Smart working per i dipendenti pubblici nel nuovo DPCM

Non ci sono grandi novità per i dipendenti pubblici in materia di smart working con il nuovo DPCM che conferma quanto disposto dal precedente. Il nuovo testo in vigore richiama ancora una volta il decreto per lo smart working nella PA firmato dalla ministra per la Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone lo scorso 19 ottobre e che non ha tuttavia alzato la percentuale di ricorso al lavoro agile al 75% come inizialmente immaginato.

Ora sempre all’articolo 5 del testo del nuovo DPCM si legge che:

“Le pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, assicurano le percentuali più elevate possibili di lavoro agile, compatibili con le potenzialità organizzative e con la qualità e l’effettività del servizio erogato con le modalità stabilite da uno o più decreti del Ministro della pubblica amministrazione, garantendo almeno la percentuale di cui all’articolo 263, comma 1, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77.”Il riferimento è che comunque lo smart working nella PA sia almeno al 50%, ma in ogni caso portato alla maggiore percentuale possibile quindi anche al di sopra della soglia suddetta.

Il DPCM del 3 dicembre, stabilisce che ciascun dirigente con immediatezza:

  • organizzi il proprio ufficio assicurando, su base giornaliera, settimanale o plurisettimanale, lo svolgimento del lavoro agile nella percentuale più elevata possibile, e comunque in misura non inferiore a quella prevista dalla legge, del personale preposto alle attività che possono essere svolte secondo tale modalità, compatibilmente con le potenzialità organizzative e l’effettività del servizio erogato;
  • adotti, nei confronti dei dipendenti di cui all’articolo 21-bis, del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, nonché, di norma, nei confronti dei lavoratori fragili ogni soluzione utile ad assicurare lo svolgimento di attività in modalità agile anche attraverso l’adibizione a diversa mansione ricompresa nella medesima categoria o area di inquadramento come definite dai contratti collettivi vigenti e lo svolgimento di specifiche attività di formazione professionale.

Lo smar working per i dipendenti pubblici, contrariamente a quanto disposto dal decreto per il lavoro agile nella PA del 19 ottobre, deve essere portato al massimo ove possibile per tutti e principalmente per i lavoratori fragili.

Pensionamenti alla Regione Siciliana, partono i concorsi per assumere 140 funzionari

Pensionamenti e conseguenti assunzioni alla Regione Siciliana. È di 146 nuovi funzionari il totale dei nuovi assunti nei prossimi 12 mesi.

In 40 sono previsti dal concorso del 2020, altri 96 per lo scorrimento della graduatoria e gli ultimi 12 per il nuovo bando. Ma la nuova mappa dei fabbisogni approvata dalla giunta regionale nei giorni scorsi – come scrive Giacinto Pipitone sul Giornale di Sicilia oggi in edicola – indica che sarebbero disponibili almeno 1.946 posti. Tanti saranno quelli rimasti liberi alla data del 31 dicembre prossimo, quando si chiuderanno i prepensionamenti.

Il piano appena approvato da Musumeci prevede già oggi il contingente da assumere col concorso del 2022, ultimo anno di legislatura: saranno altri 71 i funzionari da arruolare. E la giunta ha già deciso di affidare all’esterno le selezioni, anche in questo caso alla commissione Ripam o in alternativa al Formez.

Covid-19: tutte le novità del DPCM 3 Dicembre pubblicato in Gazzetta Ufficiale

tratto da lentepubblica.it

Covid-19: le novità del DPCM 3 Dicembre appena firmato

Come anticipato vige il divieto di lasciare la propria regione per tutte le festività, dal 21 dicembre al 6 gennaio, e proibito lasciare anche il proprio Comune a Natale, Santo Stefano e Capodanno.

Il nuovo DPCM ha inoltre confermato il sistema in tre fasce in ordine decrescente di diffusione del contagio da Covid-19 e di pressione sugli ospedali. Si prevede ancora coprifuoco in tutta Italia alle 22 e ristoranti chiusi in zona gialla alle 18. Nessun ammorbidimento nei venti giorni tra Natale e l’Epifania.

Nello specifico si prevede un ulteriore limite di chiusura alle 21 per i negozi dal 4 dicembre al 6 gennaio.

Si prevede poi il ritorno a scuola per gli studenti delle superiori dal 7 gennaio.

Inoltre ristoranti aperti a pranzo a Natale e a Capodanno, come anticipato nei giorni scorsi, ma la ristorazione negli alberghi la sera dell’ultimo dell’anno potra’ avvenire solo con servizio in camera.

Confermata la chiusura degli impianti sciistici agli sciatori amatoriali, che riapriranno solo dal 7 gennaio 2021. Stesso destino per le crociere, vietate almeno fino alla Befana.

Continua ad essere sospeso lo svolgimento delle prove preselettive e scritte delle procedure concorsuali pubbliche e private e di quelle di abilitazione all’esercizio delle professioni. Sono esclusi i casi in cui la valutazione dei candidati sia effettuata esclusivamente su basi curriculari o in modalità telematica, e sono esclusi i concorsi per il personale del servizio sanitario nazionale

Infine arriva anche la quarantena per chi arriva dall’estero. La misura è pensata soprattutto per chi intenda andare a sciare in Svizzera o in Paesi dell’Unione europea, come Slovenia e Austria (paesi che apriranno le stazioni sciistiche).

