Dipendenti pubblici, le storie di chi rinuncia al posto fisso (da leggere….)
Le lettere arrivate a [email protected] descrivono la situazione di chi, pur avendo il posto fisso, o rinuncia al lavoro, specialmente al Nord e nelle grandi città, o fatica ad arrivare a fine mese. “Mi restano 200 euro al mese per campare, faccio la vita da pezzente”. “Sono ingegnera, ma mi avrebbero pagato troppo poco al ministero, così sono rimasta a fare un lavoro da diplomata”. Ecco le storie di chi ci ha scritto
Millesettecento euro, se va bene. Ma più spesso molto meno, come per chi lavora nei Comuni, per chi è impiegato all’ufficio per il processo, per chi è assunto all’Inail o per chi, addirittura, è ingegnere. Il caro-affitti delle grandi città (Milano, Roma, Bologna, per citarne alcune) e, più in generale, nei centri del Nord Italia, unito ai salari non congrui rispetto al costo della vita, sta spingendo molte persone, che hanno vinto i recenti concorsi pubblici voluti dal ministro Renato Brunetta, a rifiutare il posto. Ecco alcune delle testimonianze che avete voluto raccontare a ilfattoquotidiano.it.
- Il Fatto Quotidiano – Dipendenti pubblici, le storie di chi rinuncia al posto fisso: “Al ministero stipendio scollegato dalla realtà”. “Ingegnera a 1700 euro? Tra affitto e spese resta nulla”