Caos Centri per l’impiego: pochi soldi e precariato

Il Fatto Quotidiano del 20 giugno 2017

Ci sono precari che, di mestiere, si occupano di precariato. Impiegati senza certezze per il proprio futuro che assistono ogni giorno chi, a sua volta, affronta il dramma del licenziamento o della disoccupazione di lungo corso. Studiosi senza posto fisso impegnati nella ricerca di rimedi all’eccessiva flessibilità del mercato occupazionale.

LAVORARE nei servizi pubblici per il lavoro, insomma, non è di per sé una garanzia di stabilità e diritti. Lo sanno bene i quasi 2 mila dipendenti a tempo determinato di quelli che una volta erano chiamati uffici di collocamento. Così come i 760 che rischiano di essere cacciati a luglio dall’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal) o ancora i 180 ricercatori a termine dell’Inapp.

Io, mamma e medico in Svezia, dove lo Stato ti aiuta in tutto

Sanità e scuole gratis fino ai 18 anni, un sussidio per aiutare i genitori, permessi illimitati al lavoro e un clima piacevole tra i colleghi: Silvia ci racconta la sua esperienza nella decima puntata della nostra inchiesta tra le donne italiane che allevano figli all’estero. Per capire cosa dovremmo copiare dagli altri Paesi per riuscire anche da noi a conciliare lavoro e famiglia senza stress.

Vogliono mandarci in pensione a 67 anni

Libero del 19 giugno 2017

Il governo studia un decreto per alzare l’età del ritiro, ritoccando in peggio la riforma Fornero. Il motivo? L’Inps sta fallendo perché mantiene chi non ha versato contributi: un assegno sue due al Sud è regalato.

Età della pensione. Ipotesi: 67 anni dal 2019

Corriere della Sera del 18 giugno 2017

La speranza di vita dopo i 65 anni si sta allungando: per gli uomini siamo passati dai 18,6 anni del 2013 ai 19,1 anni del 2016; per le donne da 22 a 22,4 anni. Per questo l’ipotesi è che venga spostata verso l’alto anche l’età della pensione, che potrebbe passare dai 66 anni e sette mesi di adesso a 67 anni.

Dopo l’estate il governo dovrà emanare un decreto per rivedere l’età minima necessaria per andare in pensione. In teoria il meccanismo, previsto per legge, non lascia margini di discrezionalità. L’età della pensione è legata alla speranza di vita a 65 anni, cioè il tempo che in media resta da vivere una volta superata la boa dei 65.

ORA VORREBBERO LIMITARE ANCHE IL DIRITTO DI SCIOPERO

Corriere della Sera del 18 giugno 2017

Il Governo (Renzi prima e Gentiloni ora) supportato da una massiccia campagna mediatica (che ha utilizzato in maniera demagogica alcune vicende di cronaca come le assemblee sindacali in orario di lavoro presso gli scavi Pompei e al Colosseo a Roma, oppure gli scioperi all’Alitalia e, in ultimo, lo sciopero dei trasporti del 16 giugno scorso), sta cercando di limitare fortemente il diritto di sciopero già regolamentato e limitato fortemente dalla legge 146/90.

Stefano Lonzar (Unicobas Scuola-Roma)

In questo particolare momento si sta portando avanti un attacco concentrico al diritto di sciopero, sferrato dalla compagine governativa e sostenuto dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative.

L’attuale legge in vigore, la n.146 del ’90, modificata e integrata con la legge n. 83 del 2000, frutto della prima ondata storica di privatizzazioni, aveva già fortemente limitato il diritto di sciopero, in particolar modo nei servizi pubblici quali la sanità, i trasporti, la scuola, impedendolo, di fatto, in alcuni periodi dell’anno.

Oggi il governo italiano sta valutando il modo per limitare tale diritto ancora di più e poter procedere indisturbato nella definitiva demolizione delle conquiste e dei diritti che sono ancora rimasti nel mondo del lavoro.

Il Governo è supportato da una massiccia campagna mediatica (che ha utilizzato in maniera demagogica alcune vicende di cronaca come le assemblee sindacali in orario di lavoro presso gli scavi Pompei e al Colosseo a Roma, oppure gli scioperi all’Alitalia ) e si avvale della complicità dei sindacati maggiormente rappresentativi (CGIL,CISL, UIL),
Questi sindacati hanno appoggiato la limitazione del diritto di sciopero già 25 anni fa (L.146/90) per impedire che prendessero corpo le istanze del sindacalismo di base, dapprima approvando il codice di autoregolamentazione, poi facendo scrivere ai propri tecnici con i vari governi le normative delle leggi stesse. A maggior ragione oggi, gli stessi sindacati continuano ad approvare normative che ledono il diritto di sciopero e dettano regole sulla rappresentanza per cancellare il diritto al dissenso, visto che il loro obiettivo principale non è difendere e tutelare le condizioni dei lavoratori quanto cercare di mantenere a tutti i costi il monopolio della rappresentatività del mondo del lavoro.

