Pa, tornano al lavoro (retribuiti) i titolari di pensione

Tratto da PAmagazine

È uscita dalla porta ed è rientrata dalla finestra. Rispunta la deroga per conferire nella Pa incarichi di vertice ai pensionati. Una regola che inizialmente avrebbe dovuto trovare spazio nel Milleproroghe, ma che poi è stata giudicata inammissibile. Adesso, però, si è insinuata nel decreto Pnrr, domani in Consiglio dei ministri. Parliamo, più nel dettaglio, di incarichi di vertice (anche molto ben retribuiti) di durata pluriennale, in enti, istituti o aziende nazionali e di competenza dell’amministrazione statale. In pratica, verrebbe meno il paletto fissato dalla riforma Madia, che sì permette ai titolari di pensione di occupare questo tipo di posizioni nella Pa, ma gratuitamente e per un anno soltanto.

Stabilizzazioni

Non solo. Come già scritto da PaMagazine in un precedente articolo, il decreto che si appresta ad atterrare sul tavolo del Consiglio dei ministri punta a stabilizzare gli esperti del Pnrr (500) a partire da marzo, che oggi hanno un contratto a tempo determinato. Stabilizzazioni in vista pure per i funzionari assunti tramite il concorso Coesione (2.800) per rafforzare le pubbliche amministrazioni del Sud. Per avere il posto fisso basterà superare un colloquio selettivo. La possibilità verrà data a chi è in servizio da 24 mesi consecutivi (il limite potrebbe essere portato tuttavia a 12 mesi). Lo scopo di questa operazione è di contrastare la fuga di esperti che sta lasciando sguarnite le amministrazioni dello Stato alle prese con il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Inoltre, come ricordato dal Formez, che recentemente ha analizzato i concorsi pubblicati nel 2021-2022, solo l’80% dei posti a tempo determinato messi a bando nel periodo preso in esame risulta coperto (contro l’88% di quelli a tempo indeterminato).

Il decreto

Il principale obiettivo del decreto in dirittura di arrivo è a ogni modo quello di riformare la governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza, accentrando i poteri a palazzo Chigi. Come? Attraverso una struttura di missione e la nuova regia che nascerà presso la presidenza del Consiglio, con un coordinatore, quattro direzioni generali e cinquanta funzionari in più rispetto a quelli operativi attualmente. Alla struttura di missione l’incarico di individuare e segnalare al premier Giorgia Meloni le azioni necessarie per superare le criticità nella realizzazione del Pnrr. In arrivo, infine, anche misure per snellire la giustizia, attraverso la digitalizzazione del processo e degli atti processuali e in materia di archivio giurisprudenziale nazionale.

Pnrr e Sud, da marzo verranno stabilizzati tutti gli esperti

Tratto da PAmagazine

Stabilizzazioni in vista per gli esperti del Pnrr assunti nelle amministrazioni centrali con contratti a tempo. Lo prevede il nuovo decreto Pnrr, stando alle bozze. Per 500 super funzionari si tratta di una svolta: già da marzo avranno il posto fisso. A patto che abbiano prestato 24 mesi di servizio consecutivi (ma su questo paletto ancora si discute e non è escluso che l’asticella venga abbassata a 12 mesi). Previsto un colloquio selettivo prima della stabilizzazione. Stesso discorso per 2.800 funzionari assunti nelle Pa del Sud tramite il concorso Coesione del 2021. Obiettivo dell’operazione: porre un argine alla fuga di esperti, senza i quali le pa non possono portare a compimento i progetti del Pnrr.

L’analisi

Il Formez ha rilevato che il 60% delle procedure pubblicate nel 2021 ha visto la copertura totale dei posti disponibili e l’80,1% dei posti banditi nell’anno ha avuto un vincitore assegnato, mentre per i concorsi emanati nel 2022 le percentuali si attestano rispettivamente al 40% e all’89,9%. Risultato, nel 2021-2022 si hanno nell’ordine il 18,9% e il 10,1% dei posti vacanti. L’analisi dei concorsi pubblicati nel 2021-2022 consente di trarre alcune considerazioni sui fattori alla base della recente difficoltà a soddisfare per intero il fabbisogno delle pubbliche amministrazioni. In particolare, è emerso che per quanto riguarda la copertura dei posti a tempo determinato solo l’80% risulta coperto, contro l’88% di quelli a tempo indeterminato.

