Green pass “discriminatorio e contrario alla scienza”. Consiglio d’Europa boccia la certificazione Ue

IL FATTO QUOTIDIANO

Premetto che sono vaccinato con la terza dose.


L’Assemblea Parlamentare del Consiglio Europeo ha stilato un report che condanna gli stati membri che hanno introdotto un obbligo vaccinale formale o surrettizio (per esempio attraverso l’obbligo di esibire un green pass per lavorare o per svolgere attività varie).

L’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha definitivamente bocciato questo mezzo coercitivo, come dice Ansa Med, perché quando il green pass è stato introdotto a livello europeo, non era questo l’intento; l’intenzione era far viaggiare gli europei più in sicurezza, non che questo fosse ribaltato all’interno degli stati membri come mezzo di discriminazione.

Non solo il Green Pass è discriminatorio, è anche contrario alla scienza

Secondo il report dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, il concetto di green pass è anche “contrario alla scienza” perché non ci sono dati sulla valenza dei vaccini anti-covid nel ridurre la contagiosità e nemmeno sulla durata dell’immunità.

Secondo il dossier consegnato dall’avvocato Renate Holzeisen al Senato, la normativa comunitaria avrebbe accettato una certificazione vaccinale se fosse stata subordinata alla prova scientifica dell’interruzione della catena trasmissione da parte del vaccino, quindi se il vaccino avesse immunizzato davvero, a quel punto si sarebbe potuto pensare ad un’introduzione di un green pass.

Invece i vaccini ora in circolazione, hanno comprovato di avere una qualche forma di efficacia nel prevenire forme gravi di Covid, ma non evitano affatto la diffusione del virus.

L’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa  ha dunque invitato i parlamenti di ogni stato membro a ri-discutere di eventuali obblighi vaccinali formali o surrettizi introdotti, almeno fino a quando non sarà garantita la piena sicurezza ed efficacia dei vaccini esistenti.

Tra l’altro anche il Comitato internazionale per l’etica della biomedicina (Cieb) la rete scientifica internazionale creata da docenti ed esperti per promuovere un dibattito critico sulla gestione politica della crisi Covid ha chiesto l’abolizione dell’obbligo vaccinale per gli over 50 e del Green pass. Ha invitato gli altri Paesi e le organizzazioni internazionali a fare pressioni sul governo italiano affinché ponga fine alla “sperimentazione di massa di un medicinale sperimentale impropriamente denominato vaccino”. Secondo le autorità di regolamentazione, il vaccino anti-Covid (nozione nella quale si fanno ufficialmente rientrare anche i prodotti mRnadi Pfizer e Moderna che inducono la risposta immunitaria con interventi genetici anziché esponendo l’organismo a parti di virus inattivo come si fa coi metodi tradizionali) è uscito dalla fase sperimentale con l’ultimazione dei trial clinici e l’autorizzazione alla commercializzazione. Ma il fatto che l’Ema abbia condizionato la propria autorizzazione all’obbligo per le case farmaceutiche di condurre ulteriori studi (Pfizer dovrà consegnare i suoi entro dicembre 2023) per esaminare la durata di protezione dei vaccini e gli eventuali effetti avversi, finora ignoti per la rapidità con cui sono stati completati i trial, dimostrerebbe per i critici come Holzeisen che i vaccini sono ancora in fase di sperimentazione.