Pa, troppi precari. Stop Ue ai contratti a termine

Tratto da PAmagazine

Faro dell’Ue sui contratti a termine nella Pa. Preoccupano nel settore pubblico le condizioni di lavoro discriminatorie e l’abuso dei contratti a breve scadenza. Al punto che Bruxelles ha inviato a Roma un parere motivato, secondo passo della procedura avviata nel luglio 2019, evidenziando che «la normativa italiana non previene né sanziona in misura sufficiente l’utilizzo abusivo di una successione di contratti a tempo determinato per diverse categorie di lavoratori del settore pubblico». Roma adesso ha due mesi di tempo per rimediare alle carenze rilevate, oppure la Commissione europea potrà decidere di deferirla alla Corte di giustizia europea.

Boom di precari

Secondo l’ultimo censimento dell’Istat sulle istituzioni pubbliche, nella Pa lavorano 3.601.709 persone, di cui 3.396.289 dipendenti (pari al 94,3% del personale) e più di 205mila occupati con altre forme contrattuali (collaboratori coordinati e continuativi o a progetto, altri atipici e temporanei). I numeri sono aggiornati al 31 dicembre del 2020. Tra il 2011 e il 2020 i dipendenti sono aumentati complessivamente del 2,5% per effetto del notevole incremento del numero di contratti a tempo determinato (+58,9%, +145 mila unità circa), a fronte di un calo del 2,8% dei dipendenti a tempo indeterminato (-73 mila unità). In relazione al tipo di contratto, il personale in servizio si articola in 2.974.360 dipendenti a tempo indeterminato, 421.929 dipendenti a tempo determinato (l’11,7%) e 205.420 non dipendenti (il 5,7%). I dipendenti a tempo determinato rappresentano il 15,7% del personale in servizio presso le amministrazioni dello Stato e presso le Province e Città metropolitane.

 

Contromisure

Il governo in realtà sta già correndo ai ripari e ha previsto una serie di misure per stabilizzare i precari della Pubblica amministrazione assunti a tempo determinato e impegnati nella realizzazione dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza. L’articolo 4 del decreto Pnrr 3 anticipa al primo marzo 2023 la data a partire dalla quale le amministrazioni locali e centrali titolari di progetti previsti nel Pnrr possono stabilizzare nei propri ruoli il personale non dirigenziale assunto a tempo determinato per la realizzazione di tali progetti. Il decreto Pa da poco approvato dal Consiglio dei ministri prevede invece la stabilizzazione del personale non dirigenziale nelle Regioni, le Province, i Comuni e le Città metropolitane, fino al 31 dicembre 2026.