Continua l’organizzazione della manifestazione sotto Palazzo d’Orleans. Il 24 maggio facciamoci sentire

MERCOLEDÌ, 24 MAGGIO, DALLE ORE 9,00 NON POSSIAMO MANCARE ALL’ASSEMBLEA SIT IN DI PROTESTA A PALERMO, SOTTO PALAZZO D’ORLÉANS, PER MANIFESTARE TUTTA LA NOSTRA RABBIA CONTRO L’ENNESIMO GOVERNO CHE SEMBRA IGNORARE IL MALESSERE DEI PROPRI DIPENDENTI.
LA MANCATA LEGITTIMAZIONE DELL’ARAN SICILIA CON LA NOMINA DEL NUOVO PRESIDENTE E COMITATO DIRETTIVO E IL MANCATO INVIO DI NUOVE DIRETTIVE PER L’AGGIORNAMENTO DEGLI AUMENTI ECONOMICI SULLA BASE DEL REALE TASSO DI INFLAZIONE, PER LA RICLASSIFICAZIONE E L’ADEGUAMENTO DELLE INDENNITÀ FANNO TEMERE DI TROVARSI DI FRONTE ALL’ENNESIMO GOVERNO REGIONALE CHE INTENDEREBBE CONTINUARE LO SFRUTTAMENTO DELLA PROPRIA FORZA LAVORO AL PARI DEGLI ULTIMI ESECUTIVI SUCCEDUTISI. SE CIÒ RISULTASSE VERO SAREBBE PROVOCATORIO E INACCETTABILE: È GIUNTO IL MOMENTO DI NON DELEGARE AD ALTRI LE RAGIONI DEL NOSTRO MALESSERE E FARE SENTIRE, COMPATTI, LA NOSTRA VOCE!
Nel corso dell’Assemblea sit-in saranno decise dai lavoratori le ulteriori azioni di lotta sindacale (ASSEMBLEE NEI LUOGHI DI LAVORO, PRESIDI PERMANENTI, SCIOPERO GENERALE) da mettere in campo per rivendicare i nostri diritti, ormai calpestati da troppi anni e, contestualmente, verrano stabilite le modalità per dimostrare al governo lo sfruttamento continuo del personale in mansioni superiori, paralizzando l’Amministrazione attenendoci, in tempi brevissimi, pedissequamente alle proprie mansioni e interrompendo lo sfruttamento continuo in nero in mansioni diverse da quelle di competenza.
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Allarme pensione per chi guadagna 1.000 euro al mese, ecco perché

Articolo tratto da Money

Quanto prenderà di pensione chi guadagna 1.000 euro al mese? Poco, molto poco: ecco perché è il momento di guardare con preoccupazione al futuro dopo il lavoro.


Se guadagni 1.000 euro al mese e non pensi che nei prossimi anni beneficerai di un aumento significativo dovresti iniziare a guardare con preoccupazione alla tua pensione.

Con le regole di calcolo attuali, ossia con il sistema di calcolo contributivo, l’importo di tutti gli stipendi percepiti nel corso della carriera incide sul risultato finale. E meno si guadagna e maggiori sono i rischi di arrivare a una pensione inadeguata a tal punto che l’accesso alla pensione potrebbe essere persino negato.

Che in Italia ci sia un problema stipendi è cosa nota: d’altronde come riportato dall’Istat, nel 2021 uno stipendio su tre era sotto la soglia dei 1.000 euro e le cose non sono di certo migliorate in quest’ultimo periodo. Ed è anche per questo motivo che il governo Meloni ha provveduto a tagliare il cuneo fiscale con l’obiettivo di incrementare perlomeno lo stipendio netto dei lavoratori con reddito inferiore a 35 mila euro: una misura che tuttavia – come spiegato da Elsa Fornero – non risolve il problema, in quanto non guarda al lungo periodo.

Ed effettivamente il taglio del cuneo fiscale non ha conseguenze sulla questione pensioni dal momento che non viene toccato l’importo lordo dello stipendio, lasciando così immutati i contributi che vengono versati per ogni busta paga (con la differenza che di una parte significativa se ne farà carico lo Stato e non più il lavoratore).

Detto questo, possiamo rispondere alla domanda su quanto si prende di pensione con uno stipendio di 1.000 euro, così da capire perché chi rientra in questa platea di lavoratori deve guardare con preoccupazione al futuro.

Come si calcola la pensione

Per i periodi lavorativi successivi al 1 gennaio 1996 per la trasformazione dei contributi in pensione si applica il sistema di calcolo contributivo.

