VERTENZA RINNOVO CONTRATTUALE MARTEDI 4 LUGLIO ASSEMBLEA SIT-IN PRESSO L’ASSESSORATO ALL’ECONOMIA

Le Scriventi Segreterie regionali hanno avuto conferma dagli organi di stampa che le norme sul personale per finanziare le risorse per la riclassificazione e le progressioni verticali, che sono state stralciate dal collegato alla finanziaria approvato dall’A.R.S. il 28 giugno u.s. per mancanza della necessaria copertura finanziaria, sono state rinviate ad un successivo disegno di legge.
Stante la gravità della situazione venutasi a creare a seguito di tale decisione, è necessario che il governo regionale ci dica le reali intenzioni sulle sorti del personale regionale! Servono soluzioni immediate per dare risposte concrete alla categoria dei dipendenti regionali.
La revisione del nuovo ordinamento professionale del personale e i rinnovi dei contratti di lavoro non possono più attendere.
Le risorse necessarie per la riclassificazione e le progressioni verticali del personale non sono state stanziate!
Ogni promessa del governo è stata disattesa!
E’ necessario, adesso, dare voce alla mobilitazione generale del personale regionale per avviare una seria riforma della pubblica amministrazione necessaria sia per dare risposte concrete ai cittadini che a tutto il personale della pubblica amministrazione siciliana.
Le Organizzazioni sindacali continuano a rivendicare la mancata nomina dei vertici dell’Aran Sicilia per addivenire, finalmente, alla sottoscrizione dei contratti di lavoro 2019/2021 scaduti da tempo e già rinnovati in tutto il resto di Italia.
A questo governo sembrano non interessare le sorti del personale della pubblica amministrazione siciliana.
Ad oggi è prevalso il senso di responsabilità di sindacati e lavoratori, ma adesso è arrivato il momento di dire basta, alle parole devono seguire i fatti.
Per le motivazioni sopra richiamate è indetta, per martedì 4 luglio p.v., delle ore 09.00 alle 12.00, una assemblea sit-in dei quadri sindacali sotto la sede dell’Assessorato all’Economia.
Questa è la prima azione unitaria delle organizzazioni sindacali che non sono più disponibili ad accettare false promesse che ledano la dignità dei lavoratori. Non siamo più disposti ad attendere e per tale motivo metteremo in atto ogni forma di protesta utile ivi compresa quella di attenersi scrupolosamente alle proprie mansioni nonché la proclamazione dello sciopero generale di tutti lavoratori.

Deliberazione n. 243 del 15 giugno 2023. “Criticità connesse alle postazioni dirigenziali vacanti presso il Dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti e presso il Dipartimento regionale dell’energia dell’Assessorato regionale dell’energia e dei servizi di pubblica utilità”

Mandato al Dipartimento regionale della funzione pubblica e del personale afferente la possibilità di assegnare incarichi dirigenziali ai Funzionari direttivi di ruolo dell’Amministrazione regionale, in possesso di specifiche competenze, ai sensi del combinato disposto dell’art. 9, comma 8, della legge regionale n. 10/2000 e dell’art. 19, comma 6, del decreto legislativo n. 165/2001 e successive modifiche e integrazioni.

RIFORMA PENSIONI/ La verità che il Governo dovrebbe dire ai sindacati

Tratto da www.ilsussidiario.net

Non solo il Governo Meloni, ma in precedenza anche precedenti Esecutivi non hanno mai dato prova dell’onestà di dire ai sindacati: “Cari amici, le vostre proposte sono fuori mercato; o ne prendete serenamente atto oppure ci incontreremo periodicamente a predisporre tavoli tecnici che non approderanno ad alcun risultato, mentre in sede di Legge di bilancio ci inventeremo un’altra quota come regime di transizione. Voi andrete in giro a raccontare che ancora una volta siete riusciti a evitare l’entrata in vigore della riforma Fornero, mentre noi o gli altri Governi che verranno riusciremo a controllare la situazione e a aggiustare i guasti determinati con Quota 100. Immaginiamo che vi sarete accorti che con Quota 102 e 103, i Governi riescono a mandare in pensione anticipata i baby boomers a un’età superiore a quella indicata nei parametri”.