Così, in uno scenario del genere, hanno i cominciato a muovere i primi passi, in maniera congiunta alla commissione Lavoro del Senato e alla commissione Affari costituzionali, i tre ddl presentati dai senatori Maurizio Sacconi (AP), Pietro Ichino (Pd) e Aldo Di Biagio (AP). L’uno prevede che lo sciopero possa essere proclamato solo da un sindacato o da una coalizione sindacale che abbia la maggioranza in azienda o nel comparto lavorativo, l’altro ipotizza un referendum partecipato da almeno la metà dei lavoratori interessati, dal quale la proclamazione dello sciopero ottenga un numero di voti favorevoli superiore alla metà dei voti espressi, il terzo richiede la dichiarazione anticipata di adesione da parte dei lavoratori all’iniziativa di sciopero, per avere un quadro dell’impatto della protesta.

I ddl, tutti sostenuti apertamente dal ministro Delrio e quindi dal Governo, rendono praticamente impossibile alle organizzazioni sindacali di base, più conflittuali ma non rappresentative, indire uno sciopero e trasformano il diritto di sciopero da diritto soggettivo in capo a ogni singolo lavoratore, in prerogativa sindacale, legata al livello di rappresentanza espresso dai singoli sindacati.

E’ evidente la gravità della situazione; in un momento in cui ci stanno sottraendo il diritto al lavoro, il diritto ad un salario decente, ad essere tutelati contro licenziamenti ingiusti, a condizioni e orari di lavoro umani e compatibili con una vita sociale dignitosa si vogliono bellamente cancellare non ipotetici diritti dei sindacati, ma concreti diritti di lavoratrici e lavoratori.

Corriere della Sera del 18 giugno 2017
Repubblica del 18 giugno 2017
Repubblica del 17 giugno 2017

Rinnovo dei contratti dei regionali La trattativa subito in salita: scontro su 104 e assenze-malattia

Parte in salita la trattativa tra governo e sindacati per il rinnovo dei contratti dei regionali. Le sigle hanno ritenuto insufficienti sia i fondi a disposizione sia le proposte messe nero su bianco dall’assessorato ala Funzione pubblica guidato da Luisa Lantieri. I tecnici dell’assessorato hanno spiegato che si tratta solo di una bozza che va implementata con le proposte dei sindacati, ma la reazione è stata dura.

Il Cobas-Codir in una nota esprime “la propria delusione per il documento ricevuto” ma comunque spiega di voler “valutare attentamente l’ipotesi consegnata che sembra un copiato della direttiva inviata dalla ministra Marianna Madia all’Aran nazionale”. Gli autonomi chiedono “la riclassificazione di tutto il personale e percorsi di carriera chiari e trasparenti che evitino una mera operazione di facciata finalizzata solo a continuare lo sfruttamento dei lavoratori in mansioni di responsabilità a costo zero”.

P.a., dotazioni organiche addio. Arriva il piano triennale dei fabbisogni di personale

ItaliaOggi del 16 giugno 2017

Il digs n. 75 del 25 maggio 2017, di riforma del pubblico impiego, è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale Serie generale n. 130 del 7 giugno scorso, unitamente a quello sulla valutazione della performance, n. 74/2017, con entrata in vigore dal prossimo 22 giugno. Tra le novità più interessanti, il ruolo della programmazione del personale e la stabilizzazione dei precari. Viene superato il concetto di dotazione organica, in favore della programmazione del fabbisogno di personale. Si dispone, nel testo novellato dell’art. 6 del Testo unico del pubblico impiego che le amministrazioni pubbliche definiscano l’organizzazione degli uffici, secondo le modalità e gli atti previsti dai rispettivi ordinamenti, previa informazione sindacale. Il ruolo centrale è assunto dal piano triennale dei fabbisogni di personale, finalizzato all’ottimale impiego delle risorse pubbliche disponibili, per perseguire obiettivi di performance organizzativa, efficienza, economicità e qualità dei servizi ai cittadini, in coerenza con l’organizzazione degli uffici, con la pianificazione pluriennale delle attività e della performance.

Incontro assessore FP – sindacati. Presentata la direttiva

Per scaricare la direttiva clicca sopra l’immagine

Si è concluso nel tardo pomeriggio di ieri l’incontro tra le OO.SS e l’assessore alla funzione pubblica, Luisa Lantieri.

Durante i lavori è stata consegnata la Direttiva che l’Assessore alla Funzione Pubblica invierà all’Aran Sicilia.

A breve il comunicato ufficiale del Cobas/Codir.

Statali, stretta sulle assenze anche per malattie gravi

Un tetto massimo di assenze per malattia durante l’anno anche in caso di gravi patologie che richiedono terapie salvavita quali chemioterapia ed emodialisi. È la ulteriore ‘stretta’ all’assenteismo nel pubblico impiego prevista dall’atto di indirizzo generale predisposto dal ministro della Funzione pubblica Marianna Madia per il rinnovo dei contratti.

E sarà l’Aran a negoziare, in sede di trattativa, il computo dei giorni di assenza collegati al l’effettuazione di terapie salvavita “anche se non coincidenti con i giorni di terapia e a condizione che si determinino effetti comportanti incapacita lavorativa”. Un ampio capitolo dell’atto di indirizzo del resto è dedicato a permessi, assenze e malattia, un tema delicato che da settembre sarà affidato ai controlli dell’Inps secondo quanto previsto dal nuovo testo unIco del pubblico impiego.