Piano di rilancio dopo la batosta del referendum. Per rimontare Crocetta punta su regionali e disoccupati

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Repubblica del 9 dicembre 2016. Per scaricare l’articolo dal sito dell’Ars, clicca sopra l’immagine

Riprendersi pezzi di società che in questi anni si sono sentiti aggrediti o abbandonati. Dai regionali “arrabbiati” e che hanno fatto campagna per il No, ai quali si garantirà l’aumento del contratto, ai dipendenti di sportelli multifunzioali. Sviluppo Sicilia e Cerisdi rimasti senza lavoro e che potrebbero entrare nel mondo della formazione e delle spa di Palazzo d’Orléans. Ma non solo: «Dobbiamo rivolgerci alle fasce deboli e ai giovani senza occupazione, il voto contro la riforma è arrivato da queste fasce della popolazione, adesso basta.

La Corte dei conti: “I dati della Regione sulle pensioni non corrispondono ai nostri”. Si tratta dei pensionati attuali e di quelli futuri

Pensione“Un errore che potrebbe incidere sulla tenuta del sistema”. Secondo la Corte dei conti, il governo Crocetta ha sbagliato il conteggio dei pensionati della Regione. Di quelli già fuori dal mondo del lavoro, e di quelli che in pensione andranno nei prossimi anni. “I dati sono disallineati”, scrivono i magistrati contabili nella relazione con la quale hanno analizzato il Documento di economia e finanza regionale, rispetto a quelli che gli stessi giudici hanno ricavato dal Fondo pensioni e sui quali hanno fondato l’ultimo giudizio di parifica.

Tasse, negli ultimi cinque anni, tra il 2010 e il 2015, abbiamo versato 30 miliardi di euro in più

EuroLe tasse le hanno alzate tutti compreso quelli (Renzi) che ci hanno raccontato la favoletta della riduzione delle tasse.

Una stangata da 30 miliardi di euro. E’ questo l’importo aggiuntivo di tasse, imposte e tributi che gli italiani hanno versato all’erario e agli enti locali tra il 2010 e il 2015, secondo i conti realizzati dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre. Se al netto del bonus degli 80 euro in termini percentuali l’incremento di quelle confluite allo Stato centrale (Irpef, Ires, Iva, etc.) è stato del 6,3 per cento (+22,3 miliardi in termini assoluti), quelle locali (Ici-Imu, Tasi, addizionali Irpef, Irap, etc.) sono aumentate di più: precisamente dell’8,1 per cento (+7,8 miliardi di euro). Il Pil nominale, invece, è cresciuto “solo” del 2,4 per cento.

Al netto degli 80 euro concessi a partire dal 2014 dal Governo Renzi ai lavoratori dipendenti con retribuzioni medio basse, nel 2015 i contribuenti italiani hanno versato 389 miliardi di euro all’erario e 104,4 miliardi a Regioni e autonomie locali, per un importo complessivo di 493,5 miliardi di euro.

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Reincarico a Renzi? Ma non aveva detto che in caso di sconfitta si sarebbe ritirato dalla politica?

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Corriere della Sera dell’8 dicembre 2016. Per scaricare l’articolo dal sito dell’Ars, clicca sopra l’immagine

Sul tavolo ci sono due ipotesi: la prima, incarico esplorativo a Matteo Renzi per verificare se ha ancora la fiducia e, quindi, una maggioranza; la seconda, incarico affidato ad una figura di alto livello politico indicata dal Partito Democratico, e si fanno i nomi di Pier Carlo Padoan e Paolo Gentiloni.

L’ultima mossa è in mano al premier dimissionario. Stando a fonti vicine al Nazareno, Renzi continua ad avere molti dubbi su un reincarico di Governo.

Renzi, infatti, teme di perdere la ‘faccia’ innanzi agli italiani e, dunque, resta più probabile che il Pd indichi un altro nome, Padoan o Gentiloni appunto, per guidare un governo di scopo nella cornice della medesima maggioranza parlamentare, e con l’accordo istituzionale degli altri partiti, così da traghettare il Paese alle urne.

Renzi: resto fino al sì alla manovra, ma poi voglio subito il voto. Altro che lasciare la politica

repubblica-renzi-voto-subitoFOLLE idea, rilancio immediato, contropiede costruito sul 40 per cento del Sì per giocarsi l’ennesima partita della vita. Il disegno prende corpo in un vertice del Pd a Palazzo Chigi. Intorno al tavolo Matteo Renzi, Luca Lotti, Maria Elena Boschi, Maurizio Martina e Matteo Orfini. L’asse sinistra-renziani doc.

Sono i sostenitori delle elezioni anticipate, della ripartenza volante sulla base dei 13 milioni di italiani fedeli alla riforma. Il premier pensa che si possa andare al voto politico “a gennaio-febbraio”. Praticamente dopodomani. Ma come? Con l’Italicum alla Camera, dopo le correzioni della Corte costituzionale, e il proporzionale con sbarramento al Senato. “Non lascio la bandiera delle elezioni anticipate a Grillo e agli altri. Se lo facciamo il Pd è morto, fa la fine che ha fatto dopo aver appoggiato il governo Monti”, è il grido di battaglia di Renzi.