Pensioni, prende corpo l’ipotesi “Quota 41”. Ma con l’assegno calcolato su base contributiva

Tratto da PAmagazine

Quota 41 o Quota 103 bis? Riparte il confronto sulle pensioni tra governo e sindacati e prende sempre più corpo l’ipotesi di una Quota 41 (uscita dal lavoro con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica) con l’assegno pensionistico interamente calcolato su base contributiva, anche in caso di diritto al calcolo retributivo.

Corsa contro il tempo

A fine anno scade “Quota 103”, la soluzione tampone introdotta dal governo Draghi, e per mancanza di risorse si rischia di tornare alla Fornero. Flessibilità in uscita, allargamento della platea relativa all’Ape sociale, previdenza complementare con un nuovo semestre di silenzio assenso, deducibilità delle misure di welfare, pensione contributiva per giovani e donne, strumento unico per gli esodi incentivati. Questo il programma che il ministro Calderone ha messo sul tavolo di discussione per tentare di delineare un quadro di interventi già dal prossimo settembre, prima della legge di bilancio.

Fornero

Quello della previdenza è un cantiere che difficilmente si riuscirà a chiudere prima della fine del 2023. Scaduta “Quota 103” (62 anni più 41 di contribuzione), con la legge Fornero si tornerebbe ad andare in pensione con 67 anni e almeno 20 di contributi, oppure con 42 anni e 10 mesi di contributi a prescindere dall’età. Punto di mediazione potrebbe essere appunto “Quota 41”. Ma non è nemmeno esclusa la riconferma, almeno per un anno, di “Quota 103”, introdotta dal precedente esecutivo e più sostenibile da un punto di vista delle risorse. Incerto, infine, il destino di “Opzione Donna”, grazie alla quale alcune categorie di lavoratrici hanno la facoltà di ritirarsi con 60 anni di età e almeno 35 anni di contributi. Anche questa norma scade alla fine del 2023.

 

Minime

Intanto a luglio arriveranno gli aumenti delle pensioni minime previsti dalla legge di bilancio: chi ha un assegno inferiore a 563,74 euro con la mensilità di luglio beneficerà di un incremento dell’1,5% se ha meno di 75 anni e del 6,4% se ha più di 75 anni. In pratica, si riceveranno fino a 8,46 euro in più al mese nel primo caso e fino a 36,08 euro in più nel secondo. Con la mensilità di luglio si riceveranno anche gli arretrati per i mesi precedenti del 2023.

L’indagine

Secondo un’indagine del Centro studi di Unimpresa, nei prossimi quattro anni la spesa per le pensioni è destinata a crescere di quasi 65 miliardi di euro, in aumento del 22% rispetto al 2022. Il costo totale degli assegni si attesterà a 318 miliardi nel 2023, in crescita di 21 miliardi (+7%) sullo scorso anno. Il saldo – si osserva – salirà quindi nei tre anni successivi, rispettivamente di 22 miliardi, 10 miliardi e 11 miliardi, per arrivare a quota 362 miliardi a fine 2026.

Nella Pa assenze in calo da 10 anni: tra il 2012 e il 2021 sono diminuite del 23%

Tratto da PAmagazine

In queste ore sta facendo molto discutere la vicenda della professoressa di Chioggia, assente dal lavoro per 20 anni su 24 di servizio, destituita dal suo incarico dal Miur per inettitudine. Un caso isolato che tuttavia rischia di rilanciare una vecchia leggenda, quella dei dipendenti pubblici fannulloni, che si nasconderebbero dietro falsi certificati di malattia per restare a casa e non andare a lavorare. In realtà, nella Pubblica amministrazione le assenze per malattia sono in calo da 10 anni. Così emerge dall’ultimo Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato. Nel 2012, infatti, le assenze totali nella Pa avevano superato la soglia dei 165 milioni di giorni, mentre nel 2021 l’asticella si è fermata a 127 milioni di giorni. Un calo del 23%.