Il decreto

Ma il decreto in dirittura di arrivo prevede anche una nuova governance del Pnrr con una struttura di missione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, oltre a misure per semplificare l’affidamento dei contratti pubblici e gli interventi di edilizia scolastica. La struttura di missione che sorgerà a Palazzo Chigi avrà un incarico fino al 31 dicembre 2026. Sarà gestita da un coordinatore e articolata in quattro direzioni generali. Si occuperà di dare supporto all’autorità politica e di svolgere le interlocuzioni con la Commissione europea. Il nuovo decreto interviene poi sulle unità di missione del Pnrr all’interno dei singoli ministeri, con l’obiettivo di migliorare e rendere più efficiente il coordinamento delle attività di gestione, monitoraggio, rendicontazione e controllo. Le funzioni delle unità di missione potranno essere trasferite ad altra struttura di livello dirigenziale generale individuata tra quelle già esistenti. Nella bozza del dl anche misure per snellire la Giustizia, attraversola digitalizzazione del processo e degli atti processuali e in materia di archivio giurisprudenziale nazionale.

Regione siciliana, tagli per tremila pensionati: una guerra legale da 300 euro al mese

Vi segnalo la lettura di questo articolo che riprende la problematica del sistema di calcolo della pensione dei dipendenti regionali appartenenti al c.d. “contratto 1” già sollevata dal Cobas/Codir immediatamente dopo l’emanazione della circolare del Fondo Pensioni Sicilia.

Il Cobas/Codir, pur avendo contestato duramente suddetta circolare avviando anche le diffide legali già notificate al Fondo Pensioni, ha preferito non accendere i riflettori su questa materia attraverso la stampa che ha creato il falso mito del dipendente regionale fannullone, strapagato e con una pensione d’oro.

Del resto tutti abbiamo letto con profonda amarezza i commenti lasciati dai cittadini sui vari articoli che hanno riguardato i regionali.

Di seguito troverete tutti i documenti e le note inviate dal Cobas/Codir all’amministrazione.

Più in basso le istruzioni per aderire alla diffida.


Il Cobas/Codir scrive al Fondo Pensioni relativamente alla circolare sul “Trattamento di pensione del personale regionale dopo la fine del periodo transitorio”

A causa di una discutibile circolare del Fondo Pensioni rischio di perdite secche di 300/350 € al mese

A proposito della circolare del Fondo Pensioni sul “Trattamento di pensione del personale regionale dopo la fine del periodo transitorio (31 dicembre 2020)”. Abbiamo il “paziente zero” (il primo pensionato cui è stato applicato il nuovo calcolo)

Circolare sul sistema di calcolo delle pensioni. Il Cobas/Codir ha pronte le diffide

Applicazione dell’art. 51 comma 1 della l.r. 9/2015 – trattamento pensionistico del personale di cui ai commi 2 e 3 dell’art. 10 della l.r. 21/1986, collocato in quiescenza dopo il 31 dicembre 2020. Contributo istruttorio

Applicazione dell’art. 51 comma 1 della l.r. 9/2015 – trattamento pensionistico del personale di cui ai commi 2 e 3 dell’art. 10 della l.r. 21/1986, collocato in quiescenza dopo il 31 dicembre 2020

In pensione con Opzione Donna, roba da ricchi

Roba da ricchi o da disperate. Andare in pensione con Opzione Donna implica prendere un assegno anche di 500 euro al mese, quasi come il trattamento minimo.


