Pensioni, prende corpo l’ipotesi “Quota 41”. Ma con l’assegno calcolato su base contributiva

Tratto da PAmagazine

Quota 41 o Quota 103 bis? Riparte il confronto sulle pensioni tra governo e sindacati e prende sempre più corpo l’ipotesi di una Quota 41 (uscita dal lavoro con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica) con l’assegno pensionistico interamente calcolato su base contributiva, anche in caso di diritto al calcolo retributivo.

Corsa contro il tempo

A fine anno scade “Quota 103”, la soluzione tampone introdotta dal governo Draghi, e per mancanza di risorse si rischia di tornare alla Fornero. Flessibilità in uscita, allargamento della platea relativa all’Ape sociale, previdenza complementare con un nuovo semestre di silenzio assenso, deducibilità delle misure di welfare, pensione contributiva per giovani e donne, strumento unico per gli esodi incentivati. Questo il programma che il ministro Calderone ha messo sul tavolo di discussione per tentare di delineare un quadro di interventi già dal prossimo settembre, prima della legge di bilancio.

Fornero

Quello della previdenza è un cantiere che difficilmente si riuscirà a chiudere prima della fine del 2023. Scaduta “Quota 103” (62 anni più 41 di contribuzione), con la legge Fornero si tornerebbe ad andare in pensione con 67 anni e almeno 20 di contributi, oppure con 42 anni e 10 mesi di contributi a prescindere dall’età. Punto di mediazione potrebbe essere appunto “Quota 41”. Ma non è nemmeno esclusa la riconferma, almeno per un anno, di “Quota 103”, introdotta dal precedente esecutivo e più sostenibile da un punto di vista delle risorse. Incerto, infine, il destino di “Opzione Donna”, grazie alla quale alcune categorie di lavoratrici hanno la facoltà di ritirarsi con 60 anni di età e almeno 35 anni di contributi. Anche questa norma scade alla fine del 2023.

 

Minime

Intanto a luglio arriveranno gli aumenti delle pensioni minime previsti dalla legge di bilancio: chi ha un assegno inferiore a 563,74 euro con la mensilità di luglio beneficerà di un incremento dell’1,5% se ha meno di 75 anni e del 6,4% se ha più di 75 anni. In pratica, si riceveranno fino a 8,46 euro in più al mese nel primo caso e fino a 36,08 euro in più nel secondo. Con la mensilità di luglio si riceveranno anche gli arretrati per i mesi precedenti del 2023.

L’indagine

Secondo un’indagine del Centro studi di Unimpresa, nei prossimi quattro anni la spesa per le pensioni è destinata a crescere di quasi 65 miliardi di euro, in aumento del 22% rispetto al 2022. Il costo totale degli assegni si attesterà a 318 miliardi nel 2023, in crescita di 21 miliardi (+7%) sullo scorso anno. Il saldo – si osserva – salirà quindi nei tre anni successivi, rispettivamente di 22 miliardi, 10 miliardi e 11 miliardi, per arrivare a quota 362 miliardi a fine 2026.