Progressivo rientro del personale negli uffici fino al totale dell’organico

Il presidente scrive agli assessori invitandoli ad assicurare con la massima sollecitudine il progressivo rientro del personale negli uffici fino al totale dell’organico e a relazionarlo entro 7 giorni dalla data della presente.

Lavoro agile – progressivo rientro del personale negli uffici


Aumentano i casi di Coronavirus in Sicilia, Musumeci: “Non escludo nuove misure restrittive”

Pubblicato nella Gurs il programma assistenziale 2020

È stato pubblicato nella GAZZETTA UFFICIALE DELLA REGIONE SICILIANA (p. I) n. 38 del 10 luglio 2020, pag. 10 e seguenti, il Programma assistenziale per l’anno 2020 a favore del personale dell’Amministrazione regionale in servizio o in quiescenza, dei relativi familiari a carico, nonché dei titolari di pensioni indirette o di reversibilità o di assegni vitalizi obbligatori o di assegno integrativo.

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MODULISTICA

Nostalgia per lo smart working. Sembra che lo smart working stia già scomparendo dal mondo del lavoro italiano. Ma perché tanti dirigenti stanno spingendo per tornare in ufficio il prima possibile?

 

  • Dopo la fine del lockdown, molte aziende stanno richiamando in sede i dipendenti pur non essendoci necessità concrete che richiedono il lavoro in presenza
  • Secondo diversi studi, lo smart working ha molti vantaggi, sia per quanto riguarda il benessere del personale, sia per l’azienda, che ne guadagna in produttività e può tagliare i costi
  • La decisione di ritornare in ufficio dipende spesso da una visione conservatrice della gestione del personale con i dirigenti che vogliono avere i dipendenti sotto controllo visivo

Sembra che lo smart working si avvii a essere un lontano ricordo. Aziende dei settori più diversi stanno infatti procedendo a richiamare in sede i dipendenti. Eppure, chi è sfuggito alla propria scrivania non vorrebbe assolutamente tornarci: secondo uno studio della società di consulenza McKinsey condotto durante il lockdown su cinquemila lavoratori nel settore dei servizi, l’83 per cento degli intervistati vorrebbe continuare a lavorare da casa anche dopo la fine dell’emergenza. Il 90 per cento ha espresso un giudizio positivo o molto positivo sulla propria esperienza. I dipendenti hanno percepito una maggiore efficienza propria e dei colleghi e hanno anche riferito di aver notato una maggior soddisfazione dei clienti.

Perché allora tanti dirigenti stanno spingendo per tornare in ufficio il prima possibile?

 

La Regione torna ad assumere”. Tornano i concorsi, a 20 anni dagli ultimi

“Dopo l’ultimo concorso che risale al 1991 e i successivi anni scanditi dal blocco delle assunzioni votato dal precedente Governo, anche da chi oggi si permette di sentenziare sul mio operato, rispondo con i fatti: grazie al nostro lavoro bandiremo nuovi concorsi all’interno della Regione Siciliana. Il primo bando partirà in autunno per specifiche figure professionali di cui si ha esigenza, in coerenza con il piano dei fabbisogni che sottolineo è stato da noi fatto per la prima volta. Nel 2021 saranno assegnate altre unità, oltre le 706 assunzioni del 2020 per il potenziamento dei Centri per l’Impiego – si ricorda che l’espletamento è delegato alla Funzione Pubblica. Seguiranno altri bandi, man mano che ci saranno i pensionamenti”. Così afferma l’Assessore regionale delle Autonomie locali e della Funzione Pubblica, on. Bernardette Grasso.

Tamburi di guerra negli uffici

Sotto la superficie delle parole e delle cose c’è una verità facilmente comprovabile: il presidente Nello Musumeci, che accusa un giorno sì e l’altro pure i dipendenti regionali di essere “grattapancia” e “fannulloni”, non ha fatto nulla in due anni e mezzo di governo per invertire la rotta di una macchina burocratica che funziona poco e male.

Nello Musumeci è – formalmente – il presidente di questa squadra di “inetti e incapaci” chiamata burocrazia regionale. E’ il governatore, ogni anno, a impartire le direttive agli assessori che, a cascata, le trasmettono ai dirigenti generali, a quelli di struttura e, infine, ai dipendenti. Una squadra, tuttavia, che ogni anno, mantiene una performance da Champions League.

Perché non si facciano i concorsi è un mistero che nessuno ha voglia di svelare, tranne poche voci libere. Che riconoscono il profondo “legame” tra istituzioni e lobby, soprattutto in materia di consenso. La casta dei dipendenti, come spiega Emanuele Lauria in un editoriale su Repubblica, è infatti “un bacino elettorale da coccolare a ogni appuntamento con le urne”. Lo era per Cuffaro, per Lombardo e in parte anche Crocetta. Mentre Musumeci, a metà mandato, ha deciso di fare il duro: valutando, probabilmente, che è più redditizio cedere al populismo anziché alla “casta”; e che non è possibile procedere a una riclassificazione del personale senza concorso (su cui s’impuntano alcune lobby), o la Corte dei Conti si insospettirebbe per davvero. Così ha cambiato registro.