Andare in pensione con Opzione Donna è roba da ricche o disperate. Gli assegni liquidati con questo sistema di calcolo e prima dei 60 anni prevedono una forte penalizzazione della rendita. Ciò spinge molte lavoratrici a riflettere bene sulle loro scelte.

Non solo. La pensione è liquidata dopo 12 mesi (18 mesi per le autonome) in base alle regole sulla finestra mobile. Il che significa dover attendere anche un anno e mezzo prima dell’erogazione del primo assegno mensile da parte dell’Inps.

Si dice quindi che Opzione Donna, benché ristretta da quest’anno a caregiver, licenziate o invalide, sia una facoltà riservata a lavoratrici benestanti. Ossia persone che non hanno certo bisogno di vivere di pensione perché godono di altre entrate o redditi familiari tali da potersi permettere una rendita pubblica ridotta.

Statali. Intervista al ministro per la pubblica amministrazione Zangrillo: «Ai giovani il posto fisso non basta. Puntiamo su retribuzioni e opportunità»

«Credo che la pubblica amministrazione non debba essere soltanto una sicurezza, il cosiddetto “posto fisso”, ma un’opportunità professionale qualificante dove aspettative, gratificazioni e percorsi di carriera siano non solo possibili, ma concretamente realizzabili».


Breve commento
La politica dopo avere impoverito e negato la carriera per 20 anni ad un’intera generazione di dipendenti pubblici, ora che i giovani non guardano più al posto pubblico, cerca di correre ai ripari.

Quiz sbagliati al concorso, bloccate graduatoria e assunzioni nei centri per l’impiego siciliani

Rischia di bloccarsi ad un passo dalle assunzioni il concorso della Regione per 487 posti nei centri dell’impiego siciliani. La tegola caduta sulle graduatorie è il ricorso presentato da una candidata di Favara che ha considerato sbagliate le valutazioni della commissione su tre domande a risposta multipla che facevano parte della prova scritta dell’esame.

Dipartimenti regionali, governo Schifani completa le nomine dei dirigenti generali

Completato il puzzle delle nomine dei dirigenti generali della Regione Siciliana. La giunta Schifani, nella seduta di oggi pomeriggio, ha provveduto a designare i vertici di 20 dipartimenti sui 32 complessivi dell’amministrazione regionale, in virtù dello spoils system previsto dalla legge entro novanta giorni dall’insediamento del governo e a seguito di un atto di interpello tra tutti i dirigenti nei ruoli della Regione.

Restano in sospeso, a questo punto, solo i dipartimenti per la Pianificazione strategica dell’assessorato alla Salute e dell’Energia, non essendo stati individuati candidati idonei ai profili richiesti. Pertanto, verranno emanati i nuovi atti di interpello all’esterno dell’amministrazione. Ecco il nuovo organigramma dei dipartimenti. Sono confermati nel ruolo e nell’incarico: Salvatore Cocina alla Protezione civile; Carmelo Frittitta alle Attività produttive; Silvio Cuffaro alle Finanze e al Credito; Maria Letizia Di Liberti alla Famiglia e alle Politiche sociali; Carmen Madonia alla Funzione pubblica; Dario Cartabellotta all’Agricoltura; Rino Beringheli all’Urbanistica. Confermati nel ruolo, ma con un incarico nuovo: Vincenzo Falgares alla Programmazione (lascia l’Arit); Mario La Rocca ai Beni culturali (lascia Pianificazione strategica della Salute); Salvatore Lizzio alle Infrastrutture (lascia Dipartimento Tecnico); Fulvio Bellomo allo Sviluppo rurale (lascia Infrastrutture); Patrizia Valenti all’Ambiente (lascia Formazione professionale); Giuseppe Battaglia al Corpo forestale (lascia Ambiente). Nuove designazioni: Vitalba Vaccaro all’Arit, l’Autorià regionale per l’innovazione tecnologica; Maurizio Costa ad Acqua e Rifiuti; Ettore Foti al Lavoro; Salvatore Taormina alle Autonomie locali; Duilio Alongi al Dipartimento regionale tecnico; Maurizio Pirillo alla Formazione professionale; Giovanna Segreto all’Istruzione. In attesa degli esiti degli atti di interpello la giunta ha assegnato gli incarichi ad interim a Salvatore Requirez, attuale dirigente generale del dipartimento Asoe, per la Pianificazione strategica dell’assessorato della Salute, e a Maurizio Costa, per il dipartimento Energia.

