Decreto Lavoro 1° maggio 2023: ecco tutte le novità

Tratto da lentepubblica.it

Ecco quali sono in breve tutte le novità presenti all’interno del Decreto Lavoro 1° maggio 2023 da poco approvato.


Il Consiglio dei Ministri si è riunito nella giornata di oggi, lunedì 1° maggio 2023, a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente Giorgia Meloni.

Durante la seduta, presieduta dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano sono stati approvati alcuni decreti legge dedicati al mondo del lavoro.

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Licenziamento per abuso di permessi legge 104

Tratto da lentepubblica.it

Ecco alcune indicazioni relative all’eventuale licenziamento del lavoratore che abusa dei permessi legge 104.


Come sappiamo tutti i lavoratori disabili in situazione di gravità o i lavoratori con familiari disabili in situazione di gravità possono beneficiare di permessi retribuiti.

Si tratta di permessi e agevolazioni legati alla legge 104/92, finalizzata ad aiutare chi è portatore di un handicap grave, ossia chi presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, sia stabile che progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa.

Ma cosa succede se il lavoratore abusa di questi permessi retribuiti? In quali casi è prevista la sanzione del licenziamento?

Licenziamento per abuso di permessi legge 104

Ovviamente, secondo un principio di buon senso, non è tenuto a dover prestare l’assistenza in maniera continuativa per le 24 ore delle giornata di permesso o durante lo stretto orario di lavoro.

Tuttavia ciò non toglie che in alcuni casi siano consentite delle eccezioni e in altri no.

Secondo alcune Sentenze della Corte di Cassazione (la 5574/2016, la 17968/2016 e la 18293/2018) il licenziamento risulta legittimo quando:

  • il lavoratore utilizza buona parte dei permessi per finalità estranee ai motivi assistenziali (come tempistica adottata nel caso in esame si riscontra un tempo di assistenza pari soltanto al 17,5 per cento del totale concesso)
  • trovarsi in località differenti da quelle di assistenza (ad esempio mete turistiche) senza valide giustificazioni.

Mentre invece, al contrario, va considerato illegittimo il licenziamento per giusta causa quando il lavoratore utilizza parte dei permessi che hanno a che fare, ad esempio, con l’assistenza del parente bisognoso, per attività compensative delle energie impiegate per questa attività di supporto. Tuttavia, anche in questi casi:

  • non essere decisivi gli intervalli di tempo (quindi non troppo ampi) dedicati ad attività esulanti l’assistenza
  • si deve trattare di momenti di ripresa personale psico-fisica a fronte del gravoso onere di cura del soggetto assistito.

Lo ha sostenuto la Sentenza 7306/2023 sempre della Corte di Cassazione: maggiori informazioni in questo articolo.

Potenziamento dei centri per l’impiego, a vuoto l’85% dei posti a concorso: la Sicilia ammette il pasticcio e annulla le graduatorie

Tratto da Il Fatto Quotidiano

Delle 1.024 assunzioni annunciate a fine 2021, quando finalmente erano stati banditi i concorsi per il potenziamento dei Cpi siciliani, ad oggi entreranno in servizio solo 161 persone, quelle che hanno vinto il concorso per laureati, dove però i posti messi a concorso erano 537.

Alla fine il fallimento è stato certificato: le graduatorie “definitive” dei concorsi siciliani per il potenziamento dei centri per l’impiego hanno innescato ricorsi cui il Tar ha dato ragione e allora è meglio azzerarle e rifarle daccapo. Perché l’attribuzione del punteggio per i titoli di studio prevista nei bandi era un tale pasticcio che la Regione ha pensato bene di annullare i decreti di approvazione delle graduatorie con l’autotutela, lo strumento che permette alle pubbliche amministrazioni di fare marcia indietro, in altre parole di ammettere che “sì, abbiamo sbagliato”.

A spingere la Regione a fare marcia indietro sono stati i troppi ricorsi che hanno denunciato discriminazioni nell’attribuzione dei punteggi ai titoli di studio e nella valutazione dei titoli di servizio. Un vero e proprio pasticcio, con i laureati del vecchio ordinamento, quelli delle lauree a ciclo unico, che si sono visti assegnare 1,5 punti e quelli del nuovo ordinamento con le lauree 3+2 che di punti ne hanno avuti 2,5 perché al punteggio della laurea triennale è stato aggiunto un altro punto per la laurea specialistica. Lo mette nero su bianco la stessa Regione, che cita le recenti sentenze del Tar siciliano e concorda sulla “fondatezza” delle ragioni dei ricorrenti.

Leggi la versione integrale dell’articolo del Fatto Quotidiano: