Mobilità del personale. Il governo accelera. Ma in molti casi le strutture sono state impoverite dalle rotazioni “moralizzatrici” del governatore (fonte LiveSicilia)

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Nota scaricata dal sito www.codir.it

Ottimo articolo di LiveSicilia che mette, nero su bianco, le pesanti responsabilità dell’attuale governo relativamente alla dislocazione del personale regionale all’interno dei vari dipartimenti.

Scrive LiveSicilia

“La proposta (sulla mobilità) è già sul tavolo dell’Aran, l’Agenzia regionale che si occupa dei contratti dei regionali. Nelle stesse ore in cui il governatore Crocetta minaccia di intervenire in giunta per “sbloccare” la situazione. Come se nei tre anni precedenti, al governo ci fosse qualcun altro. Come se il disastro della disposizione dei 18 mila dipendenti della Regione non fosse anche causa sua”.

LiveSicilia, nell’ottimo pezzo, snocciola i vari atti posti in essere dall’attuale governo a cominciare dal Dipartimento Istruzione e Formazione.

“Proprio il governatore in uno dei primi atti moralizzatori – scrive LiveSicilia – decise di trasferirne (“deportare”, dissero allora alcuni dipendenti, utilizzando un termine crudo tornato in voga in questi giorni) in altre sedi un gruppo molto sostanzioso.

Peccato che poi, nessuno sia andato a sostituirli”.

LiveSicilia, comunque, nel pur ottimo articolo, dimentica, forse di aggiungere che il personale non fu mai sostituito perchè quei trasferimenti furono giustificati dal dirigente generale pro tempore (dott.ssa Corsello) come attuazione del piano di razionalizzazione del personale previsto dal governo e in considerazione del processo di riorganizzazione del Dipartimento Istruzione e Formazione.

In buona sostanza il personale trasferito non serviva al dipartimento dell’Istruzione e Formazione che lo ha posto a disposizione del dipartimento della Funzione Pubblica che ha proceduto alla riassegnazione.

Ai Beni culturali, spiega invece l’assessore Antonino Purpura, nonostante tremila lavoratori in organico, mancano dei “tecnici”.

Anche in questo caso, il governo Crocetta è intervenuto spostando dipendenti al Territorio per fare in modo che si occupassero delle pratiche di Via-Vas.

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Non c’è due senza tre. 16 esterni al Dipartimento Pesca per non perdere i fondi UE

16 esterni al Dipartimento Pesca
Giornale di Sicilia del 30 agosto 2015. Per scaricare l’articolo dalla rassegna stampa Ars clicca sopra l’immagine

La Regione dopo un «interpello» a vuoto si affida ancora a esperti peraccelerare l’iter. Soldi da spendere entro dicemi: 11 «pacchetto» è di 150 milioni. «Abbiamo impegnato tutte le risorse, ma abbiamo bisogno di persone in grado di rendicontarli…», dice il dirigente Cartabellotta. Perché «esterni»? «Scelta obbligata», è la replica.

«È vero che i soldi dell’assistenza tecnica non si possono utilizzare per gli interni – spiega Marcello Minio (segretario generale Cobas/Codir) -. Ma la colpa è dei politici e non dei dirigenti generali che applicano la legge. La responsabilità è della classe dirigente che, per fare assunzioni clientelari, ha recepito una legge europea, anziché puntare a cambiarla. Nel caso della Regione siciliana è un grossissimo errore affidarsi all’esterno, se si considera che ci sono sedicimila dipendenti, di cui 1.400 dirigenti».

Padoan conferma taglio di Imu e Tasi ma si deve ridurre la “spesa pubblica”

Pier Carlo PadoanMi pare che il quadro è chiaro. Per la finta riduzione delle tasse bisogna recuperare le risorse da un’altra parte e l’unico sistema è la riduzione della spesa pubblica.

Scuola, sanità e pubblici dipendenti sono nel mirino.

Il premier cerca di forzare la mano a Bruxelles rivendicando di aver già ottenuto flessibilità sui conti per 17 miliardi. Ma per ora il via libera della Commissione è per soli 6,4 miliardi. In più l’ex commissario alla spending review e oggi direttore esecutivo del Fmi ammonisce: “La quota prevalente della manovra deve essere finanziata da tagli alla spesa”. Posizione identica a quella del ministro Padoa.

Una parte importante dei risparmi che il governo si propone per il prossimo anno, in modo da abbassare la pressione fiscale, non proviene da tagli alla spesa pubblica, che pure verrà ridotta, ma dall’eliminazione di una messe di agevolazioni fiscali.

Cancellare le agevolazioni fiscali significa alzare, non abbassare le tasse. Insomma, per ridurre la pressione fiscale non c’è altro modo che tagliare la spesa.