«Con la decisione presa oggi – evidenzia il presidente della Regione, Renato Schifani – si conclude la riorganizzazione della macchina burocratica dell’amministrazione regionale. Ogni dipartimento, adesso, ha un assetto definitivo in modo tale da assicurare un funzionamento più snello ed efficiente degli uffici». Nei giorni scorsi, la giunta aveva già provveduto a confermare nei propri ruoli altri otto dirigenti generali: Maria Mattarella alla Segreteria generale della Presidenza della Regione; Giovanni Bologna all’Ufficio legislativo e legale; Maria Concetta Antinoro all’Autorità di certificazione dei programmi cofinanziati dalla Commissione europea; Grazia Terranova all’Autorità di audit dei programmi cofinanziati dalla Commissione europea; Leonardo Santoro all’Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia; Ignazio Tozzo alla Ragioneria generale; Salvatore Requirez al dipartimento Attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico (Dasoe); Alberto Pulizzi alla Pesca mediterranea. Altre due nomine avevano riguardato altrettanti dirigenti di seconda fascia: Antonio Cono Catrini (Turismo) e Donata Giunta (Affari extraregionali).

Intervista a Michele Raitano, professore di Politica economica. Stipendi, perché devono aumentare subito. In Italia si guadagna meno, ecco qual è la soluzione

Gli stipendi italiani sono più bassi di quelli dell’Ue. E il problema è ancora maggiore in un periodo, come quello attuale, di alta inflazione. Per questo la soluzione deve passare per un rafforzamento dei lavoratori nella contrattazione, secondo Michele Raitano, professore ordinario di Politica economica dell’università Sapienza di Roma.

Bisogna quindi ridare forza al sindacato, secondo il professore della Sapienza, evitando quello che è stato fatto, da qualunque parte, negli ultimi anni, sparando contro i sindacati.

Una discussione, quella sui salari, che è tornata al centro del dibattito dopo la pubblicazione del video di una giovane ingegnere che ha rifiutato uno stipendio da 750 euro.

Gli stipendi italiani, spiega Raitano, sono “bassi in termini assoluti” e negli ultimi 30 anni sono addirittura in diminuzione. Se guardiamo ai dati Inps, riguardanti il lavoro dipendente nel settore privato, i numeri non possono che preoccupare, tanto più considerando che in questo caso non si fa riferimento ai contratti atipici e più penalizzanti per i lavoratori.

I deputati dell’Assemblea regionale siciliana hanno aumentato i loro stipendi per quasi 11 mila lordi l’anno, pari a circa 890 euro al mese. I rinnovi contrattuali dei dipendenti pubblici hanno previsto finora aumenti da 80 a 120 € lordi circa

Cresce l’inflazione e cresce anche la spesa dell’Ars per le indennità dei parlamentari che passa dai 10,45 milioni dello scorso anno a 11,2 milioni per il 2023. E’ il risultato dell’approvazione del bilancio interno dell’Ars votato in aula che prevedeva, come precisato in una nota integrativa, un adeguamento secondo la variazione dell’indice Istat del costo della vita. Una maggiore spesa, per circa 750 mila euro, che comporterà un incremento di 10.700 euro per ciascuno dei 70 parlamentari, ovvero circa 890 euro lordi al mese ciascuno.

Certo una bella differenza rispetto agli aumenti previsti dal rinnovo dei contratti del pubblico impiego (nella foto l’aumento dei ministeriali cui, poco più, poco meno, si sono si sono rapportati anche gli altri contratti).

I dipendenti regionali, nonostante le promesse dei politici di turno, sono ancora in attesa del rinnovo 2019-2021.