Impugnata al Tar la circolare sulla mobilità

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Palermo, 11 dicembre 2015

Il COBAS/CODIR, nell’ambito del proprio dovere istituzionale di tutela degli interessi diffusi dei lavoratori regionali iscritti, ha impugnato, con mandato conferito al proprio legale Avv. Daniele Dalfino, dinanzi al Tribunale Regionale Amministrativo la Circolare sulla mobilità dei regionali emanata dall’assessore pro tempore alla Funzione Pubblica, chiedendone la sospensiva.

Per la verità, nel frattempo, ciò che fu paventato dal maggiore sindacato dei regionali si è verificato puntualmente: nessun trasferimento è stato effettuato a distanza di più di due mesi dalla pubblicazione della, tanto strombazzata, circolare. Ciò dimostra, ancor più, che all’ex assessore Pistorio interessava solo apparire sui giornali come l’ennesimo fustigatore di turno dei dipendenti regionali.

E della mobilità? E che gliene frega ormai!!! Come già dicemmo: “GLI ASSESSORI E I GOVERNI PASSANO E I LORO DANNI RESTANO!”.

Le regole sulla mobilità, infatti, esistevano già (come dimostra l’articolo vigente del contratto giuridico integralmente riportato), bastava applicarle: il fatto è che, probabilmente, non potevano applicarsi (così come non potrà applicarsi la circolare) in quanto nessuno è in grado di stabilire dove vi è personale in esubero e dove c’è invece carenza e ciò perché alla Regione Siciliana mancano le piante organiche e i profili professionali attraverso i quali si possono individuare le figure professionali necessarie all’espletamento di determinati compiti d’istituto.

Il previsto intuitu personae, poi, è quanto di più demenziale e illegittimo si potesse prevedere in una P.A. moderna ed efficiente dove non si possano verificare disparità di trattamento.

La parola, quindi, adesso passa ai Giudici Amministrativi e il COBAS/CODIR darà immediata informazione sulla data della Camera di Consiglio e sulle varie fasi del procedimento.

Parla il fratello di Cuffaro: “Contro Totò accanimento micidiale”. Intanto in 41 finiscono sotto inchiesta per le visite in carcere

Il carcere di via Ca' del Ferro«È davvero singolare che un detenuto, da tutti definito “modello”, qual è stato Totò Cuffaro, non venga riconosciuto all’altezza, così come la nostra Costituzione e il codice penale prevedono, di potere riabilitarsi e concludere la pena in affido all’associazione nazionale ciechi. Che giustizia è questa? Che nazione è l’Italia», si sfoga il fratello Silvio.

 I giudici hanno però rigettato l’istanza motivandola con l’assenza di collaborazione alle indagini dell’ex politico. Per il tribunale, avendo avuto contatti stretti con esponenti dell’associazione mafiosa, nel suo ruolo di politico, residuerebbero spazi di “svelamento della verità”.

Intanto in 41 finiscono sotto inchiesta per le visite in carcere. Avrebbero fatto carte false per entrare in carcere a Rebibbia.