La sentenza della Corte Costituzionale dimostra che su contratto e riclassificazione il Cobas-Codir ha avuto da sempre ragione. E il governo Meloni ha già annunciato che salterà il prossimo rinnovo 2022-2024

La sentenza della Corte Costituzionale non è stata una sorpresa per il Cobas-Codir. Del resto le motivazioni del ricorso promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri contro la legge di stabilità regionale 2022-2024 erano abbastanza chiare fin dall’inizio. La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha, infatti, impugnato gli articoli (poi bocciati dalla Corte Costituzionale) che prevedevano le somme per il trattamento accessorio e per la riclassificazione non perché suddette somme fossero illegittime o non dovute (come si legge in qualche articolo stampa che addirittura scambia la Corte Costituzionale con la Corte di Cassazione) ma perché per la loro copertura sono stati utilizzati risparmi di spesa «destinati, invece, alla realizzazione del piano decennale di rientro dal disavanzo», e pertanto sarebbero prive di copertura finanziaria.

Fin dall’inizio il Cobas-Codir ha chiesto la rivisitazione dell’accordo Stato-Regione affinché venisse reso più morbido per ciò che attiene alle spese per il personale. Lo ha chiesto, invano, al governo Musumeci e dobbiamo chiederlo con forza al governo Schifani.

Tra l’altro il governo Meloni ha già annunciato che il prossimo rinnovo contrattuale dei dipendenti pubblici 2022-2024 salterà perché non ci sono soldi.

Perché ora dovremmo accontentarci di aumenti inferiori rispetto a quello ricevuto dagli statali?

Lamentarsi o protestare sui social non serve a nulla.

Mercoledì 24 scendiamo compatti in piazza facendo sentire la nostra voce. Si tratta di un’assemblea retribuita in cui decideremo assieme altre forme di lotta.