Report choc degli Usa: la democrazia italiana distrutta dai vincoli Ue

Uno studio di Bank of America e Merrill Lynch dimostra come l’“eccessiva virtuosità” della politica italiana, ligia ai vincoli di bilancio imposti dall’Unione europea, porterà i partiti a una sorta di suicidio collettivo, a tutto vantaggio del Movimento 5 Stelle, che ne raccoglierà i frutti alle prossime elezioni politiche, attese nel 2015…..continua a leggere

Un referendum contro il cappio del Fiscal Compact e la sua “stupida austerità”

Si può proporre un referendum contro la “stupida austerità” senza essere né anti-europeisti né anti-euro? C’è chi pensa che non solo si possa, ma che sia la sola strada proponibile per uscire dalla morsa della crisi che altrimenti, se non cambia l’attuale politica europea, non finirà mai. A sostenerlo è un nuovo movimento politico promosso da un gruppo di intellettuali e che è difficilmente classificabile secondo le categorie politiche tradizionali di “destra”, “sinistra” e “centro”. Il fondatore è Gustavo Piga, un economista di cui si ricorda che tra i primi denunciò i rischi e i pasticci della finanza dei derivati con un saggio del 2001 e che da tempo conduce una battaglia sostenendo che solo un adeguato volume di investimenti pubblici può rilanciare la crescita e ridurre così molto più efficacemente e rapidamente il rapporto debito-Pil.

UE. Attenuare rigore e austerity? Manco per sogno

«L’Italia è un Paese profondamente europeista e confido che continuerà a rispettare i Trattati che comprendono anche quello di stabilità e crescita». Replica così il commissario agli affari economici Olli Rehn a domande dei giornalisti sul nuovo governo e alle voci sul voler mettere in discussione la soglia del 3% nel rapporto tra deficit e Pil. Rehn ha parlato nel corso della conferenza stampa in conclusione dell’Eurogruppo.

L’Italia paga il prezzo più alto del super euro

La Federal Reserve Usa quest’anno ha creato e immesso sui mercati qualcosa come mille miliardi di dollari. La Banca del Giappone ogni mese interviene iniettando yen per l’equivalente di circa 70 miliardi di dollari e la Banca d’Inghilterra negli ultimi anni ha comprato più di un terzo dell’enorme stock di debito pubblico di Londra.

La Bce invece per adesso non fa niente di simile. Alla Spagna, all’Italia o alla Grecia, la Germania e la stessa Bce chiedono di recuperare terreno sui mercati globali attraverso svalutazioni interne: tagli ai costi di produzione e ai salari dei lavoratori per poter vendere nel mondo a prezzi più competitivi. È una strategia che comporta costi sociali elevati, con l’aumento della disoccupazione, un lungo congelamento o il taglio degli stipendi pubblici e l’erosione dei salari privati. Ora però la forza dell’euro lasciato a se stesso nella guerra valutaria globale sta vanificando buona parte di questi sacrifici, o rischia di farlo presto.

Def. Rapporto deficit/pil al 3,1%. C’è l’impegno a rientrare. Pronto il bancomat pubblici dipendenti?

Il governo aggiorna il Documento di finanza pubblica, il disavanzo supera il tetto indicato dall’Europa in rapporto al Pil. Ma il premier Letta rassicura: “Impegno a stare sotto il 3% alla fine dell’anno”. Il ministro Saccomanni: “Servirà manovra di fine anno, ma non avrà grande impatto”.

Pronto il bancomat pubblici dipendenti?

Sforato il rapporto deficit/pil. Quanto ci costerà l’impegno a restare sotto il 3%?

Il prodotto interno lordo frena più del previsto, quest’anno a -1,7% rispetto a -1,3% delle stime precedenti; il deficit supera la soglia del 3% e si attesta al 3,1%; il debito pubblico sfiora il 133% sul Pil, livello record dal 1924.

Il premier Enrico Letta assicura però che c’è  l’impegno a stare sotto il 3% alla fine dell’anno, così come previsto dagli accordi siglati a Bruxelles.

Secondo Saccomanni serve «una normale manovra di fine anno, che possiamo fare senza ricorrere a particolari misure e che non avrà nessun grosso impatto sulla situazione economica».

Tanto il bancomat dei dipendenti pubblici è sempre a disposizione.