I numeri

Sempre nel 2021 gli uomini hanno totalizzato 57 milioni di giorni di assenza circa. Le donne invece quasi 70 milioni. Un dato leggermente superiore rispetto a quello del pre-Covid: nel 2019 i giorni di assenza totale erano stati 124,8 milioni nel pubblico (58,8 milioni per gli uomini e 66 milioni per le donne). Andando ancora più indietro nel tempo si scopre però che le assenza totali nella Pa avevano raggiunto quota 130 milioni di giorni nel 2017 (oltre la metà, 69 milioni, attribuibili a donne). Nel 2015 erano state circa 132 milioni, come nel 2014. Insomma, la diminuzione delle assenze nella Pubblica amministrazione è un trend che va avanti da tempo.

La mappa

Più nel dettaglio, nel 2021 i giorni di assenza per malattia retribuiti sono stati nel pubblico meno di 30 milioni (17,3 milioni per le lavoratrici). La maggior parte di queste assenze si concentrano nella scuola, dove l’asticella arriva a rasentare i 10 milioni di giorni. Segue la Sanità, a quota 6,7 milioni di giorni di assenza per malattia retribuiti. Negli enti locali il Conto annuale della Rgs evidenzia che nel 2021 ci sono stati oltre 4 milioni di giorni di assenza per malattia. Nelle funzioni centrali solo 1,4 milioni. Usando la lente di ingrandimento, si scopre poi che nei soli ministeri i giorni di assenza per malattia retribuiti sono stati un milione nel periodo preso in esame: 427.770 per gli uomini e 606.652 per le donne. Nelle agenzia fiscali il totale arriva a 190mila giorni (104 mila per le donne). Negli enti pubblici non economici, infine, sono stati circa 198 mila i giorni di assenza per malattia retribuiti nel 2021.

Codice comportamento dipendenti pubblici, attenzione a social e discriminazioni. Attenzione anche ai messaggi di posta elettronica che non potranno contenere frasi minacciose, oltraggiose o discriminatorie

Dopo l’approvazione definitiva da parte del Consiglio dei ministri si può dare il via al nuovo codice di comportamento: ecco cosa devono attenzionare in particolare i dipendenti pubblici.


Il testo ha avuto un iter un po’ travagliato: dopo una prima approvazione nell’aula dei ministri lo scorso dicembre era stato successivamente rigettato da parte del Consiglio di Stato.

I giudici amministrativi, tra le varie obiezioni, avevano espresso riserve  in merito alle nuove regole di condotta dedicate rispettivamente all’utilizzo delle tecnologie informatiche e all’utilizzo dei mezzi di informazione e dei social media. Norme che, per il CdS, si caratterizzavano per una “indeterminatezza delle condotte sanzionabili, favorita anche dall’utilizzo di espressioni linguistiche, molte delle quali tratte dal linguaggio tecnico e lasciate prive di definizioni atte a esplicitarne il significato”.

Tuttavia, dopo l’intesa in sede di Conferenza unificata e un nuovo parere positivo della Sezione consultiva per gli atti normativi del Consiglio di Stato, il Consiglio dei ministri ha approvato lo scorso 7 giugno, in esame definitivo, il nuovo Codice.

Indice dei contenuti

Cosa contiene il codice di comportamento dei dipendenti pubblici appena aggiornato?

Il nuovo Codice adatta all’attuale contesto socio-lavorativo quello del 2013: l’approvazione di questo testo è particolarmente importante per il Governo, poiché consente di centrare con un mese di anticipo uno degli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Divieto assoluto di discriminazione

Il testo promuove il divieto di ogni forma di discriminazione legata alle “condizioni personali del dipendente”, dall’orientamento sessuale al genere, passando per disabilità e differenze etniche e religiose.

Da un lato, l’Amministrazione garantisce ad ogni dipendente il diritto alla tutela da qualsiasi atto o comportamento che produca un effetto pregiudizievole e discriminazioni di genere, anche in via indiretta.

Dall’altro spetta ai dipendenti, nei rapporti interpersonali, contribuire alla promozione e al mantenimento di un ambiente e di una organizzazione del lavoro che siano ispirati e fondati su principi di correttezza, libertà, dignità ed uguaglianza.

Utilizzo responsabile di strumenti informatici e social media

Si introduce un richiamo all’utilizzo responsabile degli strumenti informatici, attraverso un corretto utilizzo di tecnologiamezzi d’informazione e social media.

Per quanto riguarda gli strumenti di proprietà dell’ente pubblico possono essere usati per incombenze personali, ma senza doversi allontanare dalla sede di servizio e purché l’attività sia contenuta in tempi ristretti e senza pregiudizio per i compiti istituzionali.

