Pubblica Amministrazione. Per la riqualificazione del personale punta a 1 miliardo di euro

Il termine riqualificazione del personale è stato spesso inteso in maniera impropria.

La riqualificazione del personale altro non è che la valorizzazione delle risorse umane accrescendo le competenze dei lavoratori attraverso la formazione.

La formazione, finora, è stata irrilevante per gli avanzamenti di carriera e salariali (se non in parte residuale). L’idea è ora quella di incentivare la partecipazione dei dipendenti alle attività di formazione anche attraverso la previsione di requisiti necessari a ottenere i diversi tipi di progressione.

Gli ultimi interventi legislativi, è vero, hanno puntato a potenziare gli ingressi nella Pa acquisendo nuove giovani risorse valutate sul percorso di studi e sulle loro competenze. Ma questo non cancella l’esigenza di valorizzare le risorse umane già in campo, che hanno patito le conseguenze dei tagli alle possibilità di aggiornamento e formazione introdotti con la crisi del debito sovrano. Anche dove quei vincoli sono stati superati, come negli enti locali, rimane il problema del finanziamento di spese fondamentali ma impegnative per i bilanci.

II percorso voluto dal ministro per la Pa Renato Brunetta non poteva che procedere, quindi, con una spinta alla formazione, con l’obiettivo dichiarato di innalzare il numero dei laureati presenti nel corpo della Pa e il loro livello di specializzazione, anche tramite il conseguimento di master, dottorati o ulteriori lauree; e di inserire nei contratti misure premiali in costanza di formazione continua, garantendo una leva fondamentale per il percorso di carriera. Una spinta potrà arrivare anche dal Piano integrato del 2022, introdotto dal Dl 80/2021.