Il flop dei centri per l’impiego. Solo il 3% degli iscritti riesce a trovare un posto grazie ai loro servizi.

Centro per l'impiegoDovrebbero essere il trampolino di ri-lancio dell’occupazione, moli sicuri da cui far ripartire la vita, e la carriera, di milioni di disoccupati. Ma gli attuali centri per l’impiego, gli ex uffici di collocamento, sono diventati piuttosto dei carrozzoni di inamovibili: soprattutto al Sud, le agenzie locali sostenute con i soldi delle regioni sembrano servire più ad ingrossare le fila dei dipendenti pubblici che non ad agganciare nuove aziende disposte ad assumere. I risultati (scadenti) si vedono: solo il tre per cento degli iscritti riesce a trovare un posto grazie ai loro servizi.

E mentre i disoccupati restano, le strutture pubbliche si ingrossano di dipendenti. Il caso estremo è la Sicilia, con 1582 funzionari in 65 strutture.

Con siffatte strutture, secondo un’indagine del Ministero del lavoro, rischiano di andare perduti  fondi europei destinati al contrasto della disoccupazione giovanile, quelli dell’atteso progetto “European Youth Guarantee”.

L’European Youth Guarantee e il ruolo dei Centri per l’Impiego

European Youth GuaranteeCos’è l’European Youth Guarantee?

Youth Guarantee (letteralmente garanzia giovani) è un pacchetto di iniziative promosso dall’Unione Europea che ha l’obiettivo di affrontare di petto la disoccupazione giovanile, fenomeno ormai dilagante in tutto il continente. Il piano è rivolto in particolar modo alle regioni che hanno il tasso di disoccupazione giovanile al di sopra della media UE (24%). L’Italia è evidentemente coinvolta, visto che la percentuale di disoccupazione giovanile si attesta attorno al 40%. La EYG è uno schema che ha come obiettivo principale il sostegno ai cosidetti NEET (Not in Education, Employment or Training), cioè giovani che non si trovano né in percorsi di studio, né di orientamento al lavoro, né di formazione professionale. In Italia, secondo l’Istat, i Neet sarebbero più di due milioni di persone. La EYG ha tra i suoi principali obiettivi quello di contribuire al raggiungimento degli standard auspicati dalla strategia Europa 2020, tra i quali: sottrarre 20 milioni di persone dalla povertà, dare un’occupazione almeno al 75% delle persone in età compresa tra i 20 e i 64 anni, rendere il tasso di abbandono scolastico inferiore al 10%.

In cosa consiste l’European Youth Guarantee?

È uno schema facente parte di quelle che vengono definite le “politiche attive del lavoro” cioè politiche d’indirizzo volte a favorire l’intreccio tra domanda e offerta di lavoro, l’orientamento e la formazione lungo tutto l’arco della vita. La EYG propone di offrire a ogni giovane al di sotto dei 29esimo anno un’offerta “qualitativamente valida di lavoro, di proseguimento degli studi, apprendistato o tirocinio” entro i quattro mesi della perdita di un impiego o dall’uscita da altri percorsi formativi. Per fare ciò sarà fondamentale una riforma consistente degli attuali (a tratti inutilizzati e depotenziati) Centri per l’Impiego. In Italia, infatti, circa il 3% delle nuove assunzioni (dato Isfol) passa dai Centri per l’Impiego, mentre tutto il resto è lasciato alla singola iniziativa della persona o, peggio ancora, alla logica della conoscenza e della raccomandazione. Lo strumento dei Centri per l’Impiego, che nel tempo ha sostituito il vecchio caro collocamento pubblico, è uno strumento in crisi anche a causa del forte disinvestimento economico; in Italia, secondo un’elaborazione di Datagiovani su dati Eurostat, per ogni disoccupato lo stato investe circa 200 euro l’anno, a differenza di Germania (3000) e Francia (2.200). I Centri per l’Impiego, dunque, si trasformerebbero da luoghi di mero orientamento al lavoro o alla formazione a luoghi di mediazione delle offerte di lavoro, da recapitare in modo obbligatorio all’ipotetico giovane disoccupato. Un provvedimento necessario, visti anche i fallimenti delle agenzie private (per lo più interinali) che hanno fatto del mercato del lavoro un business solo ed esclusivamente funzionale ai propri interessi. La EYG invita gli Stati che la dovranno attuare a fare leva su alcuni assi di riferimento: valorizzazione delle competenze, eventuali partneriati con privati, attivazione e integrazione del mercato del lavoro. Quindi i fondi europei avranno come primo obiettivo facilitare la riforma e il potenziamento dei CPI, al momento responsabilità congiunta di provincie e regioni.

Con quali risorse?

All’interno delle prospettive finanziarie per il ciclo di bilancio 2014-2020 era stato previsto un investimento di circa 6 Miliardi di Euro (dai 400 ai 600 per l’Italia). Lo scorso fine settimana, il Consiglio Europeo ha deciso di portare l’investimento sulla Youth Guarantee a circa 8 Miliardi, di cui sei già spendibili per il biennio 2014-2016 e 2 miliardi a disposizione per i restanti cinque anni. Questi soldi sono aggiuntivi a quelli stanziati (circa un miliardo e mezzo) dal Governo nel suo ultimo provvedimento sul lavoro.

Quali effetti sull’occupazione avrà la Youth Guarantee?

Il problema della disoccupazione in questo modo sarà risolto? Non proprio, gli obiettivi che si pone la EYG sono molto ambiziosi, i risultati sperimentati negli altri paesi molto incoraggianti (Austria, Svezia, Finlandia, Paesi Bassi), rimane però irrisolta la questione di come saranno investite e con quali finalità le risorse che l’Europa continua a metterci a disposizione. In questo senso è sicuramente un segnale incoraggiante quello dato la scorsa settimana in sede di discussione sul bilancio (più soldi contro la disoccupazione giovanile), ma è ovvio a tutti che la crisi strutturale che l’Europa sta attraversando merita un cambio di rotta complessivo. Le ricette sperimentate in questi anni (austerity da un lato, poco coraggio nel disciplinare i flussi finanziari dall’altro) si sono dimostrate fallimentari, servirebbe quindi una seria riflessione su come fare investimenti mirati a creare nuova occupazione piuttosto che finanziare il mercato del lavoro (quando poi il lavoro non c’è…). Un esempio in tale direzione è rappresentato proprio dalle recenti riforme italiane su questo tema; è passata l’idea che introducendo maggiore precarietà (ops… flessibilità) all’interno del mercato del lavoro si potesse stimolare l’economia e nuove assunzioni, è successo precisamente l’opposto, cioè il livello dei salari si è talmente abbassato che l’economia e e i consumi si sono depressi, se poi ci aggiungiamo pure l’inizio della crisi finanziaria la frittata è fatta. Staremo a vedere.

Fonte: http://www.controlacrisi.org/notizia/Lavoro/2013/7/7/35198-cose-leuropean-youth-guarantee-una-scheda/

Il Quirinale smentisce Crocetta. Nessun tipo di sostegno di Napolitano alla riforma della Province

Ormai le magre figure non si contano più.

Crocetta aveva riferito della soddisfazione di Napolitano per la riforma degli enti locali.

La replica del Quirinale: “Il presidente non ha autorizzato nessuno a riferire più o meno confusamente il contenuto di conversazioni personali”.