FoRD 2020 – IPOTESI DI ACCORDO AI SENSI DELL’ART. 90 DEL CCRL 2016-2018 PER IL COMPARTO NON DIRIGENZIALE – FONDO RISORSE DECENTRATE

Ecco l’ipotesi di accordo FoRD 2020. In basso trovate anche l’accordo sottoscritto lo scorso anno.

Confrontando i due accordi risalta subito all’occhio l’aumento delle richieste di lavoro straordinario di 2.015.580,46 in più rispetto allo scorso anno.

Questi 2 milioni e rotti in più non sono somme aggiuntive ma sono somme che vengono detratte dal fondo generale che fanno diminuire la quota destinata alla performance di ciascun dipendente.

Se queste somme verranno spese tutte, tutto è buono e benedetto ma, specialmente quest’anno, è forte il rischio che non si riuscirà a spendere quanto richiesto dai vari dipartimenti e, con il nuovo meccanismo contrattuale, le economie non verranno ripartite in ambito dipartimentale ma confluiranno nel fondo FoRD generale dell’anno successivo.

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Pensione di reversibilità, dopo quanti anni di matrimonio? La norma anti badanti è incostituzionale

La pensione di reversibilità spetta anche se dalla data delle nozze e la morte della moglie/marito è passato un giorno soltanto. Infatti nel nostro ordinamento la reversibilità non viene calcolata in base alla durata del vincolo o all’età dei coniugi ma è un diritto che matura automaticamente sia in caso di matrimonio religioso che civile in comune.

In passato si è tentato di mettere dei limiti in modo da evitare matrimoni lampo con persone anziane in fin di vita o comunque con un quadro clinico compromesso. Tali limiti sono stati chiamati “anti-badanti” poiché in molte occasioni sono proprio le persone che passano più tempo con gli anziani ammalati a circuirli e cercare dei modi per lucrare alle loro spalle.

Nello specifico la norma del 2012 prevedeva una riduzione consistente dell’importo della pensione calcolato in base alla differenza di età tra i coniugi qualora il deceduto avesse avuto almeno 70 anni e il superstite almeno vent’anni di meno.

Tuttavia, come abbiamo anticipato, la Corte costituzionale nel 2016 ne ha dichiarato l’illegittimità in quanto contraria ai principi di ragionevolezza, uguaglianza e solidarietà. Dunque ad oggi non esiste alcun limite temporale e chi è sposato da un giorno può vantare le stesse pretese di chi ha avuto un lungo matrimonio.

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I soliti articoli scritti male più o meno inconsapevolmente e che portano fuori strada i non addetti ai lavori.

Intanto l’articolo si riferisce al FoRD 2020 e non al 2019 di cui si attendono i compensi legati alla performance dopo che l’OIV avrà validato la relazione che l’ufficio di gabinetto del presidente avrebbe dovuto esitare entro il 30 giugno e che, invece, è pervenuta all’OIV solamente la scorsa settimana dopo l’apprezzamento in giunta avvenuto il 12 novembre scorso.

Premesso ciò, vediamo come funziona il nuovo meccanismo.

Come il vecchio famp, il nuovo fondo FoRD ha un importo più o meno fisso che si aggira intorno ai 47/48 milioni. Il funzionamento è, però un po’ diverso.

Il famp veniva suddiviso ai dipartimenti in base al personale in servizio al 31 dicembre dell’anno precedente estrapolando a monte dei 47/48 milioni le indennità per beni culturali e forestale come previsto dal vecchio contratto 2002/2005. Con la quota assegnata a ciascun dipartimento si effettuavano le contrattazioni e, in quella sede, si stabilivano le percentuali per lavoro straordinario e indennità.

Il FoRD, introdotto dal nuovo contratto, prevede che, a inizio anno e senza contrattazione, ciascun dipartimento manifesti il proprio fabbisogno per indennità e straordinari in base ad una programmazione annuale che dovrebbe essere il più possibile oculata. Tutte le richieste pervengono all’Aran per il tramite della Funzione Pubblica e queste risorse vengono estrapolate a monte sempre dai famosi 47/48 milioni. Dopo di ciò le risorse verranno ripartite ai dipartimenti in base al personale in servizio per i premi legati alla performance.

La stranezza, sottolineata dall’articolo, è che proprio quest’anno (anno di covid e smart working) la somma delle richieste dei dipartimenti è di 2 milioni in più rispetto allo scorso anno. Ma questi 2 milioni in più non sono somme aggiuntive, sono somme che vengono detratte dal fondo generale (i famosi 47/48 milioni) che fanno diminuire la quota destinata alla performance.

Insomma, i 2 milioni in più sono sono olio della stessa frittura.

Se queste somme verranno spese tutte, tutto è buono e benedetto ma, specialmente quest’anno, è forte il rischio che non si riuscirà a spendere quanto richiesto e, con il nuovo meccanismo contrattuale, le economie non verranno ripartite in ambito dipartimentale ma confluiranno nel fondo FoRD generale dell’anno successivo. A questo punto ripartirà la giostra con il meccanismo sopra descritto.

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