La progressione verticale nel triennio 2020/2022

a cura di Agostino Galeone
LA PROGRESSIONE VERTICALE NEL TRIENNIO 2020-2022
Corte dei Conti – Sez. di Controllo – della Regione Basilicata – Parere 11 giugno 2020, n. 38
Il quadro normativo e la finalità.
L’istituto delle progressioni verticali era stato disciplinato, originariamente, dall’art. 52, comma 1-bis del d.lgs. n. 165/2001 (comma inserito dall’art. 62, comma 1, del D. Lgs. n. 150/2009, c.d. Riforma Brunetta), il quale prevede che “Le progressioni all’interno della stessa area avvengono secondo principi di selettività, in funzione delle qualità culturali e professionali, dell’attività’ svolta e dei risultati conseguiti, attraverso l’attribuzione di fasce di merito. Le progressioni fra le aree avvengono tramite concorso pubblico, ferma restando la possibilità per l’amministrazione di destinare al personale interno, in possesso dei titoli di studio richiesti per l’accesso dall’esterno, una riserva di posti comunque non superiore al 50 per cento di quelli messi a concorso. La valutazione positiva conseguita dal dipendente per almeno tre anni costituisce titolo rilevante ai fini della progressione economica e dell’attribuzione dei posti riservati nei concorsi per l’accesso all’area superiore.”.
Successivamente, in deroga a quanto stabilito dalla su riportata norma, l’art. 22, comma 15 del D. Lgs. 25 maggio 2017, n. 75 (decreto Madia), come modificato dall’art. 1, comma 1 ter, del D.L. 30 dicembre 2019, n. 162 (Decreto Milleproroghe) stabilisce che “Per il triennio 2020-2022, le pubbliche amministrazioni, al fine di valorizzare le professionalità interne, possono attivare, nei limiti delle vigenti facoltà assunzionali, procedure selettive per la progressione tra le aree riservate al personale di ruolo, fermo restando il possesso dei titoli di studio richiesti per l’accesso dall’esterno. Il numero di posti per tali procedure selettive riservate non può superare il 30 per cento di quelli previsti nei piani dei fabbisogni come nuove assunzioni consentite per la relativa area o categoria. In ogni caso, l’attivazione di dette procedure selettive riservate determina, in relazione al numero di posti individuati, la corrispondente riduzione della percentuale di riserva di posti destinata al personale interno, utilizzabile da ogni amministrazione ai fini delle progressioni tra le aree di cui all’articolo 52 del decreto legislativo n. 165 del 2001. Tali procedure selettive prevedono prove volte ad accertare la capacità dei candidati di utilizzare e applicare nozioni teoriche per la soluzione di problemi specifici e casi concreti. La valutazione positiva conseguita dal dipendente per almeno tre anni, l’attività svolta e i risultati conseguiti, nonché l’eventuale superamento di precedenti procedure selettive, costituiscono titoli rilevanti ai fini dell’attribuzione dei posti riservati per l’accesso all’area superiore.
E’ opportuno precisare che il ricorso alle progressioni verticali è una facoltà – non un obbligo – rimessa alla discrezionalità di ciascuna pubblica amministrazione al fine di “valorizzare le professionalità interne” di ruolo esistenti nella stessa, e ciò conformemente al dettato di cui all’art. 24, comma 2, del d.lgs. n. 150/2009, secondo cui l’attribuzione dei  posti  riservati  al  personale  interno nei concorsi pubblici “è finalizzata a riconoscere e valorizzare le  competenze  professionali sviluppate dai dipendenti,  in  relazione  alle  specifiche  esigenze delle amministrazioni.”.

Dipendenti pubblici: ritorno in ufficio dal 31 luglio (ma non per tutti)

Pubblica Amministrazione pronta a ripartire dopo mesi di smart working, ma per molti dipendenti pubblici il lavoro da casa non finirà nella fase due. Secondo le prime indicazioni riguardo alla direttiva del Ministero della Funzione Pubblica che verrà presentata nelle prossime ore, contenente le linee guida per la riapertura degli uffici dal 31 luglio, anche nel 2021 ci sarà circa un milione di dipendenti pubblici che continuerà a lavorare da remoto.

Si tratta di circa il 30% dei dipendenti pubblici attualmente impiegati nei vari uffici della Pubblica Amministrazione; in questo modo verrà garantito il ritorno in sicurezza degli statali, così da far rispettare le norme sul distanziamento sociale nei luoghi di lavoro.

Queste prime indicazioni sulla riapertura degli uffici ci arrivano dal Ministero della Pubblica Amministrazione che, come anticipato, a breve pubblicherà la direttiva con cui saranno definite le linee guida per il ritorno in ufficio che per la maggior parte dei dipendenti pubblici avverrà dalla data del 31 luglio.

La maggioranza dei virologi sembra avere pochi dubbi. In Italia il virus non è andato via, è ancora tra noi. In autunno ci sarà la seconda ondata

Nelle ultime settimane ci comportiamo come se non fosse successo nulla.
Le spiagge e le vie della movida sono affollate e non solo di giovani.

Abbiamo abbassato la guardia dimenticandoci dell’epidemia e dei quasi 40 mila morti (almeno quelli accertati da coronavirus essendo ormai certo che i decessi sono molti di più dal momento che la mortalità, in alcune zone è aumentata del 500%).

Il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha dichiarato che la pandemia «continua ad accelerare nel mondo».

«L’Italia è calda così, come è caldo il Brasile. Questo virus si diffonderà fra i giovani, che diventeranno i vettori, i portatori di questa infezione e il problema sarà che, a causa della mancanza di misure di sicurezza da parte dei ragazzi, lo trasmetteranno a nonni e genitori e rivedremo di nuovo la pressione su sistema sanitario. Questo si verificherà in autunno». A dirlo Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute e professore ordinario di Igiene generale e applicata all’Università Cattolica, presentando oggi il rapporto Osservasalute.

Andrea Crisanti, direttore della Microbiologia e virologia dell’Università di Padova, non lascia spazio all’ottimismo. «Dovremo aggredire sul nascere ogni singolo cluster, i contagi importati da Paesi in cui l’epidemia è fuori controllo sono molto pericolosi. Ne abbiamo avuto uno anche a Padova, una badante che ha infettato tutta la famiglia. E se non vengono individuati subito, l’Italia rischia di perdere tutto il lavoro fatto con il lockdown.

In autunno ci sarà la seconda ondata di coronavirus. Ne è convinto Pier Luigi Lopalco, professore di Igiene all’Università di Pisa e membro della task force in Puglia. Il Coronavirus è tutt’altro che sparito.

L’estate, ha aggiunto l’esperto, dobbiamo passarla con serenità, il virus circolerà molto meno “in maniera molto leggera, a bassa intensità, grazie anche al fatto che si sta all’aperto”.

“Ma in autunno e inverno occorrerà alzare ancora di più la guardia, perché in quel momento la circolazione tende ad aumentare e potrebbe passare a una fase a intensità maggiore”, ha spiegato.

Insomma quello di oggi non è un virus diverso, ma è lo stesso del periodo febbraio-aprile.