Deliberazione della Corte dei conti della Sicilia che mette dei paletti alla stabilizzazione dei precari

Il sindaco del comune di San Pier Niceto ha chiesto un parere alla Corte dei Conti siciliana, sezione di controllo, articolato in tre quesiti:

  1. se possa procedersi alle stabilizzazioni di personale precario prevista dall’art. 26, comma 6, della legge regionale n. 8 dell’8 maggio 2018 senza garantire l’adeguato accesso dall’esterno, richiesto invece dalla disposizione richiamata dalla citata legge regionale – di cui all’art. 20, comma 2 del d.lgs. 75 del 25 maggio 2017:
  2. se, nell’ambito delle modalità di calcolo del 50% delle risorse finanziarie disponibili per la stabilizzazione dei precari, le risorse aggiuntive assegnate con legge regionale debbano sommarsi agli spazi assunzionali ordinari sul cui coacervo calcolare la quota del 50% destinata a garantire il reclutamento dall’esterno con ordinarie procedure concorsuali;
  3. se, nel triennio 2018/2020, nell’ambito della programmazione delle assunzioni, possa darsi priorità alle stabilizzazioni del personale precario rispetto alle assunzioni dall’esterno, sempre nell’ambito del triennio di riferimento.

Leggi l’articolo su https://www.segretaricomunalivighenzi.it/04-02-2019-la-corte-dei-conti-della-sicilia-sezione-di-controllo-sembra-demolire-per-lennesima-volta-le-stabilizzazioni-dei-precari

Le Regioni contro i navigator. Dal Veneto alla Sicilia no agli “esperti” di Di Maio

Il Giornale del 31 gennaio 2019

Circa 10 mila consulenti dovranno aiutare gli aventi diritto al sussidio a ricollocarsi nel mondo del lavoro.

Assistenti che in breve tempo potrebbero trasformarsi in assistiti. Disoccupati, una volta terminato contratto e missione, che resteranno giocoforza nell’orbita della Pubblica amministrazione, che ha bisogno di tutto tranne che di altri precari.

Il problema è talmente presente al governo che il vicepremier Luigi di Maio ha già promesso che saranno stabilizzati. Ieri il ministro alla Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno ha precisato che si tratta di un impegno politico. E che nel decretone approdato ieri al Senato, non ci sarà la stabilizzazione.

Ma i navigator piacciono poco. Nei giorni scorsi si erano fatti sentire l’Anci e la Conferenza delle regioni. Ieri l’assessore al lavoro del Veneto Elena Donazzan ha spiegato che la giunta farà di tutto per fare funzionare il reddito di cittadinanza. Ma per farlo «non si deve assolutamente appesantire l’organizzazione che la nostra Regione si è già data di una rete di soggetti pubblici e privati, e che il ministro ha di fatto ignorato, senza alcun confronto tecnico con le Regioni». In altre parole, non servono i navigator, bastano le strutture della regione. E bastano anche i privati che già svolgono un ruolo di navigator, ha ricordato ieri Rosario Rasizza, presidente di Assosomm, associazione di categoria del lavoro in somministrazione

Dal Nord est al Sud, i navigator fanno riemergere vecchie precarietà. In Sicilia, segnalano il Pd e i sindacati, ci sono «gli ex sportellisti multifunzionali». Sono 1.700 e aspettano di essere assunti a tempo indeterminato. Non saranno loro i navigator, assicura il M5S Siciliano: «La scelta dei 950 navigator» siciliani «avverrà, infatti, secondo le procedure selettive previste dal Governo nazionale».

 

Centri per l’impiego: in Sicilia servono 385 laureati ma mancano le coperture

Senza 385 persone qualificate i Centri per l’impiego in Sicilia, in vista del reddito di cittadinanza, rischiano la paralisi. La Regione ha stilato il piano di rilevazione del fabbisogno e di utilizzo del personale nei centri per l’impiego dell’Isola ma mancano i fondi.

Prime considerazioni sul contratto appena sottoscritto. Dal punto di vista economico si poteva ottenere di più?

Aumenti ministeriali a cui vanno sommati gli importi della tabella dell’elemento perequativo in basso

La pre-intesa sottoscritta dalle OO.SS. è ora in fase si assemblaggio e controllo all’Aran e, dopo l’apprezzamento della Giunta, andrà al vaglio della Corte dei Conti.

A pochi giorni dalla sottoscrizione ho ascoltato (e letto) parecchi commenti, positivi (da parte di tanti che ritengono che, comunque, la situazione andava sbloccata) e negativi (e ci può stare) da parte di tanti che speravano in qualcosa in più.

Le critiche maggiori (le potete riscontrare nei commenti in questo blog) riguardano l’esiguità degli aumenti, ma il contratto appena sottoscritto non poteva andare molto oltre rispetto agli altri contratti pubblici rinnovati nel 2018.

La Corte dei Conti lo avrebbe bocciato senza appello.