Inoltre si vieta di diffondere e pubblicare, anche tramite social network, notizie ed informazioni di cui sia a conoscenza per ragione del proprio ufficio. Ugualmente, ci si deve astenere dal pubblicare dichiarazioni offensive nei confronti dell’amministrazione, dei colleghi e collaboratori. Anche le opinioni del dipendente nei semplici post social devono essere espresse a titolo personale e senza coinvolgere la Pa di appartenenza.

Lo stesso vale per i messaggi di posta elettronica che, sia all’esterno che all’interno dell’ente, non potranno contenere frasi minacciose, oltraggiose o discriminatorie.

Questo perché chi lavora per la PA deve tutelarne immagine e reputazione anche attraverso il decoro nella gestione dei propri canali pubblici.

La responsabilità professionale dei dirigenti pubblici

Nel nuovo Codice, adottato in attuazione di quanto previsto dal decreto legge cosiddetto “PNRR 2” (d.l. n. 36/2022), si sottolinea anche il nuovo ruolo cruciale del dirigente pubblico.

Questa figura, d’ora in poi, avrà la responsabilità diretta per la crescita professionale dei collaboratori: dovrà pertanto favorire le  occasioni di formazione e le opportunità di sviluppo di tutte le posizioni organizzative.

Ovviamente spetta anche al dirigente curare, compatibilmente con le risorse disponibili, il benessere organizzativo nelle proprie sedi, favorendo l’instaurarsi di rapporti cordiali e rispettosi tra i collaboratori.

Formazione e misurazione della performance

Inoltre si pone attenzione al testo all’espressa previsione della misurazione della performance dei dipendenti anche sulla base del raggiungimento dei risultati e del loro comportamento organizzativo.

Una misurazione che passa anche da un altro tassello fondamentale: quello di garantire al personale della PA continue opportunità di formazione e crescita professionale e umana, da cui emerge la valorizzazione anche delle cosiddette soft skills (capacità relazionali e comportamentali).

Rispetto dell’ambiente

Infine i comportamenti dei dipendenti pubblici dovranno essere in linea con le logiche di contenimento dei costi, in particolare, sul consumo energetico e della sostenibilità ambientale.

Pertanto i dipendenti dovranno in prima persona contribuire alla riduzione del consumo energetico e della risorsa idrica, ma anche per limitare i rifiuti e incentivarne il riciclo.

Il commento del Ministro Paolo Zangrillo

Temi nuovi, interconnessi a una visione strategica manageriale che la Pubblica Amministrazione deve far propria al più presto”, commenta il Ministro per la pubblica amministrazione Paolo Zangrillo. “Dobbiamo passare da una logica del controllo a quella della responsabilità e della misurazione dei risultati: la performance non deve più essere un tabù, perché per migliorare bisogna prima valutare dove insistere e cosa rafforzare”.

Lo schema di decreto

In attesa della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e della sua entrata in vigore qui è possibile consultare lo schema di decreto.

Pagamento differito del TFS/TFR agli statali. E’ arrivata la sentenza della Corte Costituzionale. La montagna ha partorito il topolino

Leggendo solo i titoli dei quotidiani che riportano la notizia della sentenza della Corte Costituzione che avrebbe dichiarato l’incostituzionalità del pagamento ritardato della liquidazione agli statali, rischiamo di crearci false illusioni.

Leggendo, invece, la sentenza della Consulta n. 130/2023 (ma è spiegato bene anche all’interno degli stessi articoli dei quotidiani), le cose stanno diversamente.

Vero è, infatti, che secondo la Corte Costituzionale ritardare il pagamento della liquidazione degli statali, contrasta con i principi della Costituzione ed in particolare con quello della «giusta retribuzione», che non consiste solo nel ricevere pagamenti «adeguati», ma anche «tempestivi». Tuttavia, nonostante abbia dato ragione agli statali, la Corte ha dichiarato «inammissibili» i ricorsi e ha rimandato la palla al Parlamento con un invito «pressante» a riscrivere le norme sul pagamento della liquidazione.

