Concorsi, stop alla prova orale fino al 2026 per i funzionari

Tratto da PAmagazine

Concorsi pubblici più veloci e senza prova orale, almeno fino al 2026, anno di chiusura del Pnrr. Lo prevede un emendamento approvato alla Camera al decreto legge per il rafforzamento della Pubblica amministrazione, ma solo per i ruoli non apicali. Così il governo anticipa la riforma complessiva dei concorsi, attraverso le modifiche al Dpr 487 del 1994, a cui il titolare della Funzione pubblica, Paolo Zangrillo, sta lavorando da mesi. La riforma, che fa parte degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, deve ottenere semaforo verde entro la fine di giugno. Così ha chiesto l’Europa. Obiettivo del ministro: accorciare i tempi delle procedure pubbliche a sei mesi.

La svolta

Nel dettaglio, l’emendamento del governo approvato alla Camera prevede che «fino al 31 dicembre del 2026» i bandi di concorso «possono prevedere, per i profili non apicali, lo svolgimento della sola prova scritta». Ma non solo. Lo stesso emendamento apre all’arrivo dei concorsi su base territoriale. Per i concorsi nazionali unici, banditi dalla commissione Ripam, i candidati potranno presentare domanda di partecipazione solo per un profilo oggetto del bando. Infine, il candidato dovrà indicare per quale Regione o città si candida e non potrà presentare domanda anche per altri territori. In queso modo il governo punta a contrastare il fenomeno delle rinunce. Oggi il 20% dei vinvitori si tira indietro se in palio c’è un posto a tempo indeterminato e addirittura il 50% si sfila quando la posizione offerta è a tempo determinato.

 

Il Formez ha anche rilevato che quasi la metà dei candidati (il 41,5%) ha fatto domanda per accedere a più selezioni pubbliche tra il prime gennaio del 2021 e il 30 giugno del 2022. I cosiddetti concorsisti hanno un’età media di poco superiore ai 40 anni, la maggior parte possiede una laurea in giurisprudenza (il 43%) e in due casi su tre risiedono nelle regioni del Mezzogiorno. Più della metà sono donne.

I numeri

Oggi si presentano in media 40 candidati per ogni posto messo a bando, contro i 200 del 2019. In una Pubblica amministrazione che ha un disperato bisogno di assumere per mantenere l’operatività degli enti, considerato che da qui al 2033 oltre un milione di statali sarà costretto a lasciare il lavoro per raggiunti limiti di età, il calo del numero dei candidati è un altro campanello di allarme che non è passato inosservato. Finora sul portale InPA, operativo dal 2021, sono stati pubblicati oltre 2.200 bandi, ma uno su tre non è ancora chiuso. Nel 2021 gli assunti per concorso sono stati più di 150.000 e di questi I’8,6% era già un dipendente pubblico.