Sondaggi. Boom del M5S. La fiducia in Renzi calata più di quella nel governo

Quello che salta all’occhio, ad ogni modo, è l’avvicinamento del M5s al Pd. Secondo la rilevazione dell’istituto di Nando Pagnoncelli (che ha come tutti un margine d’errore di circa il 3 per cento), i Cinque Stelle a oggi sarebbero a due punti di distanza dai democratici, 29,1 per cento contro il 31,2. Una sorta di bipolarismo di fatto, visto che gli altri sono parecchio staccati: Lega al 14,3, Forza Italia al 10,8 e – tra i partiti che supererebbero la soglia di sbarramento ad oggi – Fratelli d’Italia al 4,3, Area Popolare al 3,9 e Sinistra Italiana al 3,4.

L’annuncio di Crocetta: «Saranno assunti i contrattisti degli enti locali»

Crocetta vuole stabilizzare i precari
Giornale di Sicilia del 24 dicembre 2015. Per scaricare l’articolo dal sito dell’Ars clicca sopra l’immagine

Una modifica alla Finanziaria per consentire ai Comuni siciliani di avviare subito le stabilizzazioni per i precari di categoria più alta, C e D. È stato lo stesso presidente della Regione, Rosario Crocetta, ad annunciarlo.

Sono assicurate risorse per dieci anni e una norma obbliga i Comuni a stabilizzarli entro il 2018. Chi non lo farà pur avendone la possibilità subirà un taglio dei finanziamenti pari al 30%. Crocetta però vuole spingersi oltre. Martedì ha incontrato i rappresentanti sindacali del Movimento Giovani Lavoratori e ieri ha comunicato che una norma consentirà l’assunzione immediata per le categorie C e D.

La legge oggi prevede di indire i concorsi e riservare solo la metà dei posti alla stabilizzazione ma Crocetta spera di consentire ai sindaci di assumere subito il personale in pianta organica rinviando i concorsi.

Sicilia. Assenti 30 deputati della maggioranza. Bocciato il DPEF. Presenti solo per salvare Crocetta e se stessi

ScioperoGoverno e maggioranza battuti all’Assemblea regionale siciliana. L’aula ha bocciato il Dpef 2016-2018, il documento di programmazione economico-finanziaria.

Si complica, a questo punto l’iter per l’approvazione di bilancio e finanziaria.

All’attacco i deputati di M5s all’Ars: “Bocciato il Dpef, ora Baccei si dimetta. E’ la palese e plastica dimostrazione – affermano i deputati cinquestelle – che al di là delle dichiarazioni di circostanza e dell’interessata bocciatura della mozione di sfiducia a Crocetta, questo governo non ha la maggioranza per governare una Regione ormai letteralmente allo sbando”.

Ecco le principali misure contenute nella finanziaria regionale approvata in Giunta

Scompare la norma che aboliva i bonus per i dipendenti a capo di piccoli uffici: ma si dovrà comunque risparmiare 5 milioni.

Sarà l’assessore alla Funzione pubblica a proporre alla giunta uno schema di “pesatura” degli incarichi.

Cambia anche il calcolo del Tfr: sarà legato alla retribuzione media dell’ultimo quinquennio.

I sindaci dovranno versare alla Regione una “ecotassa” e saranno multati anche nel caso in cui non stabilizzeranno i precari.

Addio agli incarichi legali. Un articolo della Finanziaria obbliga tutti gli enti regionali o comunque “sovvenzionati, sottoposti a tutela o anche a sola vigilanza della Regione” ad affidarsi, nei giudizi di fronte alle “autorità giudiziarie, i collegi arbitrali, le giurisdizioni amministratie e speciali” all’Avvocatura dello Stato.

Baccei si vanta di avere allineato la Sicilia al resto d’Italia. Ma non ha neppure osato scalfire i privilegi dell’Ars

La lunga marcia di Baccei
Repubblica del 23 dicembre 2015. Per scaricare l’articolo dal sito dell’Ars clicca sopra l’immagine

«Abbiamo fatto in meno di due anni quello che non si era compiuto nel mezzo secolo precedente» – ha dichiarato Baccei.

L’allineamento dei regionali agli statali cancella mitiche guarentigie.

Ma gli stipendi e le pensioni dei deputati regionali e dei dipendenti dell’Ars sono allineati? Non presentano anomalie?

