“Poveri onorevoli” Quando i politici piangono miseria
Le giustificazioni dei politici davanti al taglio di stipendi e benefici: la difesa di Micciché («Se non avessi il vitalizio chiederei l’elemosina») è solo l’ultima di una serie di esternazioni da parte dei deputati: «La benzina costa troppo». «Non posso mangiare solo un panino a pranzo». «Fatico ad arrivare a fine mese».
Un’esternazione, quella del presidente dell’Ars Gianfranco Micciché, che non ha mancato di far discutere. Che ha suscitato generale indignazione. Ma il forzista non è certo solo, nella lista dei politici che si lamentano, si sono sempre lamentati, davanti alla minaccia di perdere parte dei propri emolumenti.
«Non ritengo affatto spropositata per un deputato – urlò in aula il deputato forzista Giorgio Assenza – l’indennità di undicimila euro lordi: non mi si può dire che debba venire all’Ars con l’autobus, perché non ho il tempo di prenderlo e da Ragusa ci metterei un secolo. Non mi si può dire che debba mangiare un panino a pranzo……
Andò così anche nel caso di Vincenzo Vinciullo, ex presidente della commissione Bilancio: «Come i comuni mortali – affermò – avendo anche una famiglia numerosa, ho difficoltà ad arrivare a fine mese». Ma quanto guadagna, onorevole? Seimilaseicento euro netti, rispose Vinciullo.