COMUNICATO STAMPA. Il Cobas-Codir ha formalizzato il mandato ai propri legali per querelare Musumeci

COMUNICATO STAMPA
Il Cobas-Codir ha formalizzato il mandato ai propri legali per querelare Musumeci

Palermo, 22 luglio 2020
Il Cobas-Codir, il sindacato maggiormente rappresentativo della Regione Siciliana, ha, stamane, formalizzato il mandato ai propri legali al fine di predisporre e presentare, con la massima urgenza, una querela penale nei confronti del Presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci.
Tale determinazione nasce a seguito delle irricevibili e lesive dichiarazioni del Presidente della regione contro i dipendenti regionali, definiti nell’80% dei casi, persone inadeguate e che “si grattano la pancia tutto il giorno”.
Tali gravi definizioni, amplificate su tutta la stampa regionale e nazionale, sono state confermate anche successivamente dal Presidente dopo essere stato informato dai giornalisti che un sindacato (il Cobas-Codir) aveva deciso di querelarlo.
Il Cobas-Codir, ritenendo questa condotta fortemente oltraggiosa della dignità personale e professionale di tutti i lavoratori, ha concordato con i propri legali di potere coinvolgere negli atti della querela anche tutti i dipendenti regionali che volessero, con la propria firma, rispedire al mittente queste accuse infamanti che gettano discredito fra l’opinione pubblica e pesano, come un macigno (se non come una pietra tombale) sulle trattive in corso all’Aran Sicilia sulla riqualificazione e riclassificaizone di tutto il personale regionale, da oltre venti anni, sfruttato in nero e in mansioni superiori senza alcun riconoscmento giuridico e tanto meno economico.
La Segreteria Generale Cobas-Codir

Musumeci in una intervista rilasciata al “Foglio” conferma le accuse e rincara la dose. 80% dei dipendenti incapaci e inetti

“Non so cosa sia il pentimento. No, io non mi sono pentito. Ho ragione. Anche i siciliani la pensano come me”. Ha dichiarato, e dunque pensa, che l’80 per cento dei dipendenti regionali, in Sicilia, non lavora ma “si gratta la pancia” e che in pratica si imbuca e si infratta nei sottoscala e negli uffici, superbe oasi di ozio e di sbadiglio dove si vive coccolati e remunerati a carico dello stato.

E sullo smart workink dice:
come ha detto Beppe Sala è il pretesto, a volte, per rimanere nella grotta. “Io credo che Sala abbia ragione. Dello smart working penso tutto il male possibile.

I tempi per la liquidazione del trattamento di fine servizio

I tempi di pagamento subiscono delle modifiche in base alla causa di cessazione del rapporto di lavoro.

La normativa di riferimento è rintracciabile nell’articolo 3 del decreto-legge 28 marzo 1997, n. 79, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 maggio 1997, n. 140 e s.m.i.

Secondo questi dettami normativi indicati la liquidazione del TFS avviene con le seguenti tempistiche:

  • entro 105 giorni, in caso di cessazione dal servizio per inabilità o per decesso. Passata questa finestra temporale spettano gli interessi al tasso legale per ogni giorno di ritardo;
  • oppure dopo 12 mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro, nell’ipotesi in cui questa sia avvenuta per raggiungimento del limite di età. Passati i successivi tre mesi, sono dovuti gli interessi al tasso legale per ogni giorno di ritardo;
  • inoltre, in caso di pensione quota 100, i termini di pagamento decorrono dal momento in cui il diritto alla pensione sarebbe maturato;
  • infine dopo 24 mesi dalla cessazione in tutti gli altri casi. Anche qui passati i successivi tre mesi, sono dovuti gli interessi al tasso legale per ogni giorno di ritardo.

Questi tempi valgono anche per i dipendenti regionali.


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Trattamento fine servizio: ecco una guida completa

IL LIVORE ALL’ARAN AZZOPPA LA TRATTATIVA

20 luglio 2020 – In un clima reso velenoso dalle dichiarazioni del governo regionale sui lavoratori e sui loro rappresentanti sindacali, oggi all’Aran le trattative si sono concluse con un quasi nulla di fatto.

Cosa grave anche il comportamento di un rappresentante dell’Aran che ha avuto espressioni che sicuramente non corrispondono al ruolo rivestito.

Per quanto riguarda la riclassificazione ci siamo astenuti dal presentare la nostra proposta (che verrà, invece, diffusa sul sito del sindacato) in quanto abbiamo la certezza, a questo punto, che l’Aran non abbia realmente il mandato politico di procedere, ma solo quello – in questa fase – di prendere tempo.

Sul Ford ( convocazione alla quale abbiamo cmq partecipato per non causare ulteriori ritardi nell’erogazione dell’accessorio ai dipendenti) non si è andati molto lontano a causa delle esigue somme accantonate per l’attribuzione della Peo anche per l’anno 2020. Tutte le sigle sindacali abbiamo, perciò, presentato un documento unitario con il quale chiediamo di rimpinguare la proposta di stanziamento per potere fare proseguire la trattativa.

Seguiranno comunicazioni ulteriori.

www.codir.it

Legge 17 luglio 2020, n. 77 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, recante misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonchè di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19. (GU n.180 del 18-7-2020 – Suppl. Ordinario n. 25)

Il  Decreto, adesso diventato Legge 77/2020 prevede interventi per un valore di 55 miliardi di euro per limitare l’impatto economico dell’emergenza sanitaria su imprese, lavoratori con partite Iva, dipendenti, famiglie e terzo settore. In particolare la nuova normativa introduce la regola che per il 50% dei dipendenti della pubblica amministrazione con mansioni che possono essere svolte da casa lo smart working è prorogato fino al 31 dicembre. Inoltre, dal 2021 ed entro la fine di ogni anno, ciascuna pubblica amministrazione elaborerà il “piano organizzativo per il lavoro agile” (POLA). Il piano ha lo scopo di estendere fino al 60% la platea dei lavoratori del settore pubblico che potranno lavorare da casa.
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