I Sindacati Autonomi vogliono chiarezza sulle risorse per i rinnovi contrattuali

Nel corso della recente audizione in II Commissione all’A.R.S., il 4 aprile scorso sono emerse talune dicotomie nell’analisi delle dotazioni finanziarie realmente disponibili per i rinnovi contrattuali. Per questi motivi, COBAS-CODIR, SADIRS e SIAD, costituenti la maggioranza assoluta della rappresentatività dei dipendenti regionali, nell’ambito dell’esercizio delle proprie finalità istituzionali a difesa dei diritti diffusi dei lavoratori, manifestano l’esigenza urgente di conoscere con esattezza i dati finanziari e le relative coperture economiche che assicurino un adeguato aumento mensile delle retribuzioni e il pagamento di tutte le spettanze arretrate nel rispetto delle decorrenze sancite dalla sentenza della Corte Costituzionale del luglio 2015.

Musumeci l’indecisionismo come strategia

Repubblica dell’11 aprile 2018

Alla fine, dopo tre giorni di vuoto senza precedenti, Nello Musumeci ci mette una pezza: si prende l’interini dei Beni culturali, tentando di risolvere la paralisi di un ramo d’amministrazione rimasto senza guida politica ne burocratica. Nei fatti, nei 15 giorni trascorsi dall’annuncio delle dimissioni di Vittorio Sgarbi, il presidente non ha scelto il suo successore. Doveva essere, su indicazione dello stesso Sgarbi, l’archeologo Sebastiano Tusa che aveva dato la sua disponibilità a Musumeci ma poi non ha saputo più nulla. L’alfiere di centrodestra tiene tutto fermo, si muove coi piedi di piombo come Lombardo.

D’altro canto, in tempi recentissimi, Musumeci ha ceduto alla tentazione della “crocettata”: quando, parlando dei disagi creati al funzionamento della macchina burocratica dall’eccessivo utilizzo della legge 104, non ha rinunciato al gusto della frase ad effetto: «C’è chi si è fatto persino adottare pur di non perdere il beneficio», ha azzardato. Attirando in Sicilia giornalisti di ogni testata. Peccato che Musumeci avesse rilanciato l’imbeccata di un dirigente che si riferiva a un caso singolo di diversi anni fa. Tanto che Musumeci, da quel momento, ha sfuggito microfoni e telecamere, limitandosi ad annunciare su Facebook un monitoraggio e una stretta sui permessi.

Regione siciliana, il Fondo pensioni è un bluff

Quotidiano di Sicilia del 7 aprile 2018

La spesa pensionistica vola: nel 2017 quasi 658 milioni di euro, cioè +61,2 milioni in tre anni.

La Corte dei Conti: “Le pensioni gravano seppur indirettamente sulla finanza regionale”.

La spesa pensionistica continua costantemente a “lievitare”: dai 595,8 milioni di euro nel 2015 è passata ai 626,7 milioni nel 2016 e ha addirittura sfiorato i 658 milioni lo scorso anno, stando ai dati relativi al 2017 forniti in esclusiva al QdS dall’ormai ex Direttore del Fondo Pensioni Sicilia, Rosolino Greco. Ciò vuol dire che, negli ultimi tre anni, la spesa per le pensioni dei lavoratori regionali è cresciuta di ben 62,1 milioni di euro.

Si tratta di cifre record che pesano come macigni, appunto, sulla finanza regionale per via diretta o indiretta. Perché se a sborsare la stragrande maggioranza di queste enormi somme è “mamma” Regione, che le recupera direttamente dal bilancio regionale, le restanti quote sono a carico del Fondo Pensioni Sicilia, una sorta di Inps made in Sicily istituito con la legge regionale n. 6 del 2009 proprio per svincolare la gestione finanziaria previdenziale dal bilancio regionale.