L’Inps, come ricorda la Consulta nel suo dispositivo, ha quantificato in 14 miliardi di euro l’esborso dello Stato per versare immediatamente la liquidazione ai dipendenti pubblici. Ed è proprio per l’imponente somma che deve essere messa a carico delle casse pubbliche che tocca al Parlamento e al governo trovare una soluzione. Comunque sia i giudici della Corte suggeriscono al governo e al Parlamento di pensare a misure che garantiscano una «gradualità».

Non tutti i 14 miliardi insomma, vanno trovati immediatamente. Si potrà anche procedere per step, magari partendo dagli statali con i redditi più bassi. La Consulta ha deciso dunque di non mettere sotto pressione il governo con un esborso immediato che avrebbe compromesso la prossima manovra di bilancio che già si preannuncia complicata. Con un avvertimento però: non pensino il governo e il Parlamento di temporeggiare di nuovo. La questione va risolta e a stretto giro.

«Non sarebbe tollerabile», scrivono i giudici, «l’eccessivo protrarsi dell’inerzia legislativa». Le ragioni di questo monito sono chiare. C’è un precedente. Nel 2019 la Corte Costituzionale aveva già sentenziato sul pagamento in ritardo del Trattamento di fine servizio degli statali. E aveva detto una cosa molto chiara. Pagare in ritardo la liquidazione può essere ammissibile solo in caso di un lavoratore che va in pensione anticipata, usando per esempio lo scivolo di Quota 100.


SENTENZA N. 130 ANNO 2023

COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO “BASTA CON LE ATTESE”

“Nel corso dei lavori dell’ARS per l’approvazione del collegato alla finanziaria, è accaduto un fatto gravissimo” dichiarano i segretari regionali e generali dello organizzazioni sindacali di Cgil Fp, Cisl Fp, Cobas Codir, Sadirs, Siad-Csa, Ugl Aut e Uil Fpl “ sembrerebbe che le norme sul personale non siano state poste in votazione per mancanza di copertura finanziaria” continuano i sindacalisti.
“Parliamo delle risorse necessarie per la riclassificazione e le progressioni verticali del personale. Ogni promessa del governo ad oggi è stata disattesa.”
Nel corso di un vertice sindacale unitario, stante la grave situazione venutasi a creare, le organizzazioni sindacali hanno ritrovato l’unità sindacale proclamando la mobilitazione generale del personale regionale. Serve subito una riforma della pubblica amministrazione per dare risposte concrete ai cittadini e per fare ciò serve investire seriamente sul personale e sulle politiche del lavoro. Le Organizzazioni sindacali rivendicano la mancata nomina dei vertici dell’Aran Sicilia per addivenire, finalmente, alla sottoscrizione dei contratti di lavoro 2019/2021 scaduti da tempo e già rinnovati in tutto il resto della pubblica amministrazione di italia. A questo governo sembrano non interessare le sorti del personale della pubblica amministrazione siciliana. Ad oggi è prevalso il senso di responsabilità di sindacati e lavoratori, ma adesso è arrivato il momento di dire basta. Per tale motivo sono state annunciate una serie di iniziative a partire da una assemblea unitaria di protesta di tutti i quadri sindacali, da tenersi entro la prima decade di luglio, per programmare e concordare tutte le iniziative da mettere in campo in sede territoriale con tutti i lavoratori. Le organizzazioni sindacali supporteranno e tuteleranno in ogni sede, tutti lavoratori in atto gravati da compiti superiori senza alcun riconoscimento e, altresì, inviteranno tutti i lavoratori ad attenersi, scrupolosamente, alle proprie mansioni per dimostrare al governo quanti svolgono mansioni superiori. Le organizzazioni sindacali non sono più disponibili ad accettare false promesse che ledano la dignità dei lavoratori. “Non siamo più disposti ad attendere e per tale motivo – concludo i sindacalisti- metteremo in atto ogni forma di proteste utile compreso la proclamazione dello sciopero generale di tutti lavoratori”


Richiesta accertamento sanitario dipendenti pubblici: servizio online

Tratto da www.inps.it
Online il servizio per inoltrare all’INPS le richieste di accertamento sanitario e medico-legale per i dipendenti pubblici.

Il decreto-legge 21 giugno 2022, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2022, n. 122, ha soppresso, a decorrere dal 1° giugno 2023le Commissioni mediche di verifica operanti nell’ambito del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Dalla stessa data, le funzioni svolte dalle commissioni sono state trasferite all’INPS.