Facciamo, per un attimo, finta che non esista il pareggio di bilancio in Costituzione e che la regione siciliana non sia soggetta al patto di stabilità (norme imposte dall’Unione Europea all’Italia quale stato membro dell’Unione Europea e accettate passivamente dai nostri governi).

Sapete quanto sarebbe costato aumentare di soli 5€ gli importi dell’aumento contrattuale?

I dipendenti regionali sono, attualmente, poco meno di 14 mila, ma, per semplicità facciamo finta che siano 14 mila esatti e moltiplichiamo 5€ per 14 mila a cui va aggiunto il 39% degli oneri.

5×14.000=70.000×13(mesi)=910.000×3(anni)=2.730.000.

A questi 2 milioni e settecento trentamila va aggiunto il 39% di oneri.

2.730.000×39÷100=3.794.700€

Quindi, per aumentare di soli 5€ l’importo concesso come aumento contrattuale sono necessari 3.794.700€.

Fatevi un po’ il conto di quanto ci sarebbe voluto se, al posto di partire dal 2016 (il triennio di riferimento in tutta Italia è 2016-2018 e la Corte dei Conti avrebbe bocciato un contratto con decorrenze diverse) si faceva retroagire la decorrenza a partire dal 2015, o addirittura ancora oltre, per ricomprendere anche coloro che sono andati in pensione ai sensi della L.r. 9/15.

Con il patto di stabilità, ma soprattutto con l’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione, c’è il divieto per lo Stato di qualsivoglia intervento in deficit. Le spese vanno sostenute o con un aumento delle tasse o attraverso tagli ad altre spese.

Saremmo stati in grado, scendendo TUTTI in piazza, di costringere il governo a tagliare altre spese, magari le loro laute indennità, per raddoppiare lo stanziamento dei contratti?

Conoscendo il dipendente regionale, molto attivo sui social ma notoriamente restio alla protesta in piazza, nutro forti dubbi.

Nei prossimi giorni cercherò di analizzare singolarmente gli aspetti giuridici previsti dal nuovo contratto.

(Per visualizzare le tabelle, cliccarci sopra)

Articolo 75 contratto ministeri
Importi SOLO per 10 mensilità per il SOLO periodo 1 marzo 2018-31 dicembre 2018

 

Aumenti regionali

ARAN, lavori tavolo tecnico iniziati, ma frenati da una questione tecnico-legale

Palermo, 1 febbraio 2019
Si è svolta, questa mattina, la prima riunione del tavolo sulla riclassificazione, indennità e progressione economica orizzontale.
La riunione è stata ostacolata dall’unica sigla sindacale che – non avendo sottoscritto l’accordo del 28 gennaio non riconoscendone il significato – adesso, però, chiede di potere partecipare agli incontri propedeutici per l’applicazione del contratto stesso e per la riclassificazione.
Una problematica tecnica relativa alla partecipazione di una sigla sindacale non firmataria, quindi, oggi frena il percorso avviato lunedì scorso: l’Aran, infatti, è stata costretta ad aggiornare i lavori per approfondire la questione.
Il Cobas/Codir e il Sadirs hanno dichiarato che, al di là delle problematiche di natura formale,
l’unico interesse sindacale che deve prevalere è la difesa dei lavoratori regionali in tutte le sue categorie, mettendo da parte atti che rischiano di sembrare pretestuosi e che producono solo danni ai lavoratori.
Contestualmente, abbiamo invitato l’Aran a entrare – nel più breve tempo possibile – nel merito delle importanti questioni in discussione, non cedendo al tentativo di fare perdere tempo, anziché partecipare a trovare soluzioni adeguate. Al fine di non interrompere la trattativa Cobas/Codir e Sadirs hanno anche proposto di proseguire nei lavori, consentendo la presenza della sigla sindacale non firmataria, con riserva, come uditori.

Incarichi esterni, illegittimi senza verifica delle carenze di risorse interne alla Pa

Tratto da quotidianoentilocali.ilsole24ore.com

Incarichi esterni, illegittimi senza verifica delle carenze di risorse interne alla Pa

di Michele Nico

“Nuovo intervento della magistratura contabile sugli incarichi dirigenziali a soggetti esterni all’ente pubblico sulla base dell’articolo 19, comma 6, del Dlgs 165/2001, che in via eccezionale consente il conferimento di funzioni dirigenziali a tempo determinato «a persone di particolare e comprovata qualificazione professionale non rinvenibile nei ruoli dell’Amministrazione».
In linea con i precedenti giurisprudenziali in materia, la Corte dei conti, Sezione regionale di controllo per il Lazio, con la delibera n. 71/2018 interpreta in chiave restrittiva la facoltà per l’ente di utilizzare l’istituto per sopperire al fabbisogno di personale occorrente al funzionamento della Pa.”

QUI la delibera della Corte dei conti Lazio n. 71/2018