del Consiglio dei ministri.

Roma ha scritto alla Regione per richiamarla al rispetto di una norma ben precisa contenuta nella legge di conversione del decreto Rilancio e che affronta il delicato tema della “operatività” degli uffici pubblici in tempi di Covid-19: le Amministrazioni sono tenute ad “organizzare il lavoro dei propri dipendenti e l’erogazione dei servizi attraverso la flessibilità dell’orario di lavoro – si legge nella nota inviata dall’Ispettorato per la Funzione pubblica del dipartimento -, rivedendone l’articolazione giornaliera e settimanale e applicando il lavoro agile al 50% del personale impiegato nelle attività che possono essere svolte in tale modalità”.