Chi scrive la legge di stabilità? Olli Rehn a Roma per dirci cosa fare

Chi “scriverà” la prossima Legge di Stabilità, l’ex Legge Finanziaria che dovrà essere pronta entro metà ottobre?

«Se cade il Governo – ha detto il premier Enrico Letta – la Legge di Stabilità la scriverebbero a Bruxelles e la scriverebbero diversa da noi». Già, perché ora –sempre secondo Letta- questa legge la scriviamo noi e non viene scritta invece in Europa?

Lo scorso mese di maggio il Parlamento europeo ha approvato il cosiddetto two pack ovvero la parte finale del nuovo regolamento di stabilità economica che assegna alla Commissione europea un ruolo del tutto inedito: la possibilità di pronunciarsi sui bilanci nazionali dei 17 Paesi della zona euro (a partire dal 2014) ed eventualmente di porre il veto (fino ad oggi poteva esprimere solo raccomandazioni).

Entro il 15 ottobre ogni paese dell’eurozona dovrà presentare alla Commissione e all’Eurogruppo la bozza del piano di bilancio per l’anno successivo.

Se la bozza non convince Bruxelles perché non conforme al Patto di Stabilità e di Crescita (costituzionalizzato nel frattempo con il Fiscal compact) e perché non risponde alle raccomandazioni della Commissione, Bruxelles può chiederne la riscrittura entro due settimane dal momento della ricezione del progetto di bilancio.

Approvato nel massimo silenzio il Two-Pack. Con il Two-Pack, la finanziaria si farà a Bruxelles

Lo scorso mese di febbraio il Parlamento europeo ha approvato il cosiddetto two pack, cioè un pacchetto di regole che dà nuovi poteri alla Commissione Ue tra cui quello di imporre modifiche alle leggi finanziarie degli Stati.

Entro il mese di ottobre di ogni anno, i 17 Paesi dell’eurozona dovranno sottoporre a Bruxelles i propri bilanci per l’anno successivo (in Italia la legge Finanziaria). La Commissione europea si pronuncerà caso per caso esaminando i conti previsti e, nel caso, potrà chiedere ai governi nazionali cambiamenti sostanziali nonché emettere sanzioni per chi non volesse adeguarsi.

Non avendo più nemmeno l’ombra di una sovranità su spesa e scelte d’investimenti, viene da chiedersi su quali programmi elettorali i cittadini, in particolare noi Italiani e quelli dei Paesi citati in precedenza, baseranno il proprio voto in futuro? Con quali differenze? Su quali promesse? Su quali piani economici? Per non chiedersi se varrà ancora la pena votare.

La legge di stabilità non la scrive Bruxelles? Intanto Olli Rehn bacchetta l’Italia

Qualche giorno fa Letta ha dichiarato: La legge di stabilità la scriviamo noi, non Bruxelles.

Ma intanto arriva la pesante critica del Commissario agli Affari economici dell’Ue, Olli Rehn.

Prima il bollettino mensile della Bce, che sottolinea un forte peggioramento nei dati preliminari del disavanzo dell’Italia nella prima parte del 2013. Poi il Commissario Rehn, che ripete che gli ultimi dati economici dell’Italia non sono buoni e invita a concentrarci sulle riforme necessarie per controllare la spesa pubblica, rinforzare la lotta alla corruzione anche allungando i termini di prescrizione, accorciare i tempi della giustizia civile, rendere più flessibile il mercato del lavoro, migliorare la pubblica amministrazione, ridurre le distorsioni fiscali spostando il prelievo dal lavoro alla proprietà immobiliare e al consumo.

Sulle riforme più importanti, il paese ha imboccato la strada opposta rispetto a quella indicata dal Consiglio Europeo. Anziché rinforzare la legge Severino, alcune forze politiche stanno cercando di renderla del tutto inefficace. L’Imu è stata cancellata, e non sappiamo ancora bene con cosa sarà sostituita. Il già previsto aumento dell’Iva forse verrà abolito. Anziché riformare la pubblica amministrazione, si è fatta una sanatoria che stabilizza i precari con un percorso privilegiato rispetto ai concorsi previsti dalla legge e dalla costituzione.

Il vicepresidente della Commissione Europea ha paragonato il Paese alla Ferrari che ha “una grande tradizione di stile e capacità anche tecnica ma per poter vincere bisogna avere un motore competitivo, bisogna essere pronti a cambiare, adeguarsi”.