Il suo funzionamento è molto semplice da capire:

  • per periodo lavorato viene accantonata una certa quota di contributi, pari al 33% della retribuzione imponibile lorda per i lavoratori dipendenti;
  • infine, i contributi accantonati e rivalutati, ossia il cosiddetto montante contributivo, vengono trasformati in pensione attraverso l’applicazione di un determinato coefficiente, tanto più vantaggioso quanto più si ritarda l’accesso alla pensione. A tal proposito, di seguito i coefficienti di trasformazione riferiti all’anno in corso:
Età Coefficienti di trasformazione 2023-2024*
57 4,270
58 4,378
59 4,493
60 4,615
61 4,744
62 4,882
63 5,028
64 5,184
65 5,352
66 5,531
67 5,723
68 5,931
69 6,154
70 6,395
71 6,655

* Valore percentuale

Quanto si prende di pensione con uno stipendio di 1.000 euro?

A questo punto possiamo vedere quanto uno stipendio di 1.000 euro (netti) impatta sulla pensione futura. Come visto sopra molto dipende da due diversi fattori:

  • gli anni di lavoro;
  • l’età in cui si accede alla pensione.

Come prima cosa va detto che lavorando 12 mesi con uno stipendio netto di 1.000 euro equivale a una retribuzione lorda di circa 14.200 euro: ciò significa che ne vengono versati 4.686 di contributi.

Consideriamo adesso che il lavoratore riesca a lavorare con lo stesso stipendio, beneficiando di appena qualche aumento, per un periodo di 20 anni: vorrebbe dire che verserà circa 93 mila euro di contributi, che possiamo arrotondare a 100 mila euro se consideriamo anche gli aumenti e la rivalutazione annua delle retribuzioni.
Con un montante di 100 mila euro quanto si prenderà di pensione? Appena 5.723 euro per chi ci va a 67 anni ricorrendo alla pensione di vecchiaia, 5.931 euro per chi invece ne ritarda l’accesso a 68 anni.

Un importo molto basso: stiamo infatti intorno ai 440 euro mensili, sotto alla soglia della pensione minima.

Per godere di una pensione più alta bisognerebbe quindi perlomeno lavorare per più anni: con uno stipendio di 1.000 euro, e qualche aumento, per 30 anni di lavoro, infatti, si potrebbe arrivare a un montante contributivo di 150 mila euro, con una pensione annua quindi di 8.585 euro andando in pensione a 67 anni di età, ossia circa 660 euro al mese.

Perché con questi importi si rischia persino di non andarci in pensione

Che i suddetti importi non siano adeguati per una vita dopo la pensione è sotto gli occhi di tutti. Quello che molti non sanno è che il problema potrebbe non porsi neppure perché con un importo del genere l’accesso alla pensione verrebbe persino negato, almeno non prima dei 71 anni di età.

C’è una regola, infatti, che impone coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1 gennaio 1996 e quindi rientrano interamente nel sistema contributivo a raggiungere un assegno almeno pari a 1,5 volte l’importo annuo dell’assegno sociale per poter andare in pensione a 67 anni di età.

Nel 2023 il valore annuo dell’assegno sociale è di 6.542,51 euro: ciò significa che si può accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni solo se si raggiunge una pensione annua di almeno 9.813,76 euro. Traguardo che, come risulta dai calcoli di cui sopra, non è affatto semplice da raggiungere per coloro che nel corso della carriera non si sono discostati da uno stipendio di 1.000 euro.

Per questi l’alternativa sarebbe la pensione a 71 anni di età (con 5 anni di contributi), ossia la possibilità offerta dall’opzione contributiva della pensione di vecchiaia.

Corresponsione perequazione pensioni anno 2023

In questi giorni si è diffusa, tra i pensionati regionali, la voce che, con ogni probabilità, neanche nel mese di maggio sarà corrisposta la perequazione 2023 (maggio ed arretrati da gennaio) già attribuita nel mese di marzo a tutti i pensionati italiani (cfr. comunicato stampa Inps del 24 gennaio 2023).
Se ciò dovesse corrispondere a un’ipotesi realistica sarebbe, in questo momento di inflazione a 2 cifre, un ulteriore colpo nei confronti delle famiglie dei pensionati regionali – in larga parte monoreddito – che con la propria pensione sostengono talvolta anche figli e nipoti disoccupati o con lavori precari e che vedono limitato di giorno in giorno il proprio potere di acquisto.
Pur consapevoli della gravissima carenza di personale che affligge codesto Ente (che si aggrava di giorno in giorno) e che l’amministrazione regionale in tutti questi anni non è riuscita a risolvere anche con l’introduzione di appositi incentivi che potessero rendere più attrattivo il Fondo, si chiede alla S.V. di voler fornire notizie in merito ai tempi di erogazione della perequazione in questione fornendo al contempo tempi certi all’utenza.
Cordiali Saluti