Caso Corsello. L’amarezza di Giubilaro: «Io isolato, dopo aver denunciato la dirigente»

L'amarezza di Giubilaro
Giornale di Sicilia del 22 dicembre 2015. Per scaricare l’articolo dal sito dell’Ars clicca sopra l’immagine

Le sue rivelazioni hanno dato iI via all’indagine per istigazione alla corruzione che ha travolto la Corsello.

L’amarezza di Giubilaro. «La cosa incredibile è che io ora alla Regione sono considerato un infame. E solo per aver fatto il mio dovere, cioè aver denunciato un fatto grave»

Niente Jobs Act per gli statali in cambio di “cinque euro di aumento”. Se tutto si riducesse a questo?

Il Jobs Act, infatti, come ormai tutti sanno, non sarà applicato ai dipendenti pubblici, i quali quindi potranno ancora godere delle tutele dell’art.18 dello Statuto dei lavoratori contro i licenziamenti ingiusti. Almeno secondo quanto garantito dal ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia al Senato spiegando la recente sentenza della Cassazione.

La motivazione addotta dal ministro è «la differenza sostanziale fra datore di lavoro pubblico e datore di lavoro privato. Il privato lavora con risorse proprie, lo Stato lavora con risorse della collettività. Se un licenziamento nel pubblico ha un vizio, l’indennità andrebbe pagata con soldi pubblici. Quindi il danno sarebbe doppio».

Ma qualcuno avanza il sospetto che si voglia attuare il combinato disposto di “niente Jobs Act per voi” in cambio di “cinque euro di aumento”, in pratica che siamo di fronte al solito teatrino all’italiana, al solito scambio tra poco lavoro, poco salario e totale sicurezza e impunità una volta entrati tra le amorevoli e morbide braccia di Mamma-Stato.

In altri termini, il sospetto, andreottianamente inteso, è che in previsione delle ormai imminenti elezioni, il governo abbia agito sul più classico degli schemi: cari elettori, pardon cari dipendenti pubblici, neo e vetero assunti, potete stare tranquilli, perché soldi non ce ne sono e non ve ne diamo, ma in parallelo per voi poche saranno le novità lavorative, nessun rischio vi sfiorerà, e quanto alla efficienza del vostro lavoro, beh, ci rimettiamo al vostro buon cuore.
Sic transit il riformismo nella amatriciana.

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Cgil, Cisl, Uil, Ugl: i sindacati ammaccati

Manifestazione Palermo
Manifestazione Palermo

Interessante articolo che mette in luce la crisi di rappresentanza che sta attraversando il mondo sindacale. Nemmeno i diretti interessati, i sindacalisti, riescono a negare tale realtà.

Lontani sono i tempi delle grandi adunate e delle mobilitazioni che impaurivano i governi di turno, con particolare riferimento ai governi berlusconiani che vedevano centinaia di migliaia di lavoratori scendere in piazza per “far sentire la voce dei lavoratori”.

In tutto questo il governo Renzi ha avuto gioco facile nel modificare normative in materia di lavoro che ai governi precedenti erano state inibite con manifestazioni oceaniche. Articolo 18 docet.

La Camera annuncia il taglio dell’indennità dei dipendenti e scoppia la protesta

Taglio stipendi camera. Esplode la protesta
Repubblica del 22 dicembre 2015. Per scaricare l’articolo clica sopra l’immagine

Non conosce pace, né fine, né niente di buono l’ormai annosa, intermittente e anche abbastanza triste vicenda degli stipendi dei dipendenti di Montecitorio, che ieri hanno dichiarato lo stato di agitazione.

Anche quest’anno l’ufficio di presidenza si prepara infatti a confermare il taglio delle indennità di funzione che insieme ad altre misure, nella loro indecifrabile complessità, comunque alleggeriscono la busta paga di questi particolari lavoratori assunti per concorso e da sempre, per esigenze di mestiere, interni al Palazzo e come tali molto vicini al potere. Un tempo anche assai privilegiati, oggi economicamente appena un po’ meno, comunque rappresentati da ben otto sigle sindacali che, insieme ai loro colleghi del periclitante Senato, arrivano a superare le venti – e anche questo spezzatino, se non favorisce la lotta, certo la rende vieppiù complicata.