Dal 1° giugno, quindi, le richieste di accertamento sanitario e medico-legale elencate nel messaggio 18 maggio 2023, n. 1834 dovranno essere presentate all’INPS esclusivamente in modalità telematica, accedendo al servizio online, come descritto nel messaggio 1 giugno 2023, n.2064.

Per accedere alla procedura di presentazione delle domande, è necessario richiedere l’abilitazione compilando il modulo AA14.

Tra gli accertamenti sanitari effettuati dalle Commissioni mediche di verifica rientrano quelli di idoneità e inabilità dei dipendenti pubblici.

Tra le competenze delle Commissioni rientrano anche gli accertamenti sanitari nei confronti dei familiari superstiti che hanno diritto alla pensione indiretta o di reversibilità, e quelle per la concessione dell’equo indennizzo e del rimborso delle spese di degenza per infermità contratte per causa di servizio in favore del personale della Polizia locale.

Dovranno essere inviate all’INPS, sempre online, anche le richieste di accertamento medico-legale per:

  • coloro che hanno diritto ai benefici in materia di pensioni di guerra dirette, indirette e di reversibilità e relativi assegni accessori, dei familiari superstiti a cui spetta il trattamento di reversibilità dell’assegno vitalizio concesso agli ex deportati nei campi di sterminio nazista;
  • i familiari superstiti che hanno diritto al trattamento di reversibilità dell’assegno di benemerenza concesso ai perseguitati politici antifascisti e razziali;
  • i familiari superstiti a cui spetta il trattamento di reversibilità degli assegni annessi alle decorazioni al valore militare.

Richiesta accertamento sanitario dipendenti pubblici: servizio online

Richiesta accertamento sanitario ai sensi della L. 8/8/95 n. 335, D.M. del Tesoro 8/5/97 n. 187 e D.L. 12/02/04 artt. 3 e 4 per concessione pensione d’inabilità e inidoneità – Nuove modalità di presentazione istanze – Circolare

L’articolo 45, comma 3-bis, del decreto-legge 21 giugno 2022, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2022, n. 122, e successive modificazioni, ha soppresso a decorrere dal 1° giugno 2023 le Commissioni mediche di verifica operanti nell’ambito del Ministero dell’Economia e delle finanze, trasferendo all’INPS, dalla medesima data, le funzioni dalle stesse svolte.
Conseguentemente, a partire dal 1° giugno 2023, le richieste di accertamento sanitario di idoneità, inidoneità e inabilità lavorativa, come da “Messaggio INPS numero 1834 del 18/05/2023”, dovranno essere presentate dalle Amministrazioni pubbliche, all’INPS, esclusivamente in modalità telematica, per il tramite del portale dell’Istituto.
“A tale fine, per potere accedere alla procedura di presentazione delle citate domande, il dipendente (…), in possesso di SPID almeno di livello 2/CIE/CNS, deve richiedere apposita e preventiva abilitazione compilando e sottoscrivendo il modulo “AA14”, denominato: “Richiesta di abilitazione ai servizi telematici – Gestione Dipendenti Pubblici: Presentazione della domanda di accertamento sanitario (ex Commissione Medica di Verifica del Ministero Economia e Finanze)”, reperibile nella sezione moduli del sito istituzionale dell’INPS”.
Il modulo, una volta compilato in ogni sua parte sarà trasmesso, unitamente alla copia del documento di riconoscimento in corso di validità dall’interessato/a, al Dipartimento Regionale della Funzione Pubblica e del Personale che provvederà ad inoltrare richiesta di visita alla Struttura INPS territorialmente competente tramite PEC.
Si prega di dare massima diffusione della presente circolare a tutto il personale dipendente.
La presente circolare sarà pubblicata nel sito ufficiale del Dipartimento Regionale della Funzione Pubblica e del Personale.


Richiesta accertamento sanitario ai sensi della L. 8/8/95 n. 335, D.M. del Tesoro 8/5/97 n. 187 e D.L. 12/02/04 artt. 3 e 4 per concessione pensione d’inabilità e inidoneità – Nuove modalità di presentazione istanze – Chiarimenti